Intanto, il ministro dell’Intero presenta alla regione del Veneto il “conto” per l’utilizzo della forza pubblica: 2.044.875,00 euro. Una ragione in più per votare
Confindustria e Confagricoltura Veneto si schierano apertamente a favore del referendum per l’autonomia del Veneto chiedendo alla popolazione di recersi alle urne per votare compattamente “Sì” al fine di supportare più di oggi l’azione di buon governo fin qui realizzata.
Confindustria Veneto ritiene fondata «la visione di uno Stato federalista e opportuna la ricerca di una soluzione al problema del “residuo fiscale” (che in Veneto ammonta a oltre 15 miliardi di euro di saldo attivo) soprattutto in un contesto in cui la finanza pubblica continua ad essere uno dei nodi più critici del sistema Italia per la dimensione elevata del debito pubblico» ha ripetuto a Marghera il presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas nella giornata che ha eletto Vincenzo Marinese alla guida della rappresentanza degli industriali di Venezia e Rovigo alla presenza del presidente nazionale Vincenzo Boccia.
Zoppas ha ricordato che il tema di una maggiore autonomia regionale «è estremamente sentito nei diversi settori della società veneta. Questo non solo per la presenza delle vicine Regioni a Statuto Speciale, ma anche perché il Veneto (come tutte le Regioni virtuose) ritiene corretto poter disporre di una parte significativa della ricchezza prodotta ai fini di dotarsi degli strumenti necessari a competere ad armi pari sui mercati internazionali e a far fronte alla scia della crisi da cui ancora non siamo del tutto usciti, pur garantendo l’indispensabile solidarietà ed il necessario concorso al finanziamento della nazione». La visione è quella «di uno Stato federalista» dove «l’affidamento delle competenze in capo alla Regione richiederà naturalmente una diversa ripartizione delle risorse raccolte attraverso l’Irpef, l’Ires e l’Iva».
Sul referendum veneto per una maggiore autonomia interviene anche Vincenzo Boccia, rafforzando il giudizio espresso da Zoppas: «sulla questione referendaria a livello nazionale non abbiamo preso posizione, è evidente perché sono questioni territoriali. Siamo allineati con Confindustria Veneto perché è evidente che ci confrontiamo con Zoppas e non facciamo cose diverse. Condividiamo quindi la posizione territoriale, non la prendiamo a livello nazionale, ma condividiamo quella che è l’impostazione che stanno dando al referendum a livello locale, ovvero l’idea di scambiare eventualmente, in funzione dell’esito del referendum, autonomia e responsabilità in una logica di interesse nazionale».
Sul referendum anche Confagricoltura Veneto interviene a favore del voto e per il sostegno del “Sì”. «Il referendum di domenica prossima non avrà un effetto diretto, ma permetterà alla Regione Veneto di instaurare una trattativa con il Governo per avere ulteriori risorse e competenze. Più grande sarà la partecipazione al voto, maggiore sarà la “forza contrattuale” che la Regione riuscirà a ottenere» afferma la categoria agricola tramite il suo presidente Lodovico Giustiniani.
«Nota è l’insofferenza degli imprenditori agricoli verso l’inefficienza o malfunzionamento di alcuni settori della pubblica amministrazione, che penalizzano il nostro sistema economico e le imprese – spiega Giustiniani -. Il settore agricolo si confronta giornalmente con la vischiosità del sistema burocratico, che rallenta e in taluni casi scoraggia gli investimenti. Così come i nostri associati son ben consci dei diversi trattamenti economici che hanno da un lato le Province autonome di Trento e Bolzano, e dell’altro il Friuli Venezia Giulia». Con questo referendum, conclude, c’è la possibilità «di rafforzare il mandato alla Regione di aprire una trattativa, che permetta di avere maggiori risorse e competenze da gestire direttamente. Risorse provenienti dal gettito fiscale dei contribuenti veneti».
Intanto, a rafforzare il valore del voto al referendum pro autonomia del Veneto giunge da Roma una curiosa richiesta da parte del ministro dell’Intero, Marco Minniti che viene commentata con ironia dal governatore Luca Zaia: «accogliamo con un sorriso gandhiano e con una certa assuefazione ai colpi bassi l’ultima sorpresa proveniente da Roma e dal Governo nel tentativo disperato di ostacolare fino all’ultimo il referendum sull’autonomia del Veneto del 22 ottobre. A due giorni dall’apertura dei seggi, senza preavviso, ci viene persino recapitato il conto per l’ordine pubblico. Una somma che personalmente ritengo assai lautamente ripagata dal gettito fiscale che ogni anno i veneti mandano a Roma e non ritorna sui territori».
Il “conto” da pagare inviato ai Veneti, secondo il ministero, è di 2.044.875,00 euro per i costi di utilizzo della forza pubblica connesso alla consultazione. «Sarebbe come se avessero presentato a Marco Pannella, maestro di democrazia diretta e di conquiste di diritti sociali, il conto per la forza pubblica per tutti i referendum che ha organizzato per dare la voce al popolo quando Parlamento e ministeri non riuscivano a decidere nulla – è l’ironica constatazione di Zaia –. Vorrà dire che i Veneti avranno ancora un motivo in più per andare a votare”.
«Se è questo è il segno della leale collaborazione fra istituzioni che ci è sempre stata garantita sui tavoli romani in più occasioni, siamo davvero alla frutta – rimarca Zaia –. Comunque noi accettiamo tutto, a questo punto, pur di garantire al popolo veneto la libertà di esprimersi in un leale esercizio di democrazia. Ho sempre detto che questo referendum era ed è nel solco della Costituzione, lo ha sancito anche la Corte Costituzionale con una sentenza che resterà negli annali della storia, siamo e vogliamo restare democratici. Qualcuno invece, dimostra coi fatti di esserlo sempre meno o di interpretare la democrazia a corrente alternata a seconda delle circostanze politiche».
Zaia conclude citando Gandhi: a Roma «prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci».