La Regione impegnata a valorizzare e promuovere gli Empori solidali: già 16 attivi, altri 6 apriranno a breve. Gualmini: «una risorsa significativa da sostenere e accompagnare»
Sono 16 le realtà attive in Emilia-Romagna, e a breve se ne aggiungeranno 6, che combattono tutti i giorni contro la povertà alimentare, aiutando oltre 3.000 famiglie in stato di bisogno. È il mondo degli Empori solidali: piccoli supermercati nati grazie alla collaborazione tra associazioni, enti locali e cittadini volontari, offrendo la possibilità di fare la spesa gratuitamente, secondo il proprio fabbisogno.
Per promuovere la diffusione degli Empori, la Regione Emilia-Romagna ha sottoscritto a Bologna, nella Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio, un protocollo d’intesa con Anci Emilia-Romagna, i soggetti aderenti alla Rete Empori solidali e l’Associazione Csv Emilia Romagna Net. A firmarlo, in occasione di “#conNETTARE”, II Festival degli Empori solidali dell’Emilia Romagna, la vicepresidente regionale e assessore al welfare, Elisabetta Gualmini.
La povertà alimentare e il diritto al cibo, accanto al lavoro, sono tra gli elementi che più caratterizzano le politiche di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale della Regione, al pari del Reddito di solidarietà, del Sia – la misura nazionale di sostegno al reddito – e della legge regionale sull’inclusione socio-lavorativa LR 14/2015.
«Povertà e sprechi alimentari vanno ancora, purtroppo, di pari passo. Un paradosso quasi intollerabile, perché chi soffre di deprivazione materiale potrebbe trovare risposte efficaci nella riduzione di consumi sfrenati- afferma Gualmini -. Ecco perché è necessario invertire la rotta attuando politiche di welfare in grado di recuperare e redistribuire a chi ne ha bisogno ciò che verrebbe buttato via. In questa direzione- prosegue la vicepresidente, gli Empori solidali si sono rivelati una risorsa significativa da sostenere e accompagnare. Per il futuro, occorre intervenire per costruire una filiera del contrasto alla povertà in tutte le sue forme e creare un coordinamento tra gli empori regionali, oltre – conclude Gualmini – lavorare sulla sponda delle imprese di distribuzione: i possibili “donatori” di cibo, incidendo sulla valorizzazione della responsabilità sociale di impresa».
Per accedere agli Empori occorre essere residenti nel comune in cui hanno sede (o nell’Unione dei comuni nei casi di Empori destinati ad un’Unione dei comuni) e dichiarare un Isee mediamente compreso tra i 3.000 e i 10.000 euro, oppure essere rimasti senza lavoro, essere iscritti a un centro per l’impiego, avere a carico dei figli minori. Secondo l’ultima indagine realizzata dalla Regione in occasione del convegno “Azzerare gli sprechi: povertà alimentare e nuove risorse” del 24 giugno 2016, ad accedere agli Empori solidali erano state nel 58% dei casi famiglie straniere e per il 42% di famiglie italiane, ma il numero di queste ultime è sicuramente aumentato. Gli Empori non sono solo strumenti di contrasto alla povertà alimentare, che si reggono sulla collaborazione tra istituzioni, terzo settore e aziende del territorio, ma svolgono anche una rilevante funzione sociale e relazionale, in grado di attivare le risorse della persona attraverso le cosiddette attività accessorie come l’ascolto e l’orientamento verso altri servizi, la formazione, l’inserimento lavorativo, gli spazi mamma-bambino, le consulenze al credito e alla gestione domestica. La prima fonte di approvvigionamento in Emilia-Romagna è il Banco alimentare, che è la realtà principale con cui sono chiamati a relazionarsi gli Empori.