Franceschi: «avviare subito il confronto con Stato e rilancio regionalismo rafforzato»
Per Confesercenti Veneto, il referendum sull’autonomia del Veneto del 22 ottobre è un punto di partenza per avviare un confronto con lo Stato ed è un’occasione per rilanciare il tema del regionalismo rafforzato.
«E’ l’occasione – rileva Maurizio Franceschi, direttore Confesercenti Veneto – per ridefinire la questione e richiedere una sorta di protezione rafforzata in grado di rispondere alle esigenze del mondo produttivo veneto. L’impegno per la realizzazione di un compiuto Stato delle autonomie non può limitarsi ad una scadenza simbolica, ma richiede una piattaforma condivisa di medio periodo in grado di superare le convenienze politiche che in tutti questi anni hanno impedito la realizzazione di un solido regionalismo differenziato».
Confesercenti Veneto, che ha riassunto in un documento le proprie motivazioni, frutto di un confronto con altre associazioni di rappresentanza venete, ritiene che il processo di autonomia regionale sia assai diverso da quello indipendentista della Catalogna, perché le sfide future richiedono certamente una reale autonomia regionale ma anche uno Stato più forte, autorevole ed efficiente.
«Il punto fermo è che sia lo Stato che le Regioni devono insieme aumentare la propria efficienza e la loro capacità di dare risposte all’economia e alle società locali – spiega Cristina Giussani, presidente della Confesercenti regionale -. A fronte di un regionalismo competitivo e solidale anche lo Stato è chiamato a migliorare le proprie politiche. Una diversa ridistribuzione delle risorse non significa solo trattenere in Veneto una quota maggiore di gettito fiscale ma servono anche meccanismi di responsabilizzazione delle regioni che ricevono quote perequative». Così se è giusto che il Veneto contribuisca anche al sostegno delle regioni meno fortunate, è altresì doveroso – è detto – che possa partecipare alla definizione dei criteri di assegnazione e ai relativi controlli.
«Tra le diverse competenze che saranno al centro della trattativa con lo Stato, suggeriamo di inserire anche la giustizia di pace. Il funzionamento di questi uffici, che tradizionalmente sono ispirate all’autonomia delle comunità locali, può favorire una maggior efficacia della giustizia ordinaria e quindi anche ai rapporti economici nella regione» conclude Franceschi.