Piovesana: «bisogna ridare interesse e attrazione al lavoro in fabbrica che non è una cajenna»
L’offerta di 200 percorsi di formazione professionale retribuiti rivolti ai giovani da Unindustria Treviso lanciata alcuni mesi fa ha avuto l’adesione di poco più di 100 candidati: il 50% dei posti disponibili è rimasto desolatamente vuoto, nonostante la “paghetta” e la prospettiva di un posto di lavoro a tempo indeterminato, spesso di qualità e ben pagato.
«Al tempo stesso, molti giovani continuano a sognare di diventare cuochi e magari di partecipare ai molti programmi televisivi nei quali vengono trattati e talvolta umiliati in maniera inimmaginabile in qualsiasi azienda industriale»: questo lo “sfogo” di Maria Cristina Piovesana, presidente dell’associazione industriale territoriale, che affida ad una lettera aperta l’amarezza per i «dati preoccupanti sull’entità della disoccupazione giovanile» e contemporaneamente la difficoltà che «molte nostre imprese continuano a segnalare nel trovare giovani disposti ad investire su un percorso professionale nell’industria, che pure si conferma centrale nel rilancio dell’economia e del lavoro nel nostro Paese».
Piovesana precisa comunque che «ridare attrattività al “posto” in fabbrica non è tanto l’interesse di una categoria, che con orgoglio rappresento a Unindustria Treviso, ma considerare, partendo da dati evidenti, come sia in un’industria e in servizi avanzati e competitivi, come quelli presenti nel nostro territorio (Treviso è l’ottava provincia industriale italiana per imprese e addetti e la sesta provincia manifatturiera), che vi sono opportunità di crescita personale e professionale come pure garanzie e tutele. Il compito primario per tutte le componenti istituzionali e sociali che si considerano classe dirigente di questo Paese – conclude la leader di Unindustria Treviso – è di parlare chiaro e ricostruire un quadro veritiero e credibile in cui le aspettative dei giovani, e non solo possano trovare un riferimento per poter costruire il proprio futuro».