Autonomia, anche l’Emilia Romagna insegue il Veneto e la Lombardia, ma con una “via” concordataria

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Bressa: «il referendum è fumo negli occhi; la proposta Bonaccini nel solco della Costituzione». Morrone (LN): «se il PD intende copiare, almeno lo faccia per bene»

bonaccini fabbriIl referendum pro autonomia speciale indetto dalle regioni Veneto e Lombardia per il prossimo 22 ottobre inizia a fare salire la temperatura della politica non solo a livello locale, ma anche a quello nazionale.

Mentre il governo Gentiloni evita di pronunciarsi sulle richieste avanzate dai governatori veneto e lombardo circa la corretta e leale collaborazione da parte degli organi dello Stato per l’organizzazione dell’appuntamento referendario, ora la richiesta di autonomia speciale contagia l’Emilia Romagna. La regione è al lavoro per valutare la possibilità di chiedere quelle “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, previste dall’articolo 116 della Costituzione. L’ha detto il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, parlando alla platea degli industriali emiliano-romagnoli riuniti a Bologna nel giorno della scelta del nuovo presidente di Confindustria. 

L’Emilia-Romagna punta a «risorse reali e non di numeri buttati a caso per un voto in più alle elezioni – ha detto Bonaccini -. Sul “116” stiamo lavorando e nel giro di poche settimane avremo i risultati di uno studio che stiamo facendo. E, per questo, chiedo subito un incontro al Governo per aprire un tavolo di confronto». Il presidente ha detto che questa del “116” è «una partita che proveremo ad aprire per vedere se riusciremo ad andare fino in fondo». Quanto ai referendum di Lombardia E Veneto, «che peraltro costano alcune decine di milioni e io quelle risorse preferirei utilizzarle ad per sostenere la crescita o l’attrattività», Bonaccini ha spiegato di aver stima di Maroni e Zaia, ma a quelle consultazioni «non capisco come si possa votar no. Ma sono essenzialmente referendum consultivi». La “via emiliana” sarebbe quella di una «maggiore autonomia che tenga insieme l’unità nazionale e che parli di risorse reali e non di numeri buttati a caso per un voto in più alle elezioni». 

La proposta di Bonaccini trova condivisione presso il sottosegretario per gli Affari regionali, il bellunese trapiantato elettoralmente in Trentino Alto Adige Gianclaudio Bressa, che ha colto l’occasione per bacchettare la scelta di Lombardia e Veneto di indire referendum per sollecitare maggiori autonomie, giudicando invece la proposta dell’Emilia-Romagna «l’unica coerente con l’impianto costituzionale. Fumo negli occhi ai cittadini – afferma il sottosegretario – è purtroppo quello che Zaia e Maroni stanno alimentando attraverso inutili e costosi plebisciti personali che, come ben sanno i presidenti delle due Regioni, non consentirebbero a Veneto e Lombardia di conseguire alcun risultato in chiave di maggiore autonomia». Invece «la proposta del presidente Bonaccini, non solo non è tardiva – prosegue Bressa -, ma è l’unica seria e coerente con l’impianto costituzionale fino ad oggi arrivata». 

Punta a realizzare, nel principio «della leale collaborazione – spiega Bressa -, un patto fra la Regione e lo Stato per consentire l’esercizio di maggiore autonomia e competenze sulle materie in cui la Regione ritiene di poter fare meglio dello Stato. Il merito di Bonaccini è di aver rotto il giochino dei predicatori dell’autonomia indicata come terra promessa, ridotta a mito per chi è interessato solo ad alimentare un conflitto con lo Stato». 

La proposta di Bonaccini e le repliche di Bressa hanno dato il desto alla Lega Nord dell’Emilia Romagna di criticare la posizione Dem. «Non si finisce mai di imparare dal Partito Democratico. Certo, se intendono copiare, che almeno lo facciano bene e a 360 gradi – ha ironizzato il segretario della Lega Nord Romagna, Jacopo Morrone -. Bonaccini dice di avere per le mani una sorta di studio di fattibilità. Ottimo, lo condivida con le opposizioni perché la strada dell’autonomia fiscale è da sempre quella professata dal nostro Movimento. Meglio tardi che mai. Mi compiaccio che anche la maggioranza regionale converga su idee di impronta leghista, come appunto quella del federalismo. Noi ne siamo convinti da anni, non da oggi, e per questo saremo al fianco di Veneto e Lombardia nella battaglia indipendentista».

Per il capogruppo del Carroccio nel Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, Alan Fabbri, «con la sua trovata tardiva e frettolosa Bonaccini tenta di fare da spalla al governo sulla questione autonomia fingendo di percorrere la stessa strada di Veneto e Lombardia, ma senza in realtà dire nulla di nuovo. Ricordiamo al distratto governatore che la possibilità di aprire un tavolo di trattativa sulle competenze e sulla fiscalità da portare a casa esiste dal 2001, e sostenere di volersi sedere oggi attorno ad un tavolo con il governo per discuterne significa soltanto voler buttare fumo negli occhi ai cittadini». Secondo Fabbri «non è possibile fidarsi di chi non dimostra la minima coerenza: fino al 4 dicembre scorso, Bonaccini ha fatto campagna per sostenere il “Sì” ad un referendum che voleva togliere competenze alle Regioni e, ora, improvvisamente si scopre filo autonomista».