Diga del Vajont: progetto della regione per allargare area visitabile della diga

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Sopralluogo di Bolzonello e Serracchiani sul luogo del disastro del 1963 che causò la morte di 1.910 persone per la frana dal monte Toc

diga vajontLa diga del Vajont e il disastro che accadde nell’ottobre del 1963 a causa della frana di 260 milioni di metri cubi di terra e roccia dal sovrastante monte Toc con la tracimazione di un onda d’acqua alta 70 metri dal coronamento della diga pari ad un volume di 50 milioni di metri cubi d’acqua che distrusse gli abitati di Erto, Casso e Longarone causando 1.910 morti è uno dei luoghi di maggiore attrazione della montagna pordenonese e la regione Friuli Venezia Giulia sta pensando di aprire alle visite del pubblico nuovi percorsi attorno all’ex impianto idroelettrico Enel.

«Ragioneremo insieme all’Enel per verificare se vi siano i presupposti affinché la diga del Vajont venga visitata anche nei luoghi finora accessibili solo agli addetti ai lavori» ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che con il vicepresidente Sergio Bolzonello ha visitato la diga. Accompagnati dal sindaco di Erto e Casso, Antonio Carrara, e dal prefetto di Pordenone Maria Rosaria Laganà, Serracchiani e Bolzonello insieme ai tecnici della compagnia elettrica hanno percorso la ferrata e la rete di cunicoli posti lungo la diga, normalmente non aperti al pubblico. 

Serracchiani ha evidenziato come questo luogo conservi «ancora viva la ferita legata all’immane tragedia che ha colpito la comunità locale, la quale ricorda ancora con grande intensità una sciagura che ha mietuto vittime e dolore». Oltre a luogo di memoria, per Serracchiani la diga potrebbe diventare un posto capace di aiutare l’economia locale: «per questo motivo abbiamo compiuto un importante sopralluogo. Insieme ai vertici della compagnia che gestisce l’invaso artificiale avvierò una corrispondenza per verificare se sia possibile mettere in atto una collaborazione per aprire al pubblico alcune delle zone da noi visitate. Questi sono luoghi – ha concluso – che possono offrire ancora molto e dove non solo e giustamente si ricorda quanto avvenuto in passato ma, anche, si possa guardare al futuro». 

Bolzonello ha posto in evidenza le potenzialità dell’area montana del Pordenonese: «su questo territorio si può costruire seriamente un percorso non solo di tipo turistico ma anche economico, quest’ultimo legato alle piccole produzioni locali. Tutto ciò va però fatto insieme agli altri comuni limitrofi perché è impensabile lasciare in mano ad una piccola amministrazione un compito così complesso».