Il jazz giapponese di Suga Dairo

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suga dairo
“Solo piano at Velvetsun” è pubblicato da Velvetsun Products

di Giovanni Greto

suga dairoA Tokyo molte “Live House”, i piccoli locali che fanno musica dal vivo, si trovano vicino alle stazioni della “Chuo Sen”, una linea ferroviaria di trasporti assai frequentata perché collega da est ad ovest numerosi comuni della capitale coprendo distanze considerevoli.

La “Live House” Velvetsun è attiva anche discograficamente. Scopro così un interessante pianista, Suga Dairo, classe 1974, nativo di Kamakura, a sud di Tokyo. Amante delle avanguardie, ricco di progetti, spesso si esibisce con artisti multimediali, ballerini poco ortodossi, legando la musica all’arte contemporanea. 

Il recital di solo piano, registrato in assenza di pubblico, merita più di un attento ascolto, con la convinzione di provare un’attrazione crescente per un pianismo difficile da in quadrare in un solo genere. Early Jazz, Blues, Free, Classica, canzone popolare, animano le 16 tracce del Cd per quasi cinquantuno minuti. I numeri dispari prendono il titolo “Danpen (pezzo) 1….8” e durano dai 22 ai 35 secondi, tranne “Danpen 5” (3 minuti e 54 secondi). Piccole miniature in un’ottica “Free”, che spaziano da percussioni potenti a flebili emissioni ottenute scheggiando le corde della tastiera. 

“Danpen 5” sembra descrivere un fenomeno naturale come il temporale che si prepara lentamente in lontananza, arriva ad esplodere e si dilegua rapidamente lasciando dietro di sé un flebile borbottìo. I pezzi pari sono tutti di Suga ad eccezione di “Come Rain or come Shine” di Harold Arlen, indicata nella traduzione giapponese “Futtemo, Haretemo”, “Ruby my dear” e “Django”. 

La ballad di Monk è eseguita con affettuoso rispetto. Il brano di John Lewis inizia in maniera sofferta come l’originale, ma si evolve in una serie di scatenate figurazioni “free”. Tra i brani originali c’è la rilettura di una canzone infantile, “Hato poppo” (piccolo colombo). Il tema viene soltanto fischiettato prima di lasciare ampio spazio ad una calda improvvisazione jazzistica in linea con la tradizione. In questa strana scaletta, Suga inserisce due “Mudai” (senza titolo): “Peer Gynt Shusako 1; Peer Gynt Shusako 2” (Esercizi su Peer Gynt 1 e 2), che prendono spunto dalle musiche di scena scritte da Edvard Grieg (1843-1907), per il lavoro teatrale del drammaturgo Henrik Ibsen (1828-1906), realizzato da Suga in performance dal vivo.