Banche venete abbandonate dal Governo: il loro salvataggio è ormai “cosa” politica

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Proposta estrema di Zaia: «per salvarle si prelevi uno degli otto miliardi di euro di fondi statali già stanziati per il MPS, la banca senese del PD»

crisi banche venete proteste clientiIl futuro delle due banche venete in crisi è ormai in mano alla politica ed in particolare al Governo Gentiloni. «Stiamo lavorando, ma il boccino rimane nelle mani del governo» confermano fonti della banca riassumendo l’esito del consiglio di amministrazione di Popolare Vicenza tenutosi a Milano.

I tempi sono «strettissimi», è stato aggiunto, e, comunque, la partita si sta giocando sul sistema bancario nazionale. Sempre a Milano si riunirà il consiglio di amministrazione di Veneto Banca. Intanto, il rappresentante di Atlante, Alessandro De Nicola, all’uscita dal consiglio di Popolare Vicenza, a proposito se il fondo interverrà, ha risposto «aspettiamo il comunicato di Atlante, che potrebbe arrivare presto». Cosa puntualmente arrivata sotto forma di una doccia fredda: i fondi Atlante e Atlante II non inietteranno altre risorse nelle banche venete. 

Dopo che i vertici della Popolare di Vicenza, Fabrizio Viola, e di Veneto Banca, Cristiano Carrus, hanno sondato la disponibilità di Questio Sgr a partecipare alla ricapitalizzazione dei due istituti, è arrivata la risposta del gestore. «Allo stato» non si riscontrano «le condizioni per qualsiasi ulteriore investimento nelle vostre banche da parte dei fondi da noi gestiti», si legge nella lettera inviata alle due banche, dove Questio ricorda che il fondo Atlante 1, «l’unico che da regolamento può investire in strumenti di capitale delle banche, ha disponibilità residue per meno di 50 milioni di euro» mentre Atlante 2, «che investe esclusivamente in Npl, ha già impegnato in via preliminare 450 milioni di euro» per la cartolarizzazione degli Npl dei due istituti. «Ogni eventuale ulteriore investimento in Npl delle vostre banche da parte di Atlante 2 – continua la lettera – sarebbe problematico in quanto le risorse attualmente disponibili appaiono già ora insufficienti a soddisfare le domande che ci provengono da altre istituzioni bancarie che necessitano di dismettere i loro portafogli».

Nella querelle interviene anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, secondo cui «quella di Popolare di Vicenza e Veneto Banca è una tragedia: siamo di fronte a due cadaveri eccellenti che possiamo sperare non lo siano fino in fondo. Speriamo che ci siano ancora i presupposti per salvare le nostre banche, perché bisogna pensare ad occupazione e territorio». Zaia lancia al Governo anche una possibile soluzione: «basterebbe chiedere un miliardo, uno degli otto che ha avuto dai contribuenti, al Monte dei Paschi. Chiedere ancora al mercato è un’utopia, è come affermare che le banche venete devono fallire. Ma le parole di Padoan lasciano trasparire che una soluzione va trovata. Certo che sentir dire di no alle nostre banche e veder finanziare ancora Alitalia con ulteriori seicento milioni fa sorgere spontanea la domanda: ma i soldi ci sono o no? Anche perché i soldi sulle nostre banche finora li hanno messi i privati, col fondo interbancario, e non lo Stato, anche se noi paghiamo le tasse e produciamo residuo fiscale mentre altri no». 

Zaia ha quindi aperto una questione delicata: «si chiede una ricapitalizzazione continua per il deprezzamento dei crediti deteriorati, ma poi questi vengono venduti al 5-10% del loro valore, con effetto devastante per le nostre case e i nostri patrimoni. Perché, invece, non diamo autorizzazione direttamente alle banche di gestirli, invece di consentire a singoli privati di rivenderceli al 30%, con un enorme guadagno? Le banche sono un valore sul territorio, anche per il tema dell’occupazione, visto che si parla di 150.000 esuberi nel sistema di credito italiano».