Alzheimer: ricercatori UniVr scoprono meccanismo alla base malattia

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radiografia tac alzhaimer
La scoperta ha suggerito un potenziale nuovo approccio terapeutico 

radiografia tac alzhaimerScienziati veneti hanno scoperto direttamente sulle cellule umane il meccanismo molecolare alla base dell’Alzheimer (in particolare della forma più diffusa di questa malattia, quella non ereditaria) e sulla base di esso un nuovo potenziale approccio terapeutico che potrebbe impedire lo sviluppo o bloccare la progressione dell’Alzheimer.

E’ il risultato di una ricerca pubblicata sulle riviste Scientific Reports e Frontiers in Neuroscience da Anna Chiarini e Ilaria Dal Prà dell’Università di Verona. Si ritiene che la malattia sia causata dall’accumulo nel cervello di due proteine tossiche, la beta-amiloide e la tau fosforilata (p-tau), le quali ledono aree sempre più estese della corteccia cerebrale adibite alle funzioni cognitive e mnemoniche, che di conseguenza vengono perdute. 

«L’idea è che la beta-amiloide e la p-tau comincino a danneggiare i neuroni alcuni decenni prima che compaiano le amnesie tipiche dell’Alzheimer – spiegano Chiarini e Dal Prà -. Sinora però i meccanismi alla base dell’Alzheimer erano oggetto di pure supposizioni, il che spiega l’assenza di terapie efficaci». Usando cellule nervose umane in provetta le esperte sono riuscite a identificare gli effettivi meccanismi alla base dell’accumulo delle due proteine tossiche: si tratta dell’interazione tra la beta-amiloide e dei recettori dello ione calcio (CaSR). Gli scienziati hanno anche visto che bloccando questa interazione attraverso inibitori dei recettori del calcio (con sostanze già note, gli antagonisti specifici del CaSR o calcilitici, tra cui ad esempio “NPS 2143”), da un lato si sopprimono totalmente gli effetti neurotossici indotti dall’interazione beta-amiloide/CaSR nelle cellule, e dall’altro si favorisce il rilascio, da parte delle stesse cellule, di un fattore protettivo, sAPPalfa.

«Questi risultati ottenuti con cellule nervose umane provano per la prima volta in assoluto che i calcilitici costituiscono un approccio terapeutico totalmente nuovo che potrebbe impedire lo sviluppo o bloccare la progressione dell’Alzheimer» conclude Chiarini.