Il settore agroalimentare emiliano visto dall’osservatorio UniCredit

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Il Tecnopolo di Reggio Emilia ospita il Focus organizzato dalla banca sulle tematiche dell’accesso al credito e sulle soluzioni offerte dal sistema bancario in tema di finanziamenti agrari

focus agroalimentare unicredit info file E’ dedicato a Reggio Emilia e allo sviluppo delle potenzialità del comparto agroalimentare del territorio il Focus organizzato da UniCredit sul tema dei finanziamenti per il settore per offrire agli imprenditori dell’area reggiana un vademecum di percorribili strategie di accesso al credito che permetta alle aziende di instaurare un rapporto creditizio stabile nel tempo e modellato sulle recenti innovazioni normative del settore bancario, così da contenere il costo del denaro e rendere leggibile ed affidabile l’impresa agricola al fine di sostenerne al meglio la crescita.

UniCredit, già firmataria di un accordo nazionale con il ministero per le Politiche agricole ambientali e forestali a supporto delle aziende dell’agroalimentare con un plafond di 6 miliardi di euro per il triennio 2016-2018, prosegue nel suo impegno per l’economia del territorio organizzando un incontro di approfondimento sulle tematiche legate all’accesso al credito in una giornata di formazione e confronto che, all’interno del Tecnopolo di Reggio Emilia,  ha coinvolto un centinaio di aziende reggiane, esperti del settore crediti e rappresentanti di punta della produttività agroalimentare del territorio.

«L’agroalimentare – sottolinea Andrea Burchi, responsabile Centro Nord UniCredit – è tra i settori strategici per l’economia del Paese e può e deve rappresentare sempre di più la nostra eccellenza anche all’estero. La crescita registrata negli ultimi anni dimostra come il Made in Italy agroalimentare sia sempre più protagonista dell’economia nazionale e in grado di offrire importanti opportunità, anche in termini di occupazione. Ma è necessario crescere ancora. Da tempo UniCredit è impegnata a sostenere le imprese del settore. Ne sono esempio concreto i 350 milioni di euro erogati nell’ultimo anno in Emilia Romagna, nell’ambito dell’accordo che UniCredit ha stretto con il MiPAAF a supporto delle aziende dell’agroalimentare. Una cifra che vogliamo far crescere, specie in aree ad alto potenziale come quella reggiana, illustrando agli imprenditori tipologie, prassi e tempistiche idonee all’approvvigionamento di un credito che sia di qualità. Ecco perché abbiamo organizzato il Forum sulle tematiche dell’accesso al credito qui a Reggio Emilia».

Dai piani di Sviluppo Rurale alle norme di Basilea 2, dal rischio di credito alla pianificazione delle esigenze finanziarie rispetto al ciclo produttivo, dal credito di filiera al “reverse factoring”: questi alcuni dei temi trattati nel seminario, aperto dai saluti di Andrea Parmeggiani, direttore Reggio Emilia Innovazione, e di Andrea Burchi, responsabile Centro Nord UniCredit, assieme a Vito Noto, responsabile crediti Centro Nord UniCredit, Mauro Bambagioni, specialista agricoltura UniCredit e Andrea Barra, responsabile UniCredit Factoring Centro Nord. 

Quello agroalimentare è un settore che contribuisce per il 5,8% all’economia dell’Emilia Romagna che vede attive nella filiera produttiva poco meno di 70.000 imprese. In dettaglio, nel 2015 il valore della sola produzione agricola regionale ha raggiunto quota 6,6 miliardi, con un valore aggiunto di circa 3,4 miliardi di euro. 

La natura anticiclica del settore ha attenuato l’impatto della crisi, così a fronte di un valore aggiunto dell’intera economia diminuito del 4% tra il 2007 e il 2015, quello dell’industria alimentare regionale, nello stesso periodo, risulta aumentato del 6% e quello dell’agricoltura del 20%. L’eccellenza del settore in Emilia Romagna è confermata anche da una dinamica del valore aggiunto decisamente superiore rispetto a quella media italiana che registra -0,2% per l’industria alimentare e 3% per l’agricoltura (elaborazione UniCredit su dati Istat).

In questo ambito, Reggio Emilia nel 2015 si distingue tra le province con i migliori risultati, con un valore aggiunto conseguito nel 2015 di 412 milioni di euro in crescita del 2,7% rispetto al 2014 (elaborazione UniCredit su dati Prometeia); e allargando il discorso all’intera filiera agroalimentare, registra un giro d’affari per export di circa 620 milioni di euro.   

L’export guida la crescita del settore agroalimentare nel suo complesso in Regione: le vendite all’estero sono aumentate infatti nell’ultimo decennio di circa il 60%, toccando a fine 2015 un valore prossimo ai 6 miliardi. Le province più attive in tal senso sono Parma che contribuisce al totale regionale per il 27,2%; Modena con il 22,5% e Reggio Emilia e Ravenna che registrano un apporto del 10%. Seguono Bologna (9,2%), Forlì-Cesena (8,5%), Ferrara (6,2%), Piacenza /4%) e Rimini (2,4%). 

L’Emilia Romagna inoltre si attesta leader in Italia per il cibo di qualità, con 43 prodotti certificati Dop (Denominazione di Origine Protetta), Igp  (Indicazione geografica protetta) e Stg (Specialità Tradizionali Garantite) seguita da Veneto, Lombardia e Sicilia. Tra le eccellenze della regione, spiccano “tesori” emiliani come il parmigiano reggiano e l’aceto balsamico tradizionale.  A livello nazionale, al gennaio 2015, i prodotti italiani DOP, IGT, e STG  iscritti nell’apposito Registro sono 278 su un totale di 1.311 (21,1%). Tra questi, il 40% circa sono prodotti ortofrutticoli e cereali; seguono formaggi (18%), olio d’oliva (16%) e salumi (13%).