“Iset”: una ricercatrice reggiana trapiantata a Parigi scopre il test che può sconfiggere il cancro

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Patrizia Paterlini Bréchot oncologa ISET
L’oncologa italiana Patrizia Paterlini-Bréchot ha sviluppato una procedura in grado di evidenziare i precursori cancerogeni in uno stadio precocissimo. In Trentino chiesto il suo inserimento tra le prestazioni offerte dall’assistenza pubblica

Patrizia Paterlini Bréchot oncologa ISETDalla Francia grazie all’impegno di una ricercatrice oncologa nata a Reggio Emilia arriva “ISET”, un nuovo test per la diagnosi precocissima del cancro. Si tratta una delle scoperte più innovative e avanzate nel campo medico che, con un semplice prelievo di sangue eseguito in apparente stato di benessere della persona, può rivelare con certezza scientifica ed istologica che sta iniziando, in modo silente, a svilupparsi un tumore ancora invisibile alle comuni indagini ematiche e radiologiche, perché si manifesterà ed inizierà a crescere nell’organismo dopo quattro-cinque anni dall’esecuzione del test.

Un sistema capace di dare una predizione certa sul futuro stato di salute che potrà diagnosticare in tempo utile la malattia dando la certezza quasi matematica di poter sconfiggere facilmente la malattia più temuta dall’uomo. La straordinarietà di questa nuovissima analisi consiste nel fatto che riesce ad individuare le prime cellule “figlie” del cancro, quelle che iniziano a circolare in minima quantità nel sangue dopo essersi staccate dalla cellula madre, e soprattutto il test è in grado di riconoscere anche da quale organo esse sono partite, in modo da sottoporre lo stesso ad una sorveglianza accurata e ravvicinata, tale da poter aggredire il futuro tumore maligno appena questo inizierà a rivelarsi, in modo da poterlo facilmente eliminare con una chirurgia mini-invasiva, assicurando così la completa guarigione del paziente.

Il test “ISET” (Isolation by Size of Epithelial Tumor Cells, “isolamento per dimensioni delle cellule tumorali”) è stato ideato e struttrato da Patrizia Paterlini Bréchot. Nata a Reggio Emilia, è un medico che svolge la sua attività di insegnamento e di ricerca nel campo della biologia cellulare e molecolare presso l’Università Parigi-Descartes e l’Inserm, Istituto nazionale francese della salute e della ricerca medica. Dopo essersi laureata all’Università di Modena e Reggio Emilia nel 1978 con una tesi sul linfoma di Hodgkin, nel 1988 si trasferisce a Parigi aggregandosi al gruppo di ricercatori di biologia molecolare guidato dal professore francese Christian Bréchot, che poi è divenuto suo marito.

La ricerca di Patrizia Paterlini Bréchot parte dalle modalità di crescita di un tumore. Quando inizia a crescere, qualunque tumore maligno è sempre piccolissimo, di dimensioni inferiori ad un millimetro, e prima che si renda “visibile” e che dia segno di sé impiega dai quattro ai cinque anni. Già dall’inizio provoca lentamente il rilascio di alcune sue cellule, che si distaccano da lui e si disperdono nel sangue, dove restano per un tempo lunghissimo libere, fluttuanti e non “adesive”, impiegando anni a rafforzarsi per diventare aggressive, fino a quando si infiltrano nei capillari degli altri organi che incontrano nel loro percorso e dove attecchiscono moltiplicandosi velocemente e generando le pericolose metastasi, le quali poi crescono in modo esponenziale aggredendo l’intero organismo.

Nel caso del cancro al seno, per esempio, gli studi epidemiologici hanno dimostrato che l’invasione delle cellule “figlie” inizia 5-6 anni prima dello sviluppo del nodulo tumorale, e quindi 5-6 anni prima della diagnosi mammografica, un tempo che per la prognosi può fare certamente la differenza. Isolare anche una singola cellula circolante della neoplasia ancora sconosciuta e silente significa trovarne la traccia appena iniziale, senza il rischio di incorrere in falsi positivi o negativi, perché queste cellule sono leggermente più grandi delle altre, ed il test “ISET”, basato sulle dimensioni, certifica con precisione la diagnosi cito-patologica. 

“ISET” è un test che permette una caccia preventiva e precoce delle prime cellule tumorali circolanti, una ricerca considerata difficile fino ad oggi, trattandosi di cellule rarissime, numericamente stimate una per millilitro di sangue, mischiate a 5 miliardi di globuli rossi e 10 milioni di globuli bianchi, che vengono rilasciate quando il tumore primitivo ha le dimensioni di circa 1millimetro di diametro, e ancora con caratteristiche variabili di invasività ed aggressività. L’esame è considerato rivoluzionario per esempio per diagnosticare quei tipi di cancro che ancora oggi subiscono una diagnosi spesso tardiva, con esito quasi sempre infausto, come quelli del pancreas o delle ovaie, o come alcuni tipi del polmone e dell’encefalo.

Il test al momento è valido solo per i tumori maligni solidi, non per quelli liquidi del sangue come le leucemie o i mielomi, costa 486 euro in Francia, e in Italia a breve arriverà presso le più importanti strutture sanitarie di Milano e di Roma, mentre è già accessibile presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli, dove viene applicato con successo su pazienti già ammalati di cancro in trattamento chemio e radioterapico, per testare l’effetto positivo o negativo delle terapie in atto, per individuare con largo anticipo le eventuali recidive, o per verificare la remissione completa della malattia in quelli considerati guariti. In Trentino c’è già la proposta da parte di Forza Italia di estendere il test “ISET” tra le procedure di routine diagnostiche garantite dalla sanità pubblica.