A rischio gli approvvigionamenti idropotabili dall’Adige nel Rodigino causa la risalita del cuneo salino
Il NordEst è in piena siccità causa le ridotte precipitazioni piovose e nevose dell’inverno che hanno intaccato le riserve idriche delle falde e dei bacini di accumulo sia per scopo idroelettrico che idrico.
Ormai non si contano le ordinanze che vietano l’impiego di acqua potabile per l’irrigazione dei giardini e per il lavaggio dei veicoli allo scopo di risparmiare le riserve. Molte sorgenti di montagna sono a meno della metà della portata ordinaria, mentre in pianura ci sono problemi anche per l’alimentazione dei pozzi e dai fiumi, in molti casi ai minimi storici di portata.
La Regione del Veneto continua a seguire costantemente l’andamento della disponibilità idrica, in situazione di grave carenza a causa delle anomale condizioni meteoriche. Già nei giorni scorsi con un’ordinanza del presidente della Regione è stato dichiarato lo stato di crisi idrica su tutto il territorio regionale, che avrà validità fino al 15 maggio 2017, con riserva di modifica dei contenuti in relazione all’andamento meteorologico.
Sul piano operativo, l’emergenza è seguita in stretto raccordo con l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del Distretto idrografico delle Alpi orientali e in collaborazione con le province di Trento e Bolzano e con i gestori dei serbatoi idroelettrici. Al centro dell’attenzione la gestione della risorsa idrica sul fiume Adige che rappresenta attualmente il punto più critico del sistema sia come portata, sia per la risalita del cuneo salino alla foce. A fronte delle criticità, segnalate in particolare da Polesine Acque, con i rappresentanti delle province di Trento e Bolzano e in accordo con gli enti gestori dei bacini idroelettrici a monte è stato concordato che sarà aumentato il rilascio di una portata continua finalizzata a consentire il prioritario attingimento idropotabile nel tratto terminale dell’Adige. Trento e Bolzano hanno deliberato di aprire i rilasci dai loro maggiori invasi per consentire un deflusso di almeno 80/100 metri cubi d’acqua al secondo in Adige. I gestori energetici Alperia, Dolomiti Energia e Dolomiti Edison garantiranno i maggiori flussi, con l’incognita della loro durabilità, visto che i principali bacini di accumulo sono pieni per circa la metà a causa delle scarse precipitazioni dello scorso inverno.
Il direttore dell’Agenzia per l’ambiente altoatesina, Flavio Ruffini, ricorda che «una simile carenza di acqua si è verificata solo agli inizi del decennio scorso, e il tutto è acuito dal fatto che il brusco calo delle temperature abbia costretto gli agricoltori ad azionare i sistemi di irrigazione contro le gelate».