Immatricolazioni 2016 autocarri pesanti (+36,1%) e autobus (+5,5%) in crescita

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Scania salone IAA 2016 nuova gamma
Fenoglio: «buono anche il primo trimestre 2017, ma l’andamento non è ancora consolidato»

Scania salone IAA 2016 nuova gammaNel 2016 in Italia le immatricolazioni di autocarri pesanti (e cioè con PTT – peso totale a terra – superiore a 16 tonnellate) sono state 19.604, con un aumento del 36,1% rispetto al 2015. Sempre lo scorso anno le immatricolazioni di nuovi autobus nazionali sono state 3.172, con una crescita del 5,5% rispetto all’anno precedente.

Guardando ai dati per territorio, in testa alla graduatoria delle regioni in cui le immatricolazioni di autocarri pesanti sono cresciute di più c’è la Calabria (+78,1%), seguita da Marche (+70,1%) e Puglia (+61,1%). Sono solo due le regioni in cui le immatricolazioni sono diminuite: Valle d’Aosta (-3,2%) e Friuli Venezia Giulia (-9,6%). La graduatoria delle regioni in base alla crescita delle immatricolazioni di autobus, invece, vede primeggiare la Liguria (+284,8%), seguita da Sardegna (+86,4%) e Sicilia (+66,9%). Diverse le regioni che presentano un saldo negativo, tra le quali si segnalano Lombardia (-35,7%) e Toscana (-39,3%)

Secondo Franco Fenoglio, presidente sezione Veicoli industriali di Unrae e presidente e amministratore delegato di Scania Italia, «dopo un lungo periodo di crisi, il 2016 si è chiuso in positivo per il mercato dei veicoli industriali grazie alla ripresa dell’economia e delle attività manifatturiere. Il dato positivo sta abbracciando anche i primi mesi del 2017, ma il dato non è ancora consolidato e c’è sempre il rischio che qualcosa s’inceppi e mandi nuovamente in ristagno l’economia nazionale».

Secondo Fenoglio, «il mercato ha chiuso il 2016 molto bene, anche se non siamo ancora al valore del 2008, quando il mercato assorbiva una quota di 22.000 pezzi, mentre l’anno scorso ha chiuso con oltre 19.000, oltre il doppio al 2013 quando il mercato ha assorbito solo 9.000 unità». Dietro il sostanzioso recupero delle quote di mercato per Fenoglio «ci sono varie cause, ad iniziare dal fatto che il parco circolante italiano è molto vecchio, in media 12 anni contro una europea di 7-8 anni, e una buona fetta è stata dovuta proprio al rinnovo delle flotte. Rinnovo agevolato dalle leggi “Sabatini” e “Superammortamento” che hanno dato alle aziende un motivo in più per procedere al rinnovo del proprio parco circolante».

Proprio sugli incentivi, Fenoglio sottolinea come il settore «non abbia bisogno di interventi roboanti, magari limitati ad un solo anno, ma necessità di programmazione a media scadenza, 3-5 anni, in modo da dare alle aziende la possibilità d programmare nel tempo i propri investimenti, assicurando al contempo alla collettività maggiore sicurezza e minore impatto ambientale derivante dai nuovi veicoli circolanti. Faccio un esempio: oggi, solo il 3% del parco circolante italiano è Euro6. Per portare al livello Euro6 tutto il parco circolante nazionale con il ritmo degli anni scorsi ci vorrebbero ben 22 anni, con tutto quel che ne consegue in termini di maggiore inquinamento e minore sicurezza, perché un camion recente è dotato di serie di numerosi dispositivi di sicurezza che vanno a vantaggio di tutti gli utenti della strada».

Fenoglio guarda con attenzione e un misto di preoccupazione al futuro del mercato: «anche se resto fondamentalmente ottimista, nei prossimi cinque anni non intravvedo le basi per un consolidamento strutturale della crescita e della produzione industriale italiana. A questo va aggiunto che la politica non ha portato le soluzioni che tutti attendiamo da tempo, dalle riforme istituzionali all’abbattimento strutturale del debito pubblico che vincola gran parte del bilancio statale, ad interventi per abbattere il peso fiscale e per favorire la nascita e l’arrivo di nuove imprese anche dall’estero, abbattendo la burocrazia e assicurando servizi in linea con la media europea».

Operare in Italia per le aziende del settore è sempre molto difficile: «oltre ai maggiori costi di esercizio di un autotrasportatore per il costo del carburante e dei pedaggi, c’è il livello di tassazione sulle imprese e sulla manodopera che in Italia è tra i più elevati d’Europa. Non mi stupisco che sempre più aziende del comparto scelgano di delocalizzare verso altre nazioni sfruttando le sensibili differenze esistenti tra i 17 sistemi fiscali dell’odierna Unione Europea, penalizzando così la vendita di nuovi camion in Italia con mancato gettito fiscale e mancata crescita per l’azienda Italia».

A livello nazionale «ci dovrebbe essere maggiore attenzione per la logistica – afferma Fenoglio – in quanto costituisce una costola fondamentale del sistema produttivo e distributivo. Una logistica che in Italia, come nel resto d’Europa, viaggia ancor in media per l’85% del totale su gomma, magari inziando a sperimentare nuove tecnologie, dall’alimentazione ibrida a quella con i nuovi carburanti».

Passando ad uno sguardo sul mondo Scania, Fenoglio parte dal «grande investimento effettuato dal gruppo, pari a 2 miliardi di euro, per rinnovare completamente la gamma, che si affianca a quella già esistente. Scania già oggi offre un ampio ventaglio di soluzioni, sia per il trattore che per gli altri settori, dall’edilizia alla distribuzione ai servizi pubblici, con diverse tecnologie e alimentazioni. Siamo tra i pochi che abbiamo già in vendita un veicolo ibrido diesel elettrico per il settore della distribuzione, che può funzionare totalmente elettrico negli ambiti urbani per brevi tratti a tutto vantaggio dell’inquinamento atmosferico ed acustico, che è nullo. Per non dire della sperimentazione avanzata della trazione elettrica sul lungo raggio con il trattore diesel elettrico munito di pantografo capace di prelevare da una rete aerea l’energia che serve per il tratto autostradale e poi funzionare a diesel nel tratto semiurbano ed urbano. Passando poi dall’impiego di gas liquido, anche se qui il problema rimane quello della limitata estensione della rete distributiva». Fenoglio guarda comunque al diesel con ottimismo: «non mi sentirei di condannarlo a morte, perché con le nuove tecnologie Euro6 i livelli di emissioni sono decisamente contenute. A livello di emissioni di CO2, il gasolio è ancora molto competitivo».

Il camion è cambiato anche sul fronte della sicurezza attiva e passiva: «si può affermare senza tema di smentita che oggi è superiore a quello di un’automobile – dice Fenoglio -. Il camion già da tempo è dotato di serie di dispositivi di assistenza alla guida che aiutano l’autista, mentre entro due-tre anni saranno di serie i sistemi di ausilio alla guida, non appena le norme di circolazione saranno adeguate all’evoluzione tecnologica, ma già oggi in particolari applicazioni, come la circolazione in aree chiuse quali aree portuali e aree di stoccaggio, è possibile fare circolare camion con guida autonoma controllati da remoto».

Infine uno sguardo al mondo dell’usato e alla rete distributiva. «Per Scania l’usato non è un problema, specie se è della nostra marca, dove c’è una grande aspettativa di durabilità nel tempo – sottolinea Fenoglio -. Oggi uno Scania con un milione di chilometri di percorrenza alle spalle trova molto facilmente in Italia un altro acquirente pronto a fargli realizzare un ulteriore milione di chilometri senza problemi», Quanto alla rete, «a differenza di altri operatori di mercato, Scania anche durante la crisi non ha avuto problemi, affiancando i propri distributori aiutandoli a supportare l’andamento del mercato, tanto che oggi è in piena salute» conclude Fenoglio con un sorriso che punta a nuovi obiettivi, politica nazionale permettendo.tabella immatricolazioni 2016 camion bus