Nasce il Consorzio di Tutela dei Vini Doc delle Venezie

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Verona. È nato ufficialmente il Consorzio di tutela dei vini doc “delle Venezie”, un organismo che metterà assieme la maggior parte dei produttori del Pinot Grigio nel Veneto e che ha come obiettivo quello di valorizzare questa importante produzione, stabilizzare i redditi e creare occupazione.

Un settore, quello della vitivinicoltura veneta, che ha raggiunto traguardi insperati grazie al successo sui mercati mondiali del Prosecco e sul quale il mondo della cooperazione ha molto da dire.

«L’Agroalimentare rappresenta uno dei settori su cui il mondo cooperativo è particolarmente competente e coeso come dimostra la partecipazione di oggi» ha sottolineato Ugo Campagnaro Presidente di Confcooperative del Veneto.

Il “Consorzio di tutela dei vini doc “delle Venezie” è un’iniziativa fortemente sostenuta da FEDAGRI, la Federazione delle aziende agroalimentari di Confcooperative, che chiama a rapporto le Regioni del Triveneto: Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

La novità è stata presentata ufficialmente nella mattinata di giovedì 30 marzo presso la Corte Benedettina di Legnaro.

Il Consorzio verrà presentato ufficialmente anche al Vinitaly, appuntamento imperdibile per il settore, il 10 aprile alle ore 15.00 presso il Padiglione del Ministero delle Politiche Agricole a Verona.

“Una realtà pronta ad aggredire i mercati internazionali”

«Sono orgoglioso della nascita di questa realtà – ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan – che ora dovrà aggredire i mercati internazionali con un prodotto che grazie al Consorzio sarà migliore e certificato. Confido che anche altri soggetti del settore possano seguire il vostro esempio perché così voi state creando occupazione e ricchezza, stabilizzando i mercati e i redditi degli agricoltori. La regione sarà al vostro fianco e farà da timoniere a questa nuova impresa.»

Il Consorzio avrà il compito di programmare, difendere e promuovere il Pinot Grigio, un vino per il quale nel Veneto sono stati investiti 13 mila ettari, su 24 mila in totale nel Triveneto. Il mercato del Pinot Grigio ha dimensioni internazionali. Il 43% circa della produzione però è concentrata nel Triveneto. La produzione dal 2013 ad oggi in Veneto è cresciuta del 38%.

Quanto ai numeri ad oggi del neonato Consorzio su 41 cantine cooperative socie di Fedagri (che nella vendemmia del 2016 hanno coperto il 46% della produzione) hanno dichiarato la volontà di aderirvi ben 29 realtà. Ed è solo l’inizio.

“Valorizzare il prodotto attraverso un’azione di coordinamento generale”

«Non potevamo non creare il Consorzio – ha dichiarato Corrado Giacomini Presidente del settore Vitivinicolo di Fedagri Veneto – altrimenti avremmo rischiato di perdere il successo acquisito in questi anni. Il Consorzio ci permetterà infatti di regolare l’offerta, di valorizzare il prodotto diventando un punto di coordinamento dell’azione generale. Però c’è bisogno di tutti, anche di quelli che ancora non hanno dichiarato la propria disponibilità, per fare squadra e vincere.»

Presidente del neonato Consorzio è Albino Armani già presidente delle Cantine Armani, azienda operativa in Veneto, Friuli e Trentino. Proprio per questa sua “territorialità” è stato scelto come rappresentante del Consorzio di tutela dei vini Doc delle Venezie.

«Fin dall’inizio – ha detto Armani – dovremo interagire con i produttori di Prosecco, l’altra eccellenza veneta. La prima sfida da affrontare sarà sicuramente la qualità del prodotto in base anche allelimitazioni che il doc ci impone. Questo significa che il Pinot Grigio che non ha diritto alla denominazione non ha senso produrlo, sarebbe un sacrificio inutile.»

“Un percorso in attesa del riconoscimento del MIPAF”

Le tappe che ora attendono il consorzio sono il riconoscimento da parte del MIPAF della “tutela”. A quel punto le decisioni che verranno assunte potranno avere efficacia “erga omnes”, cioè essere efficaci anche nei confronti dei non associati”. Per ottenere questo riconoscimento ministeriale, però, il Consorzio deve essere rappresentativo di almeno il 35% dei viticoltori e di almeno il 51% della produzione di competenza dei vigneti iscritti, deve raggiungere almeno il 40% dei viticoltori e il 66% della produzione di competenza. Percentuali che già solo con le 29 cantine socie di Fedagri il Consorzio va a coprire.

Erano oltre 200 le persone presenti al convegno di lancio, tra imprenditori agricoli, responsabili e soci di cantine.

“La nuova normativa che tutela il patrimonio vitivinicolo”

Importanti le novità nel settore anche dal punto di vista normativo. Con l’obiettivo di tutelare il patrimonio vitivinicolo e stimolare lo sviluppo del comparto vitivinicolo, dal 12 gennaio 2017 è in vigore la legge n. 238/16 che disciplina in modo organico la coltivazione della vite, della produzione e del commercio del vino. Novantuno articoli del Testo Unico che soppiantano le vecchie leggi e decreti ministeriali per consegnare a tutti gli operatori del settore una sintesi normativa che coordina i diversi settori coinvolti: i produttori, le organizzazioni commerciali, i Consorzi di Tutela e il Ministero con funzioni di vigilanza e controllo.

«L’intento del legislatore è stato quello di dare vita ad un corpus di regole più semplici per produrre, commercializzare e promuovere il vino italiano – osserva l’avvocata Annalia Bassetto, of counsel di UpLex – tuttavia, a tre mesi dall’entrata in vigore della legge, la sua operatività pratica è di fatto bloccata dalla mancata emanazione dei decreti attuativi necessari a dare concreta applicazione alla normativa, rischiando così di vanificare la grande attesa degli operatori del settore.»

Nel frattemo il Ministero delle Politiche Agricole assicura che entro l’anno i 36 decreti attuativi del testo Unico del Vino e della Vite saranno pronti.

“Un corpus di regole più semplici per produrre, commercializzare e promuovere il vino italiano”

Tra le novità assolute spiccano la regolamentazione della sezione dei controlli, del sistema di contrassegno e del registro digitale. Il regime sanzionatorio cede il passo al nuovo regime dell’autocontrollo con l’introduzione del ravvedimento operoso in caso di violazione accertata.

«Tuttavia questa semplificazione nei controlli, – continua Bassetto – ad esempio quelli relativi alle verifiche a campione e non più sistematiche per le Doc con produzione annuale certificata inferiore e 10.000 ettolitri, rende indispensabile individuare le modalità applicative attraverso i decreti attuativi.»

“Nuove DOC senza fascetta”

Cambia il sistema dei contrassegni (c.d. fascette): l’obbligatorietà sarà soltanto per le DOCG e non più per le DOC che potranno adottare in alternativa come contrassegno il lotto attribuito alla partita come dispone il Regolamento UE n. 1308/2013.

«In particolare i Consorzi di Tutela potranno, a scelta, avvalersi della facoltà di utilizzo del lotto oppure di un sistema telematico alternativo di controllo e tracciabilità (QR code), tutto ancora da definire – continua Bassetto – nel decreto attuativo di riferimento anche in ordine ad una più dettagliata definizione delle sanzioni un caso di contraffazione del contrassegno.»

Novità anche nel campo della stampa dei contrassegni: non sarà più soltanto il poligrafico dello Stato a stamparli, scendono in campo anche le tipografie autorizzate.

“Registro unico digitale dei controlli”

Sarà il registro centrale del Sistema Informativo Agricolo Nazionale a raccogliere la registrazione di tutte le aziende produttrice, un obbligo già previsto dal 2015, di cui il nuovo Testo Unico al momento non regolamenta alcun tipo di sanzione in caso di mancata registrazione – rinviando al decreto attuativo – mentre sul fronte dei controlli arriva il Registro Unico dei Controlli Ispettivi (RUCI), che mira a concentrare in un solo organismo tutte le verifiche sulle imprese vitivinicole.

«Da un punto di vista prettamente giuridico – conclude l’avvocata Annalia Bassetto – la concentrazione delle funzioni ispettive in un unico organismo a livello nazionale consentirà di evitare una disuguaglianza nella misura delle sanzioni applicate e la creazione di un orientamento giurisprudenziale ancora poco sviluppato nel settore vitivinicolo ma utile agli operatori legali per l’analisi e la risoluzione dei casi concreti.»