Pedemontana veneta: reazioni ad aumento tasse per completare opera delle categorie e della politica

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Pedemontana veneta cantiere sovrappasso
Critiche da Confartigianato e Confindustria. Polemiche dall’opposizione

Pedemontana veneta cantiere sovrappassoSul documento illustrato al Consiglio regionale del veneto da Governatore Luca Zaia in merito alla soluzione trovata per sbloccare il completamento della Pedemontana veneta che passa attraverso un inasprimento dell’addizionale regionale sui redditi superiori ai 28.000 euro e sul taglio alle esenzioni dal pedaggio per coloro che abitano nel territorio attraversato dall’arteria, sono fioccate dichiarazioni e polemiche sia da parte delle categorie economiche che dalla politica.

Per Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Veneto, «spiace che si sia dovuto far ricorso alla reintroduzione dell’addizionale regionale Irpef, ma il Veneto ha la necessità di veder conclusa la superstrada Pedemontana. Come ha ricordato il presidente della Regione – aggiunge Salmistrari – l’alternativa era il rischio di un lungo stallo, ipotesi da scongiurare visto lo stato di avanzamento e l’entità dei lavori di sbancamento». «Dobbiamo trarre una lezione da ciò che è andato storto – prosegue – senza demonizzare la cooperazione tra pubblico e privato. Gli strumenti del partenariato pubblico-privato restano in tutta Europa un percorso obbligato per la realizzazione di grandi infrastrutture. Chiediamo che, completata l’opera, l’addizionale venga naturalmente rimossa».

Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato imprese del Veneto, attacca il “fiscal compact” imposto all’Italia dall’Unione europea: «se è un’ottima notizia che la Pedemontana si farà specie per le migliaia di imprese artigiane e non che operano in quell’area», viceversa «è malissimo che il fiscal compact ci obblighi a mettere le mani nelle tasche dei veneti ed anche la modalità scelta per questa tassa di scopo che assomiglia troppo ad una patrimoniale. Trattandosi di un’opera viaria avremmo trovato più corretto scaricare la maggior parte dei costi su chi la utilizzerà – e quindi sui pedaggi – piuttosto che sui cittadini; poi troviamo altrettanto scorretto caricare il maggiore onere solo sul 20% della popolazione. E’ una vera e propria aberrazione fiscale. Sarebbe più equo che, escludendo ovviamente i redditi sino a 15.000 euro, si chiedesse almeno al milione e trecentomila cittadini tra i 15.000 e 28.000 euro anche un solo euro al mese di contributo simbolico».

«Da sottolineare inoltre – aggiunge Bonomo – che ci stupisce alquanto che la Regione Veneto a suo tempo abbia dato via libera ai lavori senza vigilare se il Consorzio SIS avesse il denaro per concludere l’opera. I lavori sono partiti con il denaro pubblico utilizzato, per altro -e denunciato a suo tempo- pagando poco e spesso in ritardo le aziende anche artigiane che si sono trovare in molti casi in grosse difficoltà ed alcune sono anche fallite».

Per la Cgia di Mestre «sebbene l’Associazione sia da sempre contraria a qualsiasi forma di aumento delle tasse, posizione confermata anche nella vicenda scoppiata in queste ore sulla Pedemontana, il gettito derivante dall’incremento dell’Irpef  regionale deciso dalla Giunta regionale veneta per terminare l’opera potrebbe essere il male minore, perché – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – la mancata realizzazione di questa opera costerebbe molto di più dei 300 milioni aggiuntivi che che saranno chiesti ai veneti con l’aumento della tassazione regionale. Un quadro, quest’ultimo, che ovviamente non tiene conto degli effetti economici di eventuali penali e contenziosi che la Regione Veneto sarebbe chiamata a rispondere nei confronti di terzi nel caso l’infrastruttura non fosse completata».

Per Massimo Finco, presidente di Confindustria Padova, considerato che «il completamento della Pedemontana veneta è fondamentale per ridurre il deficit infrastrutturale che frena le aziende venete e ci allontana dall’Europa, una soluzione andava trovata assumendosene la responsabilità come ha fatto la Regione. Detto questo, è inconcepibile che una Regione come il Veneto che vanta un residuo fiscale medio, cioè la differenza tra le risorse prelevate e quelle erogate al territorio, di oltre 18 miliardi di euro (circa 3.600 euro pro-capite) si veda costretta a reintrodurre l’addizionale Irpef sui suoi cittadini per reperire le risorse necessarie al completamento di quest’opera. Sarebbe bastato trattenere anche solo una piccola parte del gettito versato allo Stato per reperire i 300 milioni necessari al “closing” della Pedemontana e anche le risorse per altri investimenti indispensabili per il sistema infrastrutturale e per la competitività del territorio». Per Finco «il tema di una maggiore autonomia del Veneto e delle Regioni più virtuose va rimesso al centro della trattativa con il Governo, non per ragioni strumentali di consenso, che personalmente non mi interessano, ma per l’obiettivo di un regionalismo più efficiente, che responsabilizzi le autonomie e riconosca a quelle più virtuose ulteriori ambiti di competenza e autonomia, anche fiscale, fermo restando l’impegno alla perequazione nazionale. Il referendum consultivo su una maggiore autonomia del Veneto può essere l’occasione per porre con rinnovata forza la questione sul tavolo del Governo». 

Sul fronte politico, spara a zero su Zaia Andrea Zanon del PD: «sono almeno 290.000 i veneti “fregati” da Zaia, ovvero i residenti dei 70 comuni che si vedranno togliere l’esenzione dal pedaggio, come previsto nell’ accordo del 2009. Con la Pedemontana la beffa è tripla, poiché devono e dovranno sopportare anche i disagi dei cantieri e poi, madre di tutte le “truffe”, molti di loro subiranno un aumento dell’addizionale Irpef per coprire i buchi del privato, la Sis, e pagare la Superstrada». «Inutile girarci intorno – ribadisce Zanon -: è un furto legalizzato, con la scusa che l’opera è in avanzata fase di realizzazione e il processo è irreversibile. Peccato però che a pagare, anziché il privato, sia come al solito il pubblico, chiamato a riparare i guai dell’ennesimo “project financing” fallimentare. Insomma, le mani nelle tasche dei veneti si mettono eccome, al di là degli slogan».

Sul fronte opposto Marino Finozzi della Lega Nord: «si tratta di una scelta obbligata sulla quale si deve trovare una soluzione ragionevole. Voglio ricordare – prosegue il consigliere del Carroccio – che di Pedemontana se ne parla da una trentina d’anni e adesso l’opera deve vedere il completamento, per poter diventare quell’importante autostrada statale in grado di collegare in maniera snella tutta la regione». Finozzi afferma che «trovo la scelta del Presidente sia una scelta responsabile che se analizzata in maniera approfondita ci fa capire come si possa risparmiare del denaro. Unica tranche da parte delle casse regionali di 300 milioni di euro per la società appaltatrice, anziché 532 milioni in 15 anni, con un risparmio di ben 232 milioni. Quanto verrà erogato servirà non solo a far ripartire l’attività di proseguimento della Pedemontana ma anche a pagare le nostre ditte venete subappaltatrici ed il saldo per gli espropri che attendono di essere onorati».