Debussy, Glass e Čajkovskij per il terzo concerto sinfonico della Stagione della Fondazione Arena di Verona

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signum saxophon quartett
Sul palco per la prima volta il Signum Saxophone Quartet. Debutta alla direzione il maestro Alpesh Chauhan

signum saxophon quartettVenerdì 3 febbraio (ore 20.00) e sabato 4 febbraio (ore 17.00), la Fondazione Arena di Verona propone il terzo concerto della Stagione sinfonica 2016-2017, diretto dal M° Alpesh Chauhan, al suo debutto al Teatro Filarmonico. In programma il poema sinfonico “Prélude à l’Après-midi d’un faune” di Claude Debussy, seguito dal “Concerto per quattro sassofoni” ed orchestra di Philip Glass; ai sassofoni, per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Filarmonico, il “Signum Saxophone Quartet”. Sarà infine proposta la Sinfonia n. 6 op. 74 in si minore “Patetica” di Pëtr Il’ič Čajkovskij.

Il poema sinfonico “Prélude à l’Après-midi d’un faune” è stato composto da Claude Debussy tra il 1890 e il 1981, inizialmente come sottofondo musicale al poema “L’après-midi d’un faune” di Stéphane Mallarmé. Lo spettacolo, tuttavia, non andò mai in scena e così Debussy, nel 1892, rielabora il lavoro in una partitura organica. Il “Prélude” viene eseguito pubblicamente solo il 22 dicembre 1894 nella sala d’Harcourt della Société Nationale de Musique di Parigi. La composizione, ritenuta il prototipo dell’impressionismo musicale, racconta le fantasie diurne di un fauno che, in un paesaggio bucolico, si diletta a suonare il flauto dopo un incontro amoroso con alcune ninfe. Una volta solo, il fauno riprende la sua melodia e cade in un sonno beato.

La serata prosegue con l’esecuzione del “Concerto per quattro sassofoni ed orchestra” del compositore contemporaneo statunitense Philip Glass. Glass compone la partitura nel 1996 per il Rascher Saxophone Quartet, che aveva formulato la richiesta di un lavoro che potesse essere svolto con – o senza – orchestra. Lo spartito si articola in quattro movimenti e in ciascuno emerge uno dei componenti del quartetto. Ai sassofoni il “Signum Saxophone Quartet”, ensemble nato nel 2006 a Colonia e già conosciuto a livello internazionale.

Conclude la serata l’esecuzione della Sinfonia n. 6 op. 74 in si minore “Patetica” di Pëtr Il’ič Čajkovskij, ritenuta per le tematiche, la bellezza dei temi, la maturità compositiva ed il pathos che la caratterizza, una delle pagine più belle del compositore russo. I lavori per la sua stesura iniziano nel febbraio del 1893 e l’orchestrazione viene portata a termine l’agosto dello stesso anno. La Sinfonia viene pubblicata nel 1894 con il titolo “Patetica”, su suggerimento, forse, dal fratello Modest. Čajkovskij scrive in una lettera nel 1891: «Mi è venuta l’idea per una nuova sinfonia, questa volta con un programma che resti enigmatico per chiunque, l’indovini chi potrà: l’opera si chiamerà “una sinfonia a programma”; tale programma è colmo di emozione soggettiva e, nel corso del mio ultimo viaggio, mentre pensavo ad essa, piangevo frequentemente. Ora, tornato a casa, in meno di quattro giorni ho delineato lo schema del primo movimento mentre ben chiara in testa la struttura globale. Ci sarà molto di nuovo in questa sinfonia per quanto concerne la forma.» 

La morte di Čajkovskij, pochi giorni dopo la prima esecuzione, fa della Sesta Sinfonia una sorta di testamento artistico nel quale confluiscono tutti gli stati emotivi, spirituali ed affettivi che ne avevano caratterizzato la travagliata esistenza. La varietà compositiva che la caratterizza spezza il tema dominante del fato che opprime l’esistenza umana e lo fa emergere con melanconica pateticità.