Inaugurazione anno giudiziario: Veneto

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ZAIA APERTURA ANNO GIUDIZIARIO INGRESSO CONDORELLI
In regione è allarme per la crescita del numero delle prescrizioni dovute alla carenza di personale e tecnologie. Zaia: «bene la relazione del Pg Condorelli. Troppe sperequazioni tra le regioni»

ZAIA APERTURA ANNO GIUDIZIARIO INGRESSO CONDORELLINonostante un crescente numero di definizioni dei processi penali d’appello, alla Corte di Venezia le prescrizioni sono al 47,7%, circostanza dovuta al fatto che non c’è un numero adeguato di magistrati ed amministrativi per garantire la giustizia. Il dato è emerso durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario sia nell’intervento del presidente reggente Mario Bazzo che del procuratore generale Antonino Condorelli.

«Per quanto riguarda il profilo statistico, i dati del settore penale continuano ad essere allarmanti – ha detto Bazzo -. Nonostante il numero dei procedimenti definiti, il punto dolente è costituito dall’entità dei nuovi flussi e dal numero dei procedimenti chiusi con prescrizione. Le prescrizioni dichiarate sono state 2.340 su un totale di 4.905 processi definiti, con una percentuale sempre molto elevata del 47,7%,rispetto al 49% del precedente anno nel corso del quale erano state dichiarate 1.874 prescrizioni su un totale di 3.788 processi definiti». In Corte «sono stati iscritti nell’anno 5.097 procedimenti – ha aggiunto – contro i 3.989 dell’anno precedente, con un aumento del 28,21% ed è in lievissimo aumento anche la pendenza finale, da 14.493, nel 2015, a 14.569, nel 2016 pari ad un +0,52%, nonostante l’aumento delle definizioni nella misura percentuale del 31%, da 3.834 a 5.023». 

«La lettura dei dati contenuti nella relazione della presidenza non lascia spazio a dubbi di sorta – ha detto Condorelli -: infatti è sotto gli occhi di tutti il permanere di grandissime difficoltà e appesantimenti, per quanto concerne il penale, in tema di pendenze dei procedimenti non definiti e di prescrizione di reati, fra i quali alcuni anche di non secondario rilievo». Nel mirino del procuratore generale la mancanza di nuove assegnazioni sia di magistrati che di amministrativi che «impedisce la certezza di giustizia».

Con la riforma è lievemente diminuito il numero della popolazione carceraria in Veneto, scendono anche i suicidi ma cresce l’autolesionismo. Il 54% dei carcerati è di nazionalità straniera. «Negli istituti penitenziari del distretto – ha detto Bazzo -, che alla data del 30 giugno 2016 erano 2136, pari al 7,11% in meno rispetto al 30 giugno 2015 in cui vi erano 2288 persone detenute, in gran parte persone condannate in via definitiva, gli imputati in custodia cautelare risultano pari al 28%, ossia una percentuale sostanzialmente invariata quella dell’anno precedente: 27%. Alla data del 30 giugno 2016 – ha proseguito – nelle carceri del distretto vi era una presenza regolamentare di 1.827 detenuti, una presenza tollerabile di 2.997 detenuti: le persone ristrette erano 2.131, a fronte di una presenza regolamentare, al 30 giugno 2015, di 1.693 detenuti e di effettive 2.288 persone ristrette. Va purtroppo segnalata – ha rilevato Bazzo – la ricorrenza anche l’anno scorso di numerosi eventi critici, con tre suicidi avvenuti nelle case circondariali di Belluno e di Montorio a Verona, con 37 tentativi di suicidio, e 311 atti di autolesionismo nelle nove case circondariali del distretto, che presentano una capienza regolamentare per 1.839 persone detenute a fronte di 2.136 detenuti complessivi, di cui 113 donne. I detenuti di nazionalità straniera – ha sottolineato – sono complessivamente 1160, pari al 54,3%».

Crescono, al Tribunale di Venezia competente per il Veneto e le Province autonome di Trento e Bolzano, le cause intentate dai migranti che non vedono riconosciuto dalle commissioni lo status di rifugiati. Per il presidente Bazzo, che ha evidenziato come fruendo del gratuito patrocinio e del diritto alla rapidità del procedimento, salgono i costi (un milione di euro) e si rallentano gli altri procedimenti, «le cause iscritte nel solo primo semestre del 2016 sono state 1.672, a fronte di 1.040 procedimenti nel secondo semestre del 2015 – ha rilevato Bazzo -. Si tratta di cause che coinvolgono innanzitutto delicate questioni in tema di diritti umani, con evidenti implicazioni di carattere sociale ed anche economico per i costi che gravano sull’erario. Né il Tribunale né la Corte d’appello dispongono di organici, risorse e strutture adeguate a sostenere l’impatto di questo nuovo contenzioso per il quale tuttavia è richiesta una tempestiva risposta: sono cause assistite da assoluta priorità legale, sei mesi per ciascun grado di giudizio, compreso quello in Cassazione».

Per il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, intervenuto alla Corte d’Appello di Venezia alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario, «la relazione del procuratore Condorelli è stata precisa, lucida, anche impietosa dove doveva esserlo, e cioè sulla grave carenza di personale e tecnologie degli uffici giudiziari, assolutamente condivisibile. Ogni anno – ha aggiunto Zaia – rabbrividiamo di fronte a carenze di organico che assomigliano a un bollettino di guerra, nel Veneto anche di più che in altre Regioni con una sperequazione evidente, basti pensare che la Sicilia ha quattro Corti d’Appello e il Veneto una. Si parla tanto di Costituzione – ha aggiunto amaramente – ma siamo di fronte a una Costituzione di fatto non rispettata, in una realtà dove un processo su due va in prescrizione, finendo così per realizzare una giustizia per soli ricchi, quelli che possono permettersi i grandi avvocati, le perizie suppletive, tutte le costose azioni per arrivare alla prescrizione. Non va bene. Tutti i cittadini di fronte alla giustizia devono potersi trovare nelle stesse condizioni».

«In questo quadro allarmante – ha fatto notare il Governatore veneto – la Regione sta facendo tutto quanto in suo potere, e mi fa piacere che tutti gli interventi lo abbiano riconosciuto, a cominciare dal fatto che siamo stati i primi in Italia a mettere a disposizione gratis nostro personale amministrativo per fronteggiare dove possibile le carenze negli uffici giudiziari».

Rispetto all’intasamento dei tribunali, tra le cui motivazioni il Procuratore ha citato anche il forte aumento dei ricorsi presentati dagli immigrati cui non è stato riconosciuto lo status di rifugiato, Zaia è stato netto: «Condorelli ha fatto bene a parlarne perché è un problema grave, con lo scandalo dei ricorsi già pronti in ciclostile e con costi giudiziari, quindi per la collettività, altissimi. Nel solo Veneto quest’anno un milione di euro. La soluzione – ha detto concludendo Zaia – è fermarsi al giudizio delle Commissioni per il riconoscimento dello status, che sono composte da tecnici super partes. Sia fatta un’istruttoria approfondita in sei mesi, ma ci si fermi lì, e dopo il pronunciamento chi ha diritto di asilo deve trovare la dovuta accoglienza, e chi no deve andare a casa».

Sul fronte dell’avvocatura, il presidente del consiglio dell’Ordine del Veneto, Paolo Maria Chersevani, ha definito l’inaugurazione dell’anno giudiziario «un’occasione di confronto anche quando dal discorso del Presidente della Repubblica Mattarella quest’anno non è stato fatto alcun riferimento alla Giustizia». Chersevani ha detto che «per quanto concerne le più che condivisibili asserzioni del Capo dello Stato in merito a lavoro, immigrazione, coesione sociale, con speciale riferimento alle vittime del terremoto e dei successivi eventi che hanno colpito numerose regioni italiane alle quali va il nostro più sentito sostegno, occorre anche quest’anno rimarcare che nessun accenno al problema Giustizia è stato fatto. Seguendo il pensiero del noto sociologo Zygmunt Bauman, teorico della società liquida – ha aggiunto -, il quale afferma che “senza regole prosperano solo criminali e finanza”, ci permettiamo sommessamente di affermare che senza giustizia, intesa come garante del rispetto delle regole, non potranno trovare soluzione i problemi citati dal nostro Presidente, data l’ormai conclamata mancanza di appeal del nostro Paese ad attrarre risorse ed investimenti. Ci troviamo dunque di fronte all’aberrazione del principio – ha proseguito Chersevani – giustizia ritardata equivale a giustizia negata. Nello specifico possiamo affermare che “giustizia non richiesta equivale a giustizia negata”, in spregio al principio sancito dall’art. 24 della nostra intoccabile Carta Costituzionale».