“Pepper Games”, ultimo lavoro del Trio Bobo

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trio bobo cover
Nadir Music, distribuito da Egea, presenta il secondo lavoro del gruppo, a 12 anni dal primo

Di Giovanni Greto

trio bobo coverIl trio Bobo in oltre quindici anni di attività aveva prodotto un solo disco (“Trio Bobo”, 2005), tuttavia è assai conosciuto, probabilmente per le esibizioni dal vivo e per i numerosi allievi ai quali ognuno dei tre musicisti, immagino, insegni con un buon metodo la tecnica del rispettivo strumento. Questo “Pepper Games” sembra un progetto ideato pensando a loro, molto scolastico e tendente al virtuosismo. Col risultato che un ascoltatore “normale” inevitabilmente potrebbe annoiarsi, stanco di immergersi in un’interminabile, ossessiva base Funk.

Personalmente l’ho ascoltato più volte, in momenti diversi della giornata, ma non c’è niente da fare. Pur riconoscendo la bravura di ogni singolo musicista, nessun brano riesce ad entusiasmarmi o a farmi provare quell’emozione che sempre mi auguro di incontrare ascoltando musica dal vivo o diffusa da qualsiasi media tecnologico. Forse è più piacevole vederli suonare dal vivo (il CD è stato inciso in uno studio di registrazione) e la conferma l’ho avuta guardando l’esecuzione di due brani su “lastampa.it”. Nel primo, “Sogno di Bub”, composto collettivamente, Christian Meyer, il batterista, dà il meglio di sé utilizzando il tamburo rullante, percuotendone non soltanto la pelle, ma anche i bordi e qualsiasi parte dello strumento e, mi sembra, un leggio metallico in sostituzione di un piatto sospeso o di un Hi Hat. Inoltre le inquadrature in primo piano mostrano un’elegante, impeccabile impugnatura delle bacchette ed un’invidiabile indipendenza tra gli arti. Il secondo brano, “Viagem para Norte”, appartiene alla scrittura di Alessio Menconi, il chitarrista, appassionato del Brasile (il titolo, in portoghese, significa “viaggio verso il Nord”). Peccato che la sezione ritmica scelga ancora una volta una figurazione Funk, invece di optare per un accompagnamento a ritmo di samba che avrebbe reso il brano assai più trascinante. Menconi utilizza diverse chitarre elettriche, alternando una timbrica essenzialmente jazzistica, delicata, a suoni distorti legati al Rock. Rispolvera il “Wah Wah” (non solo in “Wah Wh Termidor”) e si diverte con la chitarra Synth, da cui trae sonorità disparate, anche se nessuna delle quali sembra destare un particolare interesse.

Il brano d’apertura “Fast Boulitch” è ben congegnato, con fraseggi all’unisono che ricordano la Mahavishnu Orchestra di John McLaughlin. Un riff ripetuto richiama “A love supreme”, mentre si respira un’atmosfera vicina a quelle tipiche dei Weather Report. Nel citato “Sogno di Bub”, si riconoscono un fraseggio e una sonorità Methenyana, mentre il primo dei due brani non originali in scaletta, “Echapaya”, propone un andamento melodico-ritmico comune sia a un certo pop africano, sia alla musica popolare brasiliana, della quale viene citato un tema conosciuto, che mi pare provenga, di primo acchito, dal repertorio di Chico Buarque. Il secondo brano non del trio è uno standard di Leonard Bernstein, “Some other time”, di cui ricordo con nostalgia la versione del magico trio di Bill Evans, con Scott LaFaro al contrabbasso e Paul Motian alla batteria. Qui Menconi appare felicemente ispirato,di modo che avrebbe potuto suonare in solitudine. Ma i suoi compagni disturbano la limpidezza del fraseggio inserendo una serie di suoni elettronici – c’è perfino un bass drum in sedicesimi tipico della disco music – che tolgono la poesia oltre a rendere fastidioso l’ascolto. Probabilmente il trio ha scelto una simile soluzione per non cadere nell’omaggio jazzistico scontato, anche se il risultato lascia molta perplessità. Nicola Fasani, in arte Fasu, il bassista elettrico, suona uno strumento a sei corde. Con Christian Meyer, costituisce da sempre l’ossatura ritmica degli “Elio e le Storie Tese”. Anche se in possesso di un timbro meno nasale, il suo fraseggio ricorda a volte quello del mitico Jaco Pastorius. Il CD ha un’ottima qualità acustica. Il suono degli strumenti si sposta da un orecchio all’altro in continuazione. Dura poco meno di un’ora e contiene dieci tracce. La quinta, “James Bobo” è ripetuta alla fine in versione Radio Edit, mentre quella di “Some Other Time” è definita “Electro@remix”.