Da Fondazione Crup a Fondazione Friuli: via libera all’autoriforma

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Il nuovo statuto rende operativo il riassetto voluto dall’Associazione di categoria e dalla Vigilanza.

fondazione friuliPorta con sé numerosi cambiamenti l’avvio dell’autoriforma della Fondazione CRUP in seguito alla sottoscrizione del Protocollo d’intesa del 22 aprile 2015 tra ACRI (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio) e MEF (Ministro dell’Economia e delle Finanze). Tra gli obiettivi principali del Protocollo, rafforzare il presidio del patrimonio, valorizzare la trasparenza dell’attività erogativa, garantire ulteriormente l’autonomia e l’efficacia della governance.

Con il Protocollo ACRI/MEF, condiviso e fatto proprio anche dalla Fondazione Crup, si è aperta la stagione dedicata allo studio delle modifiche da apportare al testo statutario in vigore. «Alla luce dei 25 anni di esperienza maturata dalla Fondazione CRUP, dei cambiamenti intervenuti nel tessuto sociale a livello nazionale e locale, dei mutati rapporti con il sistema bancario, con il mondo economico e finanziario e con gli enti pubblici, – ha dichiarato il presidente della Fondazione, Lionello D’Agostini – sono state approvate importanti modifiche allo Statuto. Dopo un anno e mezzo di studio, riflessioni, incontri, consultazioni il Consiglio e l’Assemblea della Fondazione hanno approvato all’unanimità il nuovo statuto, che ne ridisegna, anche nel nome, il profilo e ne traccia idealmente le linee del percorso futuro. Si punta a fornire una migliore qualità del servizio al territorio con competenze qualificate, con snellezza ed efficienza, nel rispetto delle regole e dei ruoli, puntando principalmente su: cultura, istruzione, vulnerabilità sociali».

Tra queste in particolare le norme concernenti le incompatibilità, requisiti di professionalità e onorabilità dei componenti degli organi, il rafforzamento dei principi a tutela del patrimonio, oltre ad altre modifiche minori che erano in larga misura già presenti e disciplinate nello statuto della Fondazione CRUP, ma che andavano meglio precisate a livello normativo e procedurale.

Le principali modifiche apportate riguardano la gestione dell’ente con il rafforzamento dei requisiti di professionalità, di onorabilità e i criteri di incompatibilità nei confronti dei componenti. Quanto al patrimonio, sono stati introdotti più stringenti criteri a salvaguardia delle risorse gestite quali il divieto di investire più di un terzo del patrimonio in un singolo asset (con conseguente riduzione della quota investita nella banca conferitaria), il divieto di indebitamento salvo il caso di temporanee esigenze di liquidità e la forte limitazione nell’utilizzo dei derivati. In tema di trasparenza, la Fondazione continuerà a garantire in forma più estesa trasparenza nelle proprie attività pubblicando, oltre ai bilanci, i criteri di assegnazione dei contributi, applicando un controllo sull’impiego degli stessi e sulle operazioni di rendicontazione, rendendo pubblici i profili degli amministratori e dei sindaci.

Sforbiciata agli organi di gestione della Fondazione, con la riduzione da 24 a 20, di cui 2 cooptati, del numero dei componenti dell’Organismo di indirizzo (OdI); per la composizione del consiglio di amministrazione è stata demandata all’OdI la determinazione del numero esatto tra un minimo di 5 e un massimo di 9 membri in sostituzione del precedente 5-11. Cambiano anche i soggetti designanti: la selezione – frutto di una disamina particolarmente complessa dettata dalle trasformazioni che coinvolgono gran parte degli enti già designanti quali le province (soppresse), i comuni (riordinati nelle UTI e attualmente alle prese con complicate questioni di riassegnazioni delle competenze), le Camere di commercio – è stata effettuata adottando tre criteri generali: la rappresentatività del territorio, dei soggetti e degli interessi sottesi all’attività della Fondazione,  l’adeguatezza quanti/qualitativa e la proporzionalità dimensionale. Tra i soggetti designanti entrano le due Diocesi e la Società Filologica Friulana, mentre scompaiono le due province (soppresse con legge costituzionale), l’Ordine degli Avvocati di Tolmezzo (soppressione del locale tribunale) e i Consorzi universitari di Udine e Pordenone.

Infine, cambia la denominazione della Fondazione: alla luce di un quadro normativo e sociale ora profondamente cambiato, è sembrato naturale procedere con la scelta di un nuovo nome. Il nome CRUP è legato al passato e a dinamiche sociali/culturali scarsamente aderenti alla realtà odierna. La Fondazione ha deciso, quindi, di riposizionarsi anche dal punto di vista comunicativo, su basi storiche e valori immutabili, ma con una “vision” nuova e dinamica, attraverso la nuova denominazione “Fondazione Friuli”. Dal punto di vista storico, geografico, etnico e culturale il nome è rappresentativo delle molteplici realtà di cui è composto il territorio delle due province di Udine e di Pordenone (Valli del Natisone, Carnia, Canal del Ferro, vicino Veneto, zone costiere e montane, vallate e pianure). Il nome Friuli racchiude in sé e simboleggia i tratti caratterizzanti di una visione progettuale fortemente identitaria e inclusiva, del cui recupero si avverte la necessità e l’urgenza. 

«Per la Fondazione si tratta di un’occasione storica – ha chiarito il presidente D’Agostini – per assumere un nome di forte connotazione identitaria. In questo momento in cui vengono cancellati enti territoriali storici, come le province, e viene rimodellato il territorio con l’istituzione delle UTI, il solo ancoraggio che può preservare quantomeno l’idea di quell’unità necessaria cui aspiriamo, che si allarga ad abbracciare tutti i paesi, le città e le contrade, nessuno escludendo o dimenticando, è rappresentato proprio dal nome Friuli. Una bandiera – ha concluso D’Agostini – fatta di operosità, sobrietà, rigore morale e  valori saldi, riconosciuta e apprezzata oltre i nostri confini, in tutto il mondo ove il destino ha trascinato i nostri emigranti di ieri e di oggi, portando con sé i segni inconfondibili di questo popolo».