La presidente scoppia in una crisi di pianto causa gli attacchi personali delle opposizioni. Disponibilità in calo per il Consiglio nel triennio
Approvazione del bilancio del Consiglio regionale e della nota di aggiornamento della regione Friuli Venezia Giulia con crollo emotivo (e relativo pianto) della presidente Debora Serracchiani a causa degli attacchi personali formulati dall’opposizione alla governatrice Dem che esce da un periodo tutt’altro che facile per il suo partito a livello locale e nazionale.
L’Aula ha esaminato e accolto a maggioranza (astensione di M5S e della Zilli di LN, nessun contrario) il bilancio di previsione finanziario del Consiglio regionale per gli anni dal 2017 al 2019, ovvero gli stanziamenti dell’Esecutivo regionale necessari al fabbisogno triennale per il funzionamento dell’Assemblea legislativa: per l’anno finanziario 2017 un fabbisogno di 18,4 milioni di euro; per l’esercizio finanziario 2018 18 milioni; per l’esercizio finanziario 2019 17,6 milioni. Per ciascun anno, 350.000 euro corrispondono alla quota annuale da destinarsi al Fondo di accantonamento per indennità di fine mandato dei consiglieri
L’elenco dei maggiori capitoli di spesa obbligatoria comprendono indennità consiliari; assicurazione infortuni; indennità di fine mandato; assegni vitalizi; restituzione contributi; indennità agli organi di garanzia Corecom, Commissione pari opportunità e Garante diritti della persona; funzionamento e personale gruppi consiliari; Collegio regionale garanzia elettorale; Organismo di valutazione.
Lo stanziamento richiesto per il 2017 alla Giunta regionale per il funzionamento del Consiglio – ha evidenziato il vicepresidente del Consiglio, Paride Cargnelutti, presentando il documento all’Aula – vede una riduzione di 450.000 euro rispetto all’esercizio finanziario 2016. Il bilancio interno di previsione calcola entrate per 22.656.564 euro (le entrate complessive per il triennio 2017-2019 ammontano a 66,56 milioni).
Sempre relativamente al 2017, la spesa prevista per imposte e tasse a carico dell’ente è di 957.329 euro. Per far fronte all’erogazione delle competenze spettanti ai consiglieri regionali si prevedono 5,92 milioni, per assegni vitalizi 6,96 milioni, per il trattamento economico dei componenti gli organi di garanzie 163.500 euro (Corecom 57.000; Crpo 41.500; Garante diritti della persona 65.000). Per servizi per il funzionamento del Consiglio si calcolano 1.127.056 euro (quali, tra l’altro, la pulizia e la vigilanza delle sedi per rispettivi 360.000 euro e 495.000 euro). Per il servizio di assistenza informatica si prevedono spese per 175.000 euro; 153.500 euro per l’acquisto di beni e servizi per attività di rappresentanza; 88.000 euro per l’informazione istituzionale; 37.500 euro per la formazione e l’aggiornamento del personale. I contributi ai gruppi consiliari sono: per il funzionamento 305.950 euro, per spese di personale 115.500 euro. Per altre spese correnti come le spese obbligatorie e le spese impreviste, si prevedono poste per poco più di 1 milione. A tutto ciò, vanno aggiunti gli investimenti fissi lordi per 677.622,52 euro e le uscite per partite di giro pari a 4.060.300 euro.
L’Aula ha poi approvato a maggioranza (con il voto contrario di centrodestra e di M5S) la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza regionale 2017, ovvero l’aggiornamento del quadro finanziario di tutte le risorse disponibili per perseguire gli obiettivi della programmazione unitaria, esplicitandone gli strumenti attuativi per il 2017, nonché gli indirizzi agli enti strumentali e alle società controllate e partecipate.
La nota è strutturata in tre parti: nella prima è contenuto il contesto all’interno del quale opera la Regione, è descritto l’andamento dell’economia negli ultimi trimestri e si evidenziano le principali riforme e le misure di politica macroeconomica intraprese; nella seconda si enunciano le politiche da adottare nel 2017 con proiezione triennale, suddivise nei 33 obiettivi strategici della Regione; la terza contiene gli indirizzi ad altri Enti di rilevanza regionale (tra questi rientrano le agenzie regionali, le società in house e quelle partecipate e in generale tutti i soggetti terzi ai quali la Regione delega attività per il perseguimento dei propri fini istituzionali).
La Serracchiani si è profondamente commossa fino alle lacrime nell’aula del Consiglio regionale durante la replica agli interventi dei capigruppo sulla manovra di bilancio regionale. «Ci sono momenti in cui faccio fatica anch’io – ha detto Serracchiani dopo aver ricordato gli attacchi tutti personali -. Verrà un tempo in cui tutte le valutazioni saranno prese dalla comunità politica cui appartengo – ha detto Serracchiani, riferendosi al suo futuro politico -. Dico che le cose fatte sono state tante, ma permettetemi una considerazione amara». A questo punto Serracchiani ha interrotto il suo discorso per una ventina di secondi. Ha bevuto un po’ d’acqua, ha estratto un fazzoletto e ha ripreso a parlare con la voce rotta dalla commozione senza trattenere qualche lacrima. «Non se è perché sono donna o perché non sono nata qui – ha detto riferendosi alle sue origini romane -, ma credo di aver sopportato più di qualsiasi altra persona in questa sede attacchi che sono stati tutti personali. Ci sono momenti in cui faccio fatica anch’io, ma non si può dire che io non abbia dedicato a questa Regione tutta ma stessa perché per questa Regione ho rinunciato a tutte le cose più care che avevo».
Serracchiani ha proseguito facendo parzialmente autocritica: «abbiamo cercato di dare risposte ma non le abbiamo azzeccate tutte. Ad alcune cose dobbiamo dare linfa nuova per avere un’attuazione completa, altre dobbiamo riadattarle a nuove esigenze. Sicuramente è mancata la collaborazione istituzionale nel corso dell’attuazione della riforma degli enti locali segnata, secondo la presidente, da accordi sottoscritti con l’Anci e disattesi nel giro di 24 o 36 ore». Serracchiani ha fatto riferimento all’abolizione delle Province e alla conseguente creazione delle Uti (Unione Territoriale Intercomunale) e ha detto di confidare «ancora che troveremo delle soluzioni condivise ma – ha aggiunto – se ci mettiamo a fare solo politica sulle riforme, queste soluzioni non le troveremo mai. Se infatti una forza politica dà alle sue maggioranze dentro i comuni il diktat “no giammai perché la riforma è della Serracchiani”, noi quella soluzione non la troveremo mai. Se invece troveremo forze politiche disponibili a discutere sulla base delle esigenze territoriali, molte delle quali già ascoltate e accolte, allora diversamente quella riforma diventerà una riforma condivisa, o meglio accettata sui territori come una proposta. Una proposta che dovrà avere gambe per crescere perché – ha concluso Serracchiani – quello è il futuro ineludibile delle amministrazioni locali. Ovunque sta accadendo, dalla Lombardia al Veneto e all’Emilia Romagna».