Secondo l’agenzia statistica di Bolzano, il fatturato per addetto sotto la media nazionale mentre i costi sono sopra la media. Corrarati (Cna): «necessarie politiche più incisive per migliorare la competitività dei piccoli»
È uno studio in chiaroscuro quello pubblicato dall’Astat (l’agenzia statistica della provincia di Bolzano) dal titolo “Risultati economici delle imprese”.
In base al fatturato per addetto, l’impresa media altoatesina dei settori industria e servizi si attesta, con 182.000 euro, poco al di sotto della media nazionale (189.000 euro) ma al di sopra di quella del Trentino (161.000 euro). Il valore aggiunto per addetto in Alto Adige, con 56.000 euro, si attesta su un livello nettamente superiore a quello del Trentino ed a quello dell’Italia (rispettivamente 48.000 e 44.000 euro). Il costo del lavoro per addetto in Alto Adige risulta essere superiore sia rispetto alla vicina provincia di Trento sia al livello nazionale (entrambi pari a 35.000 euro), la differenza supera il 12%. La quota di investimenti in Alto Adige è pari a 44 euro ogni 1.000 euro di fatturato, superiore a quella della provincia confinante (40 euro) e nettamente superiore alla media italiana (29 euro) . L’indicatore per la competitività di costo delle imprese altoatesine nel settore produttivo e dei servizi ammonta a circa 141 euro. Il che significa che vengono raggiunti 141 euro di valore aggiunto per addetto spendendo 100 euro di costi unitari del lavoro. In altre parole, ogni 100 euro versati per un dipendente, l’impresa realizza 141 euro di valore aggiunto. Questo valore è superiore sia a quello della vicina provincia di Trento (136 euro), e si attesta pure al di sopra della media nazionale (125 euro).
«In pratica – analizza Claudio Corrarati, presidente di CNA del Trentino Alto Adige – le imprese altoatesine e trentine hanno fatturati per addetto inferiori alla media nazionale, mentre il costo del lavoro per addetto in Alto Adige supera quello del Trentino che è analogo alla media nazionale. Le aziende della nostra regione investono più che nel resto d’Italia, e ciò comporta una maggior competitività in termini di valore aggiunto per addetto. Pur partendo da posizioni di svantaggio come minor fatturato e maggiori costi per addetto, le aziende trentine e altoatesine sono più competitive grazie agli investimenti. A questo punto, il nodo da sciogliere è legato alla redditività».
Secondo Corrarati «per le grandi aziende, il maggior valore aggiunto per addetto comporta redditività elevata. Per i piccoli, tenendo conto che oltre il 95% di aziende ha meno di 4 addetti e ha poco accesso al credito, i minori fatturati e i costi più elevati rischiano di incidere pesantemente sulla redditività aziendale».
Secondo il presidente della CNA regionale, è fondamentale che le due province autonome adottino politiche su misura per le piccole e micro imprese, che privilegino la riduzione del costo del lavoro, per quanto di competenza territoriale, l’aumento del fatturato per addetto, preferendo le gare pubbliche con la miglior offerta qualità/prezzo alle gare a massimo ribasso, gli investimenti e la detassazione degli utili che rimangono in azienda per capitalizzare meglio le PMI. «Senza queste misure – prosegue Corrarati – per quanto possano investire e avere una buona competitività, le PMI della nostra regione rimarrebbero vulnerabili rispetto a nuove ondate di crisi, provocate da instabilità politica provinciale, nazionale ed europea. Si tratta pur sempre di quel 95% di aziende che crea l’80% dei nuovi posti di lavoro ma riceve appena il 5% del credito, oltre che scarsa attenzione dalla politica. Un trend da cambiare subito. La prossima chance è l’esame dei nuovi criteri per i contributi a fondo perduto alle piccole imprese altoatesine, tema che sarà discusso a metà mese con la giunta provinciale».