A Ca’ Tron la Trilaterale del Nord: riscrivere la legge di Stabilità

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Luza Zaia Giovanni Toti Roberto Maroni
Zaia, Maroni e Toti: «servono costi standard per la pubblica amministrazione e investimenti fuori vincoli bilancio». Referendum: «il “No” sta dilagando e dopo il voto nuovo governo e nuova elgge elettorale»

 

Luza Zaia Giovanni Toti Roberto MaroniTerza tappa della “Trilaterale” tra i governatori di Veneto, Lombardia e Liguria a Roncade in provincia di Treviso presso gli spazi di H-Farm. Dopo i due appuntamenti di Genova e Milano, in cui Luca Zaia, Roberto Maroni e Giovanni Toti hanno parlato rispettivamente di migranti e di referendum costituzionale, l’appuntamento trevigiano serve ufficialmente a presentare il “Bilancio dei virtuosi”, ovvero la proposta di una serie di norme da inserire nella Legge di stabilità per incentivare “lo sviluppo dei territori”.

Secondo Zaia, Maroni e Toti la Legge di stabilità 2017 è «insostenibile, perché anticipa i contenuti di un referendum su cui i cittadini non si sono ancora espressi». Siamo in piena «stagione finanziaria», spiega Zaia, ma «a Roma pensano in maniera sconnessa dai territori che producono». Per questo i tre governatori insistono su alcuni punti. «L’applicazione dei costi standard a sanità e alla spesa pubblica in genere permetterebbe un risparmio di 30 miliardi l’anno e basterebbe costringere gli spreconi a non esserlo più », sottolinea Zaia, che chiede inoltre una maggiore autonomia per le Regioni che la meritano: «se uno ha i conti a posto non capiamo per quale motivo non debba essere ascoltato», afferma il governatore del Veneto, secondo cui il debito pubblico dovrebbe essere «regionalizzato». 

C’è poi il tema della semplificazione, perché in Italia investire è troppo complesso e anche chi attira investitori finisce per perdere fondi per la mancanza di percorsi e tempi certi. Eliminare le Conferenze dei servizi, trasferire alle regioni le funzioni svolte da Agenzia del Demanio, dalla Sovrintendenza per i beni culturali, oltre a regionalizzare completamente la Via (commissione Valutazione impatto ambientale), sarebbero dei passi importanti per sburocratizzare e semplificare, sostengono i tre governatori. Inoltre, «le spese d’investimento non vanno incluse nei vincoli di pareggio di bilancio» in modo da permettere maggiori investimenti pubblici, chiede Maroni. 

I tributi dovrebbero poi essere «federalizzati», continua il presidente della Lombardia, ricordando che «il pareggio di bilancio è obbligatorio per le regioni dal 2015, e noi lo rispettiamo. Ma il Governo lo ha rimandato al 2019». Il fatto che il terzo incontro della Trilaterale si sia tenuto oggi non è un caso, perché «da giovedì la Conferenza delle Regioni dovrà esaminare la Legge di stabilità – spiega Toti – e il parere è perplesso per molti presidenti di Regione, compresi alcuni del Pd che però appoggeranno la legge perché gli interessi di partito prevalgono su quelli degli elettori». 

Inoltre, Toti evidenzia che «si cancellano competenze degli enti locali come se il referendum fosse già andato nella direzione del si. Ridurre soldi alle Regioni non significa ridurre soldi a Toti, Maroni e Zaia ma ai cittadini di queste regioni, azzerare alcuni capitoli di bilancio che servono ai 5 milioni di italiani delle fasce più deboli che questo governo ha ulteriormente indebolito».

Qui «stiamo costruendo un esempio di confronto tra regioni che hanno interessi comuni – conclude il governatore della Liguria – «e lo spirito non è polemico ma costruttivo», a dimostrazione che «ieri Renzi ha provato a descrivere il Paese che costruirà dal palco della Leopolda, ma qua siamo nel Paese che già esiste». Perché, sottolinea Toti, «il futuro dove governa il centrodestra c’è già. Oggi parliamo di legge di stabilità, in futuro ci troveremo anche su altri argomenti per dimostrare che il centrodestra già governa e governa bene su oltre 17 milioni di cittadini».

Oltre che i temi di bilancio statale, Zaia Maroni e Toti hanno fatto il punto sulla campagna per il referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. «Della riforma costituzionale del Governo ben poco si potrebbe salvare, soprattutto per quanto riguarda il sistema delle autonomie, la riforma del Titolo V, perché con la clausola di supremazia si torna indietro di 30 anni rispetto ad un futuro che invece deve investire sul sistema delle autonomie – ha detto Maroni -. Salverei solo la soppressione del Cnel. Tutto il resto non va nella direzione giusta».

«Se dovessimo fare una sintesi, chi vota “Sì” vota un modello di Stato più centralista, mentre chi vota “No” uno più federalista e più simile a quello della Germania. La dimostrazione è nel quesito che prevede uno svuotamento delle competenze delle Regioni a favore di Roma – ha detto Zaia. -Non temiamo nulla, i cittadini sono dalla nostra parte. Il “No” si sente pulsare. La verità è che c’è un progetto, quello di affossare del tutto la democrazia. Basti pensare che con questo quesito il Senato e le Province non saranno più elettivi».

Secondo Toti, «una volta che il “No” avrà vinto e il Governo Renzi si sarà dimesso, si dovrà ragionare di legge elettorale: allora ci siederemo attorno al tavolo e costruiremo una legge elettorale che possa dare, speriamo presto, un nuovo governo al Paese».