A Trieste il polo della filiera caffè italiana ed europea

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chicchi caffe tostato
Al centro il Porto e il suo sistema produttivo e logistico 

 

chicchi caffe tostatoIl Porto di Trieste come vero e proprio “hub” per la filiera produttiva del caffè, non solo come punto di transito ma anche come luogo di trasformazione e trattamento dei preziosi chicchi, è stato il protagonista dell’evento inaugurale dell’ottava edizione di “TriestEspresso Expo”, fiera internazionale biennale del settore aperta a Porto Vecchio del capoluogo giuliano.

“Una filiera unica al mondo dove investire” il tema dell’incontro, che ha visto gli interventi di Antonio Paoletti, Commissario straordinario Cciaa, del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, del commissario del Porto, Zeno D’Agostino, del consigliere regionale, Emiliano Edera e di Fabrizio Polojaz, presidente dell’Associazione Caffè Trieste. 

«Trieste – ha ricordato D’Agostino – presenta caratteristiche importanti e uniche nella filiera del caffè, a partire dai traffici ma anche per le attività di valore aggiunto che vi si svolgono, come la valutazione e la selezione dei singoli chicchi. Sono attività logistiche di altissimo livello, che possono essere allargate ad altre categorie e merci». Ha quindi citato la presenza dei punti franchi, «argomento riesumato e rivalutato», e i collegamenti ferroviari «che spaziano da Lussemburgo a Budapest», e che costituiscono opportunità uniche per le aziende. 

E’ stato quindi Polojaz a fare gli “onori di casa” da parte delle aziende della filiera che si riuniscono nell’Associazione Caffè Trieste, che compie 125 anni «ma è giovane – ha sottolineato – se pensiamo che la tradizione risale a 300 anni. Un’associazione giovane per un settore che alcuni definiscono “maturo” ma che a Trieste trova posizione e conoscenza per portare avanti una vera e propria “cultura” del caffè».

Secondo D’agostino, il traffico di caffè al Porto di Trieste è cresciuto del 29,72% nel primo semestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2015. Nei primi sei mesi del 2016 sono transitate per le banchine giuliane 66.093 tonnellate di chicchi, rispetto alle 50.949 registrate nel primo semestre 2015. Tra i Paesi di provenienza Vietnam, Brasile, Honduras, India e Malesia. 

«A parte i traffici portuali – ha precisato D’Agostino – sono importanti le attività ad altissimo valore aggiunto che si svolgono nel porto, come quelle svolte dalla Pacorini Silocaf, che valuta la qualità di ogni singolo chicco di caffè che passa dai propri magazzini. Il porto non è solo punto dal quale passano le merci, ma deve essere ancora di più area dove si sviluppano attività logistiche ad alto valore aggiunto, che devono diventare modello per altre attività». Ha quindi ricordato il ruolo dei “punti franchi” dove «si possono svolgere attività uniche, come quelle di manipolazione e trasformazione delle merci».