L’ultima opera di Francesco Maino, edita da Ronzani Editore
Di Elena Salata
Ad inaugurare il secondo anno di vita dell’emergente casa editrice vicentina Ronzani Editore è l’ultima opera del vincitore del premio “Calvino” 2013, Francesco Maino. L’autore, dopo aver vinto il “Calvino” con il romanzo “Cartongesso”, edito per Einaudi nel 2014, prosegue il suo esordio con i racconti “Forme della mia rabbia” e “L’uso della vita”, e, all’apertura di quest’anno, pubblica la sua raccolta di prose “”. Parole alla prova presso la Ronzani, editrice di cui lui stesso è tra i fondatori e animatori.
In un linguaggio d’atteggiamento sperimentale, che volge lo sguardo agli “espressionismi” di Gadda e Parise (quest’ultimo come modello schiettamente veneto), si esprime così la denuncia politica di Maino. La misura è quella del pamphlet, dove la carica polemica si concentra in 4 parti, con l’aggiunta di un cappello introduttivo, sabba verbale scaturente dalla scomposizione del titolo dell’opera, “Ra-ta-tu-ja”.
Il discorso, senza punti fermi, accompagnato solo da virgole e sospensivi segue un flusso continuo, a volte frenetico, che mima l’incalzare e i tic del parlato; ma, ancora, il suo procedere sregolato, galoppante, pare alludere all’idea di una “realtà che va a rotoli”.
E così la lingua, a cui è affidato il compito di descrivere l’attuale, a parere dell’autore, diviene un’antilingua ibrida, frammentata, sradicata, dal contenuto spesso vacuo e autoreferenziale, quella snocciolata nella prima sezione dello scritto, in una fitta lista di nomi ed “espressioni odierne”.
Mentre la realtà, quella di cronaca politico-sociale, costituisce l’oggetto su cui si appunta l’attenzione di Maino, all’interno dei successivi tre raggruppamenti dell’opera. “Zaiazione finale” e “Crostolo”, a proposito delle elezioni a presidente della regione di Luca Zaia e dell’arresto di Giancarlo Galan per lo scandalo Mose, e “Resnullius”, epigrammatica riflessione sul caso dei profughi a Ventimiglia.
Lo stile è univoco, espressionista, d’una parola mistilingue, graffiante, spesso spinta allo spasmo, in un effetto d’iperrealismo un po’ fescennino, ma, l’impostazione letteraria cambia. Se “Crostolo” è mordace resoconto, mentre “Resnullius” voce di riflessione, “Zaiazione finale” si distingue per l’originalità di redazione.
Qui la satira politica è imbastita su di un surrealismo da racconto gogoliano, reso moderno dalla particolare scansione della scrittura: un susseguirsi di apparenti ritratti umani non-sense che trovano eloquente significazione nella chiusa finale. Il procedimento è ben orchestrato e la scelta del surreale permettono quel perfetto equilibrio tra tensione stilistica e intenzioni comunicative, che nei successivi capitoli sembra leggermente perdersi. Ed è allora con “Zaiazione finale” che, si può dire, le “parole alla prova” di Maino raggiungono la loro perfetta combinazione, rendendo “Ra-ta-tu-ja” prosa raffinata ed originale.