Crollo della produzione nazionale di olive, olio ai minimi e prezzi al massimo

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Coldiretti roberto moncalvo con matteo renzi che asseggia bruschetta olio extravergine oliva
Per Coldiretti è carestia a livello mondiale per crollo della produzione anche in Grecia e Tunisia. A Firenze Renzi s’impegna a difesa della produzione agricola nazionale e dei trasformati “Made in Italy”

 

Coldiretti roberto moncalvo con matteo renzi che asseggia bruschetta olio extravergine olivaCrollo del 38% della produzione di olio di oliva in Italia che scende ad appena 298 milioni di chili, un valore vicino ai minimo storici di sempre, con effetti inevitabili sui prezzi. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Ismea/Unaprol presentati alla Giornata nazionale dell’extravergine italiano al “Mandela Forum” di Firenze in Toscana con diecimila agricoltori con i trattori che hanno lasciano le campagne per difendere in una storica mobilitazione il prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea dalla concorrenza sleale, speculazioni, mancanza di trasparenza in etichetta, truffe ed inganni con l’hashtag #salviamogliulivi alla presenza del premier Matteo Renzi insieme al Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.

Un andamento che – sottolinea la Coldiretti – si riflette sulla produzione a livello mondiale dove si prevede una storica carestia dei raccolti per effetto del crollo della produzione anche in Grecia con circa 240 milioni di chili (-20%) ed in Tunisia dove non si supereranno i 110 milioni di chili (-21%) mentre in Spagna, che si conferma leader mondiale, si stimano circa 1.400 milioni di chili, in linea con l’anno scorso. In controtendenza la Turchia che aumenta la produzione del 33% per un totale di 190 milioni di chili.

Il risultato è una previsione di produzione mondiale a 2,785 miliardi di chili in calo del 9%, con conseguenti tensioni sui prezzi che si prevedono in forte rialzo per effetto della corsa all’acquisto dell’olio nuovo. I cambiamenti – spiega Coldiretti – si faranno sentire sul carrello della spesa soprattutto in Italia dove i consumi di olio di oliva a persona sono attorno ai 9,2 chili all’anno, dietro la Spagna con 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. I prezzi alla borsa merci di Bari, che per il comparto oleario è la più rappresentativa a livello nazionale, sono in significativo aumento con un balzo nell’ultima settimana del 14% per l’extravergine rispetto all’inizio dell’anno.

Le previsioni Ismea/Unaprol che classificano l’Italia come secondo produttore mondiale nel 2016/17 indicano che la Puglia si conferma essere la principale regione di produzione nonostante il calo, mentre al secondo posto si trova la Calabria con una riduzione della produzione inferiore alla media nazionale e sul gradino più basso del podio si trova la Sicilia dove il taglio dovrebbe essere più marcato a causa delle condizioni meteorologiche primaverili che hanno causato perdite in fioritura. Complessivamente – precisa Coldiretti – nel Mezzogiorno si stima un calo produttivo del 39%, al nord di appena il 10% mentre al centro del 29%, con la Toscana in linea con questa riduzione.

«Con l’approvazione dei piano olivicolo nazionale si è aperto un percorso di crescita del vero “Made in Italy” sul quale fare leva per incrementare la produzione nazionale, sostenere attività di ricerca, stimolare il recupero varietale e la distintività a sostegno della competitività del settore», ha affermato il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo nel sottolineare dinazi al premier Matteo Renzi che «l’Italia può contare su oltre 250 milioni di piante di ulivo su oltre un milione di ettari di terreno coltivato con il maggior numero di oli extravergine a denominazione (44) in Europa e sul più vasto patrimonio di varietà d’ulivo del mondo (395) che garantiscono un fatturato al consumo stimato in 3,2 miliardi di euro nel 2015».

Secondo Coldiretti, al ristorante sono fuorilegge 3 contenitori di olio su 4 (76%) che non rispettano l’obbligo del tappo antirabbocco entrato in vigore quasi 2 anni fa, che prevede anche sanzioni per chi non usa oliere con tappo antirabbocco con multe fino a 8.000 euro e la confisca del prodotto.  

coldiretti esame sofisticazione olioSecondo l’indagine on line condotta dal sito coldiretti nel 33% dei casi sulla tavola al ristorante c’è un’oliera senza alcuna indicazione sul contenuto, nel 43% delle volte una bottiglia di olio con etichetta, ma con tappo che permette il rabbocco e solo nel 24% dei casi viene servita una bottiglia di olio con etichetta e tappo antirabbocco a norma di legge. Gli oli di oliva vergini proposti in confezioni nei pubblici esercizi, fatti salvi gli usi di cucina e di preparazione dei pasti, devono essere presentati – sottolinea Coldiretti – in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l’esaurimento del contenuto originale indicato nell’etichetta. 

Le frodi non si fermano qui, ma si allargano allo stesso prodotto, visto che si sono quadruplicate le frodi nel settore degli oli e dei grassi con un incremento record del 278% del valore dei sequestri di questi prodotti perché adulterati, contraffatti o falsificati. Nel 2015 – sottolinea Coldiretti – sono stati effettuati dai Nas sequestri nel settore degli oli e grassi per 29,5 milioni di euro con 58 persone segnalate all’autorità giudiziaria e ben 345 segnalate all’autorità amministrativa, a fronte di 2.691 controlli che hanno consentito di individuare ben 401 irregolarità. In altre parole, il 15% dei casi. Tra le frodi più comuni ci sono la vendita di olio straniero come “Made in Italy”, ma diffuso è anche il confezionamento di olio di semi che viene adulterato e spacciato come extravergine, ma non mancano neppure gli inganni in etichetta con indicazioni false o ingannevoli che riguardano anche la ristorazione.

Per Coldiretti per stroncare le frodi bisogna applicare le norme previste, a partire dal controllo dei regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata per cui, ad esempio, l’olio d’oliva viene spacciato per olio extravergine d’oliva e l’olio di sansa passa per olio d’oliva, ma anche togliere il segreto sui flussi commerciali, rendendo pubbliche tutte le informazioni sulle importazioni. Inoltre, servono i controlli per la valutazione organolettica del prodotto che consentirebbero di distinguere e classificare gli oli extravergini d’oliva individuandone le caratteristiche. Infine, l’Antitrust deve vigilare rispetto al rischio di speculazioni sui prezzi e creazione di “cartelli” per monopolizzare i mercati. Non sono infatti un caso – conclude la Coldiretti – le recenti delibere dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) con cui sono state sanzionate la Carapelli Firenze SPA, la Pietro Coricelli SPA e LIDL Italia SRL per aver posto in essere pratiche commerciali scorrette attraverso la commercializzazione di olio di oliva presentato come extravergine, ma risultato, in seguito ad analisi condotte su alcuni campioni, privo delle caratteristiche organolettiche richieste per tale categoria di olii. 

La giornata toscana ha guardato anche al lato positivo: in una sola generazione sono praticamente raddoppiati i consumi mondiali di olio di oliva con un balzo del 73% negli ultimi 25 anni che ha cambiato la dieta dei cittadini in molti Paesi, dal Giappone al Brasile, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna alla Germania. Si tratta di una tendenza positiva che ha avvantaggiato anche l’Italia con un aumento record delle esportazioni di olio di oliva del 12% nel primo semestre del 2016, e – sottolinea Coldiretti – valori che vanno dall’aumento del 32% in Cina, dove però le quantità sono ancora ridotte, al +6% del Giappone fino al +9% negli Usa, dove è diretto quasi 1/3 dell’olio di oliva che varca le frontiere nazionali.

Nel mondo sono stati consumati complessivamente 2,99 miliardi di chili di olio di oliva nel 2015 con la vetta della classifica conquistata dall’Italia con 581 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 490 milioni di chili, ma sul podio salgono a sorpresa anche gli Stati Uniti con un consumo di ben 308 milioni di chili e un aumento record del 250% nell’arco di 25 anni. La crescita dei consumi – prosegue Coldiretti – è avvenuta in modo vorticoso nell’ambito di una generazione anche in altri importanti Paesi a partire dal Giappone dove l’incremento è stato addirittura del 1.400% per un consumo di 60 milioni di chili nel 2015, in Gran Bretagna con una crescita del 763% a 59 milioni di chili e in Germania che, con un incremento del 465%, raggiunge i 58 milioni di chili. Una rivoluzione nella dieta si è verificata anche in Paesi come il Brasile in cui l’aumento è stato del 393% per un totale di 66,5 milioni di chili, la Russia in cui l’aumento è stato del 320% anche se le quantità restano limitate a 21 milioni di chili e la Francia che con un incremento del 268% ha superato i 103 milioni di chili.

La situazione è invece profondamente diversa nei Paesi tradizionalmente produttori come l’Italia dove nel corso dei 25 anni i consumi sono rimasti pressoché stabili (+8%), la Spagna dove c’è stato un debole aumento del 24% mentre in Grecia si è verificato addirittura un calo del 27%. 

A sostenere la domanda mondiale sono certamente gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel crescente segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione. Tra i fattori di criticità – precisa la Coldiretti – c’è però la forte richiesta a livello internazionale di trasparenza sulla reale origine dell’olio contenuto nelle bottiglie vendute come italiane.

«La credibilità è il fattore di successo sui mercati internazionali dove si affacciano nuovi ed agguerriti concorrenti che vanno affrontati anche con un rinnovato impegno sul piano della sostenibilità ambientale, sociale ed economica – ha affermato Moncalvo – e il 99% dei consumatori stranieri ritiene una frode la vendita di un olio extravergine d’oliva come italiano se fatto con olive provenienti da altri Paesi, secondo l’indagine Unaprol/Ixè effettuata in occasione dell’Expo».

L’imbottigliamento italiano di olii non utilizza solo prodotti nazionali: tutt’altro. C’è più olio spagnolo che italiano nelle bottiglie riempite a livello nazionale che in 2 casi su 3 contengono prodotto straniero proveniente per oltre il 60% dalla Spagna, il 25% dalla Grecia, ma per quasi il 10% da un paese extracomunitario come la Tunisia. L’Italia – sottolinea la Coldiretti – si classifica come il maggior importatore mondiale per un quantitativo stimato nel 2016 superiore a 500 milioni di chili a fronte di una produzione nazionale di 298 milioni di chili, anche per effetto delle agevolazioni concesse dall’Unione Europea che ha appena dato purtroppo il via libera per l’importazione senza dazi nella Unione Europea di 35.000 tonnellate in più l’anno che vanno ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90.000 tonnellate.

Gli oli di oliva stranieri – precisa la Coldiretti – vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n. 182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.

«In attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione per non cadere nella trappola del mercato per approfittare dell’ottima annata “Made in Italy”, il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica», ha suggerito il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nell’aggiungere che «se si vuole comperare un buon extravergine italiano bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 6-7 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione».coldiretti manifestazione difesa olio firenze 2016