Gruppo Marcolin al via nuovi servizi alle famiglie dei collaboratori

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Zaia: «ottima iniziativa, non così il “Fertility day”»

 

occhiali marcolin omegaIl Gruppo Marcolin di Longarone aggiunge un altro tassello al progetto di welfare avviato quattro anni fa a favore dei propri collaboratori. Il pacchetto, realizzato attraverso un bando della Regione Veneto grazie a 80.000 euro di fondi europei, fa perno sul lavoro flessibile a da casa, sul “car pooling”. Ma la vera novità sta in “Matilda”, un servizio sperimentale che permetterà di trovare la disponibilità di una persona a cui affidare varie commissioni e pratiche. Tutto con una App messa a disposizione dei dipendenti.

Il programma coinvolgerà 900 dipendenti italiani sui 1.750 totali. «Da quattro anni – ha spiegato l’amministratore delegato Giovanni Zoppas – stiamo lavorando sull’incremento dei servizi ai colleghi. Abbiamo iniziato con le classiche tipologie: buoni spesa, buoni vacanza, medicina integrativa. Ma il valore più sentito è quello dell’utilizzo del tempo e quando abbiamo visto il bando della Regione sui fondi sociali europei per intervenire su quest’area abbiamo partecipato e vinto». Marcolin, nel 2015 ha assunto 200 dipendenti di cui 70 per il nuovo stabilimento di Fortogna (Belluno), chiudendo l’anno con 432 milioni di fatturato e registrando per il primo semestre 2016 una crescita del 10% nel comparto dell’occhialeria.

L’iniziativa ha ricevuto il plauso del governatore del Veneto, Luca Zaia: «da uno dei grandi marchi dell’ occhialeria bellunese arriva, proprio mentre il Governo butta denaro in una sterile campagna chiamata “Fertility day”, un esempio virtuoso di welfare. Ancora una volta un’impresa veneta, come molte altre di questo territorio dove ci sono tanti imprenditori attenti anche ai valori, dimostra come si può fare a rendere migliore la vita dei dipendenti». Per Zaia «dimostrando grande attenzione l’azienda ha sfruttato al meglio un nostro bando per fondi europei, ottenendo un finanziamento di 80.000 euro, grazie al quale realizzare nuove forme di sostegno ai suoi lavoratori. Si pensi solo per un attimo che cosa si potrebbe fare, invece che un “Fertility day”, se solo lo Stato avesse un minimo di attenzione verso gli aspetti umani del lavoro e dei lavoratori, primi tra tutti le giovani coppie che vogliono avere, o hanno, dei figli».

Zaia allarga il ragionamento al sostegno della famiglia che non si fa con «inizative inutili come il “Fertility day”, che sono soldi spesi male. Per promuovere le nascite il Governo aiuti le tante coppie che vorrebbero un figlio e non lo concepiscono perché non sanno come potranno mantenerlo, mandarlo all’asilo, istruirlo. Se il problema del ministro Lorenzin è quello di avere più nascite – aggiunge Zaia – deve rendersi conto che ci si trova di fronte a tre categorie di coppie: quelle che per scelta non vogliono figli, quelle che li vorrebbero ma non possono per motivi clinici, quelle che li desiderano ma non li mettono al mondo perché non hanno i soldi sufficienti per garantire loro un futuro dignitoso. Le prime due categorie, per senso logico – precisa Zaia – non sono interessate da nessuna iniziativa. Rimane la terza, che però non ha bisogno di stimoli a procreare da una campagna di slogan, ma di sostegni nazionali al progetto di vita di avere uno o più figli. Cioè di più welfare concreto e meno pacche sulle spalle. A queste coppie, tanto per capirsi, sarebbero dovuti andare anche i soldi spesi in pubblicità sterile». 

Una politica concreta a servizio della crescita demografica, secondo Zaia dovrebbe «contribuire come si deve al funzionamento degli asili nido, abbassare i costi della scuola di ogni genere e grado, rendere compatibile con le esigenze di un figlio il lavoro dei genitori. Lo dovrebbe fare lo Stato, e per tutta Italia. Fossi una di queste coppie – conclude – mi sentirei offeso da un Governo che mi dice di fare figli ma non è capace di sostenere il loro futuro fin dalla nascita».