Unesco critica la gestione del sito di Venezia

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venezia panorama piazza san marco dal mare
La riunione di Istanbul del World Heritage Committee dà tempo fino a febbraio 2017 per risolvere la questione del passaggio delle grandi navi e l’affollamento turistico

 

venezia panorama piazza san marco dal mareNata da un esposto di Italia Nostra del lontano 2011, se entro il febbraio 2017 non verranno prese misure urgenti, Venezia finirà in una lista nera dell’Unesco, la “List of the World Heritage in Danger”, con il rischio che la città e la laguna possano uscire dall’elenco dei siti patrimonio dell’umanità (Venezia si era guadagnata il riconoscimento nel 1987). La reprimenda è stata decisa all’unanimità dall’Unesco riunito a Istanbul, durante la quarantesima sessione del “World Heritage Committe”.

Il rapporto formulato da tre ispettori che dopo la visita di una settimana compiuta a Venezia nell’ottobre scorso composto da 78 fitte pagine ha evidenziato uno stringente elenco di criticità tra cui le più scottanti sono il passaggio di Grandi Navi davanti al bacino di San Marco e in generale il transito sregolato e caotico di imbarcazioni a motore che alterano pericolosamente il moto ondoso, gli interventi in laguna, in particolare gli ipotizzati scavi o allargamenti di canali che sconvolgerebbero definitivamente l’equilibrio di quel pregiato specchio d’acqua. Infine desta allarme l’assenza di politiche turistiche, un settore nient’affatto governato, con flussi di visitatori incompatibili con la fragilità di Venezia, dove è consentita quasi senza limiti la possibilità di trasformare le abitazioni in residenze temporanee, per lo più bed & breakfast a servizio del turismo “mordi & fuggi” senza alcuna regola che spesso finisce per lordare la città.

L’Italia è il paese con il più alto numero di siti (attualmente 51), su un totale globale di 1031. Negli ultimi anni hanno rischiato di essere esclusi anche Villa Adriana a Tivoli, minacciata prima da una discarica, poi da un insediamento residenziale, e l’area archeologica di Pompei. Procedura di verifica l’Unesco l’ha avviata per Vicenza e il paesaggio palladiano, dove grande complesso edilizio è sorto a qualche centinaio di metri dalla Villa La Rotonda.

Per Italia Nostra e altre associazioni protezioniste, i presupposti sono venuti meno anche a Venezia sia per le oltre 700 grandi navi che con i loro 1.400 passaggi provocano gravi danni alle strutture a causa del grande moto ondoso che innescano, che per le 30 milioni di presenze l’anno.

Non è tardata la replica del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro: «credo sia il momento di prendere decisioni internazionali pensando che a Venezia, prima di tutto, ci vogliono pensare i veneziani e i veneziani non vogliono morire, ma vogliono cominciare a far crescere la città con il loro orgoglio e sulle loro gambe». Brugnaro avanza anche una soluzione: «per noi è importante e utile l’idea che l’Unesco aiuti l’Europa e lo Stato a rifinanziare la Legge Speciale. Gli aiuti devono essere concreti, perché dei discorsi ne abbiamo le scatole piene».

Sull’ultimatum dell’Unesco interviene la capogruppo PD in Consiglio regionale del Veneto, Alessandra Moretti: «di fronte a un vero e proprio ultimatum dell’Unesco che con un documento di 78 pagine ha evidenziato le criticità su Venezia, stabilendo il termine del 1 febbraio 2017 per il progetto di rilancio della città e della laguna, il presidente Zaia risponde con una ricetta di una riga: basta che i turisti non facciano pipì sui muri e non gettino carte in terra, al limite contingentiamo gli ingressi. Ma è possibile che il governatore di una Regione che accoglie 63 milioni di turisti ogni anno tratti con tanta superficialità una questione così cruciale per la sopravvivenza di una delle città più belle al mondo?»  Moretti invita Zaia a «prendere in considerazione il dossier presentato dall’organismo delle Nazioni Unite convocando un tavolo con i settori interessati per un progetto di rilancio serio e concreto su Venezia. Siamo di fronte a valutazioni che si sono aggravate nel tempo per una mancanza totale di interlocutori: è evidente dalla risposta che arriva dal governatore che in questi anni ciò che si è fatto per organizzare una strategia turistica della laguna è zero». 

Secondo la capogruppo Dem «le competenze per il turismo sono della Regione e Venezia sta morendo perché nessuno ha governato l’organizzazione dell’industria turistica che non  può continuare a vivere di flussi incontrollati. Occorre un serio progetto di rilancio del settore che valorizzi la città d’arte e la laguna, per fornire un’offerta differenziata tra turismo culturale e ambientalistico.  Anche il porto deve essere ridisegnato: non può continuare ad essere ad uso esclusivo della crocieristica e la questione delle grandi navi va risolto una volta per tutte dicendo con chiarezza che non possono arrivare nel bacino di san Marco. Il porto deve invece sviluppare quelle potenzialità necessarie a farlo diventare il più grande e accogliente hub del Mediterraneo, sostenendo e incentivando così l’economia locale e contribuendo a non far divenire Venezia una città fantasma, di giorno percorsa da migliaia di turisti e di notte vuota perché i residenti scappano».