Dalla riforma della sanità a quella del terzo settore, al tema della legalità. Le cooperative a confronto con i vertici regionali sulle rivoluzioni in atto, dall’azienda “Zero”, alla riforma del Terzo settore, alla questione calda dell’emergenza profughi
La cooperazione sociale veneta è pronta al cambiamento, alla rivoluzione in atto sia a livello nazionale che regionale, a partire dalla sanità fino alla questione della legalità, delle buone e cattive cooperative.
I rappresentanti delle cooperative sociali del veneto aderenti a Federsolidarietà Confcooperative del Veneto hanno fatto il loro personale punto della situazione a 2 anni dal mandato del presidente regionale Roberto Baldo, interrogandosi su un mondo che cambia, oltre la crisi, mettendosi a confronto con le istituzioni regionali e con il territorio, presenti l’assessore regionale alle politiche sociali Manuela Lanzarin e Pier Angelo Turri dirigente della sezione lavoro della Regione Veneto , ma anche con il territorio, in particolare con l’Anci regionale rappresentato dal presidente vicario Angelo Tosoni già sindaco di Valeggio sul Mincio
La tavola rotonda ha preso vita dopo la presentazione della ricerca condotta da Euricse per Federsolidarietà Veneto presentata da Sara Depedri. Dalla ricerca emerge che le cooperative sociali Venete sono a tutti gli effetti imprese che mobilitano molte risorse economiche e creano occupazione per il territorio. «E’ proprio questa imprenditorialità – ha spiegato la ricercatrice – la leva “per fare welfare” e quindi produrre molti servizi e soddisfare quantitativamente e qualitativamente gli utenti, facendo risparmiare contemporaneamente la pubblica amministrazione in entrambe le direzioni anche in termini di risposta alla comunità. In questo la cooperazione sociale risponde alla necessità per l’ente pubblico di affidare i servizi in base all’impatto generato dalla imprese, così come richiede la legge. Una specificità veneta della cooperazione sociale è poi quella della rete e dei vantaggi che la stessa genera che potrebbero essere replicati anche in altri ambiti».
Proprio con questo impulso imprenditoriale che ha fatto i conti in questi anni con la ristrettezza di risorse oggi la cooperazione sociale può dire la sua nel mercato nazionale e regionale con numeri in crescita, con 4 miliardi di investimenti sui 6 miliardi di fatturato totale a livello italiano, con un’alleanza forte con l’ente pubblico che non può fare a meno della cooperazione sociale nella gestione dei servizi, anche in termini di risparmio.
«La “white economy” è il futuro – ha detto il presidente nazionale di Federsolidarietà, Giuseppe Guerini – anche rispetto all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, tra le quali gli over 50 anni che hanno perso il lavoro. Molte sono le cooperative sociali con approccio imprenditoriale, pensiamo all’agricoltura sociale. In questo la cooperazione sociale veneta è di qualità e continua a perseguire quella missione che ci è stata affidata con la legge 381 ancora 25 anni fa che chiede di perseguire il benessere della comunità».
Razionalizzazione delle risorse e dei servizi proprio per dare maggiori e migliori servizi al cittadino in termini di sanità e di sociale. E’ questa la logica che sta dietro la riforma della sanità in Veneto che verrà discussa martedì prossimo in consiglio regionale, commentata dall’assessore alle politiche sociali della Regione Veneto Manuela Lanzarin: «l’idea è quella di risparmiare per investire sul territorio, continuando la collaborazione tra pubblico e privato sociale, integrando però in questo la sfera sanitaria con quella sociale. Cambierà l’interlocutore e il braccio operativo della sanità e del sociale con l’azienda zero ma spazio per fare e continuare sulla strada intrapresa con le cooperative sociali ce n’è». L’assessore ha anche rassicurato le cooperative sociali rispetto alla partecipazione ai tavoli regionali e di programmazione, anche questa una strada già intrapresa.
Anche sul versante delle politiche regionali del lavoro, Federsolidarietà e la cooperazione sociale ci sono. La stessa legge regionale 3 attribuisce un ruolo fondamentale alla cooperazione sociale. Quanto alle risorse, il dirigente del lavoro della Regione del Veneto Pier Angelo Turri ha spiegato che il nuovo fondo sociale europeo prevede un 20% a favore delle politiche di inclusione sociale , circa 153 milioni di euro e la stessa Regione del Veneto ha investito 35 milioni di euro per l’inclusione sociale . «L’obiettivo regionale – ha detto Turri – è quello dell’integrazione delle misure tra soggetti pubblici e privati, il sistema quello del welfare territoriale in collaborazione con i servizi sociali. Nei lavori di pubblica utilità e socialmente utili la regione è intervenuta per l’assunzione di persone svantaggiate e anche in questo caso la cooperazione è stata coinvolta».
Coinvolti in queste rivoluzioni in prima persona anche i comuni che vedono di buon occhio le riforme ma chiedono alla Regione di coinvolgere i primi cittadini. «Siamo a favore della razionalizzazione sanitaria e sociale – ha detto Angelo Tosoni – ma che non sia staccata dalle esigenze dei singoli territori».
In chiusura l’intervento del presidente Regionale di Federsolidarietà del Veneto, Roberto Baldo, che ha ricordato come il mondo della cooperazione sociale non si occupa solo di “socio sanitario” ma è trasversale e potrebbe essere utilizzato anche in altri versanti. «Noi ci siamo – ha detto Baldo – e siamo disponibili a collaborare, a sederci a tutti i tavoli in essere».
Quanto al tema caldo della legalità il presidente regionale ha ricordato il lavoro interno fatto in questi 2 anni e ha ipotizzato una modifica della capacità della registrazione dell’albo delle cooperative. «Chiediamo – ha continuato Baldo – che le persone che utilizzano in modo strumentale e truffaldino il nome della cooperazione non possano continuare ad operare magari dando mandato alla commissione regionale della cooperazione sociale di escludere le cooperative cattive dall’albo proprio per privilegiare la vera cooperazione».
Ultima questione quella della gestione dell’emergenza profughi che vede operative le cooperative sociali anche in Veneto. «Noi stiamo operando per distinguere chi ha realmente bisogno, il vero profugo dagli altri – ha affermato Lanzarin – e proprio per questo continueremo a rispondere alle esigenze e necessità sociali di queste persone in difficoltà ma guardiamo al governo nazionale ed europeo per una gestione più oculata che vada oltre l’emergenza».