Rifiuti: in cinque anni produzione in calo (-10%), ma tariffe in crescita (+22,7%)

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Secondo un’indagine di Confartigianato virtuoso il NordEst con Trentino Alto Adige e Friuli Venzia Giulia al secondo e terzo posto

 

montagna rifiuti termini imereseGli italiani producono sempre meno rifiuti (negli ultimi 5 anni sono diminuiti del 10,1%) eppure le tariffe di raccolta continuano a galoppare, lievitate del 22,7% dal 2011. E spesso a fronte di strade e quartieri invasi da sporcizia. 

«C’è qualcosa che non va – denuncia il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti -. Le tariffe dei servizi erogati da soggetti pubblici devono rispettare il mercato e non possono essere una variabile indipendente, troppo spesso utilizzata per fare cassa e mettere a posto i guasti di una cattiva gestione». 

Il quadro che emerge da un rapporto realizzato dalla Confederazione è allarmante: l’igiene urbana è costata alle tasche di famiglie e imprenditori italiani nel 2014 in media 167,80 euro a testa, in totale 10,2 miliardi. E l’Italia è ultima in Ue per livello di soddisfazione. A pagare di più sono i cittadini del Lazio (Roma compresa) con un costo di 220,3 euro per abitante. Seguono Liguria con 212,7 euro/abitante, Toscana con 210,3 euro/abitante, Campania 196,7, Sardegna 192,1, Umbria con 182,2 euro (+13,1%).

All’altro capo della classifica delle zone pulite a costi più contenuti, la regione più virtuosa è il Molise dove i cittadini pagano 116,2 pro capite; secondo posto al Trentino Alto Adige con un costo di 130,6 euro pro capite e medaglia di bronzo per il Friuli Venezia Giulia con 130,7 euro per abitante. In generale, la rilevazione di Confartigianato mostra che soltanto un terzo (34%) degli italiani è soddisfatto della pulizia della propria città, un valore inferiore di ben 29 punti percentuali rispetto al 62% della media europea e che colloca il Belpaese all’ultimo posto in Europa per il livello di soddisfazione dei servizi di igiene urbana. 

«Le regole di una sana gestione imprenditoriale – sottolinea Merletti – devono valere anche per l’amministrazione dei nostri comuni e delle nostre città, non soltanto per i privati, e devono essere mirate a innalzare la qualità dei servizi e a migliorare la convenienza di prezzi e tariffe. I tagli alle società partecipate a livello locale che non conseguono risultati di efficienza nell’erogazione dei servizi sono una modalità che noi suggeriamo per realizzare in concreto la “spending review” annunciata dal Governo».