Tempo di tasse: Confartigianato Veneto lancia l’allarme studi di settore

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Curto: «calano i livelli di congruità: -7% (dall’82% del 2012 al 75% del 2014). Un’azienda su due è incoerente: +10% (dal 47% del 2012 al 57% del 2014). E nei settori riconducibili all’artigianato le cose vanno anche peggio soprattutto nel 2015».

 

Agenzia entrate logo«L’Agenzia delle entrate mette a disposizione i dati sugli studi di settore – triennio 2012/2014 – e scatta subito l’allarme. Analizzando i numeri su scala nazionale e relativi a tutti gli studi emerge infatti un preoccupante peggioramento degli indicatori di congruità e coerenza che si aggravano nelle stime da noi elaborate per il 2015 in cui sembrano aumentare ulteriormente i maggiori ricavi richiesti ai fini dell’adeguamento. Esito probabilmente dovuto allo scarso impatto dei correttivi anticrisi elaborati presso la SOSE (la società per azioni creata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dalla Banca d’Italia per l’elaborazione degli studi di settore). Correttivi che in diversi casi si riducono dalle 20 alle 40 volte».

A denunciarlo Luigi Curto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto che annuncia: «ci batteremo per la riformulazione e semplificazione degli algoritmi chiamati a sintetizzare la “vita” delle nostre imprese».

Venendo ai numeri, Curto afferma che «la percentuale complessiva di congrui del 75% fatta registrare nel 2014 non è così positiva come possa sembrare a prima vista. Innanzi tutto comprende anche gli adeguati (coloro che hanno pagato il “surplus” di imposte richieste dall’Agenzia) che pesano per un 9%. Ma, soprattutto, c’è in atto un netto peggioramento. Le posizioni congrue (comprese quelle adeguate), passano dall’82% del 2012, all’80,5% del 2013 al 75% del 2014. Quindi, sono in aumento repentino le posizioni di non congruità». Non solo: secondo Curto «ciò che ha raggiunto livelli di oggettiva criticità è dato dai risultati sulla coerenza delle attività economiche sottoposte agli studi. Per il 2014, il 57% di queste partite IVA è risultato non coerente. In aumento rispetto agli anni precedenti. Il dato non è sottovalutabile, vista l’importanza riconosciuta anche a questa tipologia di indici nell’ambito dell’attività di accertamento fiscale.  Volendo poi considerare, nel complesso, le posizioni “non congrue” e “non coerenti”, sempre riferendosi a tutti gli studi di settore, anche queste sono in aumento: 21% 2012, 24% 2013, 29% 2014».

Lo scenario si aggrava se si prendono a riferimento gli esiti degli studi di settore riguardanti alcune delle attività riconducibili all’artigianato, estrapolati dalla stessa banca dati nazionale dell’Agenzia delle entrate. Si va dal caso eclatante del trasporto merci in cui i non congrui sono aumentati in due anni del 140% passando dal 15,99% al 38,45%, a quello delle tintorie che risultano per il 91,06% non coerenti nel 2014 (erano 65,37% nel 2012), agli impiantisti che raddoppiano dal 2012 al 2014 come numero di non congrui, sino alla estetica in cui le aziende non coerenti sono aumentate del 69% in tre anni passando dal 49,97% del 2012 al 84,47% del 2014. 

«La lista potrebbe continuare – afferma Curto -, ma i dati appena sintetizzati esprimono un fenomeno generalizzato di una crescita repentina e costante di soggetti che risultano non in linea con quanto previsto dai modelli matematici degli studi di settore. A questi dati a consuntivo –prosegue – si aggiungono inoltre le nostre proiezioni sul periodo di imposta 2015. Grazie al solerte lavoro dell’Agenzia delle entrate che ha anticipato, rispetto al passato, l’ufficializzazione dei modelli applicabili all’anno appena trascorso, è stato possibile realizzare un monitoraggio per alcune delle principali attività artigiane. L’impressione è quella di sostanziale ulteriore peggioramento in termini di esito del calcolo di congruità, coerenza e normalità. In particolare, sembrano aumentare ulteriormente i maggiori ricavi richiesti ai fini dell’adeguamento. Esito probabilmente dovuto allo scarso impatto dei correttivi anticrisi elaborati presso la SOSE. In diversi casi questi si sono ridotti di 20, 40 volte, passando, ad esempio, da circa 3.000 euro per il 2014  a 150 euro per il 2015».

Quali le conseguenze della mancata congruità dei contribuenti? «Non rientrare nei parametri di congruità e coerenza comporta – sottolinea Curto – per il contribuente l’inclusione nelle liste dei possibili soggetti accertabili dall’Agenzia delle entrate, sarà nostra nostro impegno batterci affinché questi algoritmi siano strutturalmente riformati».confartigianato veneto studi settore