Fondazione Arena, il commissario Fuortes vara il piano di risanamento

0
469
2013 Arena di Verona foto Ennevi
Liquidazione del corpo di ballo e delle attività per due mesi all’anno per ridurre i costi operativi

 

2013 Arena di Verona foto EnneviChiusura del corpo di ballo e delle attività per due mesi l’anno, a ottobre e novembre, prepensionamenti, riduzioni degli stagionali e degli orari di lavoro per i dipendenti, maggiore flessibilità e razionalizzazione per aggiunti e dirigenti. Sono i primi punti del piano di risanamento della Fondazione Arena messo a punto dal commissario ministeriale Carlo Fuortes. 

Sono provvedimenti che garantiranno risparmi di 4 milioni di euro l’anno e consentiranno di chiudere in pareggio il bilancio 2016, a cui si aggiugnerà nei prossimi tre anni il prepensionamento di  oltre una trentina i dipendenti che matureranno i requisiti. «Questo piano – afferma Fuortes – è un’ottima soluzione per rimettere in ordine i conti del teatro e sono convinto che ci permetterà di accedere alla legge Bray. E’ un piano molto serio, innovativo, che crea basi assolutamente certe e dà garanzie sui costi».

Le azioni strutturali del piano di risanamento dell’Arena sono state presentate da Fuortes ai sindacati, e secondo il commissario costituiscono la condizione per accedere alle risorse del Fondo di rotazione della legge Bray. Il piano non prevede alcun licenziamento del personale tecnico amministrativo, ma il prepensionamento del personale con i requisiti contributivi pre-Fornero e l’utilizzo di uscite “naturali” dovute al collocamento a riposo. Sarà inoltre applicato il part time verticale a tutto il personale, pari a 2 mesi di sospensione dell’attività aziendale nei mesi di ottobre e novembre (cosa che consente di risparmiare il 16% sul monte stipendi), mantenendo lo stesso punteggio Fus, e concentrando l’attività produttiva nel restante periodo dell’anno. E’ inoltre previsto che i premi aziendali siano ancorati al raggiungimento del pareggio di bilancio già dal 2016, mentre, tra i risparmi, è stato infine deciso che i costi del Museo Amo, l’Arena Museo Opera di Palazzo Forti, non siano più carico della Fondazione. 

«Un piano duro, ma così in 3 anni l’Arena può uscire dalla crisi – dice Fuortes -. L’alternativa era la liquidazione, già deliberata da consiglio, ma così si sono evitati i licenziamenti, non si va in Ales, ci sono i prepensionamenti previsti dalla legge». 

Quanto alla chiusura del corpo di ballo della Fondazione, Fuortes sottolinea che «non c’erano alternative. Attualmente è di sole 8 unità e nella situazione attuale la Fondazione non si può permettere un vero corpo di ballo, composto almeno da 40 persone». Il commissario dice di non avere nulla contro la danza, anzi: «a Roma (dove Fuortes è sovrintendente, ndr.) l’ho difeso e portato a 70 elementi e con la direzione prestigiosa di Eleonora Abbagnato sta dando grandissimi risultati. A Verona attualmente non ci sono le condizioni». 

Il piano di risanamento presentato ai sindacati della Fondazione Arena, ribadisce però il commissario, può davvero funzionare. «Sono arrivato a Verona con il mandato di trovare alternative alla liquidazione e io credo che la legge Bray possa risolvere i problemi attuali sia in termini di debito pregresso che per il futuro. Così, in tre anni ce la si può fare».

Le proposte fatte dal commissario Fuortes sono condivise dal sindaco di Verona, Flavio Tosi, presidente dell’ente lirico scaligero: «Fuortes, nel suo piano di risanamento, ha sostanzialmente riproposto le cifre fissate dal Consiglio di indirizzo della Fondazione, con un percorso innovativo destinato a garantire nel tempo la stabilità ed il controllo dei conti. Quindi, sempre in linea con quanto era stato da noi prospettato – aggiunge Tosi -, una proposta credibile che va nella direzione condivisa di maggior elasticità, flessibilità e managerialità nella conduzione della Fondazione e nella gestione del personale. Speriamo quindi che quella parte dei sindacati politicizzati, che aveva strumentalmente rifiutato la precedente proposta del CdI, danneggiando sia i lavoratori che la Fondazione, abbia almeno questa volta il buon senso e l’intelligenza di recepire il progetto del dottor Fuortes, anche perché il Commissario è una figura indiscutibilmente al di sopra delle parti».

«Come CdI all’unanimità, compresi i rappresentanti della Camera di commercio e del Governo – ricorda Tosi -, avevamo valutato che, all’interno del Piano di ristrutturazione e rilancio della Fondazione Arena doveva esserci un risparmio complessivo di spesa di circa 4 milioni di euro annui, da aggiungersi ai 2 milioni all’anno di risparmio sulle spese fisse, già conseguito da parte del Sovrintendente Girondini. Avevamo ereditato un indebitamento di 17 milioni di euro dalla gestione Orazi-Zanotto, cifra mantenuta per molto tempo costante grazie ai bilanci finalmente in pareggio, fino a quando, negli ultimi due anni, sono calati in modo significativo i contributi pubblici da parte di Stato, Regione e Provincia». Una situazione che, secondo Tosi, «a questo punto, come in qualsiasi altra azienda nelle medesime condizioni, si era reso necessario un riequilibrio dei conti e per questo avevamo presentato, come Consiglio di Indirizzo, una proposta che la sola Cisl, con senso di responsabilità e comprendendo l’importanza della tutela dei posti di lavoro da un lato e della stagione lirica dall’altro, aveva accettato, a differenza della Fials e di gran parte della Cgil, le quali preferivano invece fare una battaglia ideologica e politica, tra l’altro difendendo l’indifendibile, ovvero un contratto integrativo datato 2003, infarcito di sprechi e privilegi figli del peggior sindacalismo; da qui l’esito negativo del referendum. La conseguenza di tanta scelleratezza è nella cronaca di questi giorni».