«Friuli esempio di ricostruzione efficace e senza sprechi, oltre che di solidarietà e collaborazione fattivatra istituzioni»
«Il Friuli è un crocevia dell’Europa. Da qui si comprendono, meglio che da altri luoghi, le ragioni che sorreggono la visione di un’Europa più forte e più solidale». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non si limita a lodare gli indubbi e ormai storici meriti della ricostruzione compiuta in Friuli dopo l’“Orcolat”, il sisma devastante di 40 anni fa, la sera del 6 maggio 1976, ma schiude intorno a quest’area nuovi orizzonti, identificandola come elemento geografico e culturale imprescindibile per l’Europa.
Mattarella lo fa nella giornata che ha dedicato al Friuli, una «società capace di fare sistema nei suoi organi rappresentativi, nei suoi apparati pubblici e nel coinvolgimento delle forze sociali». Quelle che, insieme, partendo «dalla collaborazione civile- militare», consentì la rinascita di questi luoghi. E la costituzione della Protezione civile. Il segreto: ciascuno fece «la propria parte», in un’atmosfera di coesione data dal «senso della comunità»: «cittadini, Comuni, Regione, Stato». E, tutto intorno, l’«abbraccio dell’intero Paese». Che dal Friuli mutuò un modello: «rialzarsi e ripartire».
Il Capo dello Stato ha illustrato questi concetti alla affollata 222/a seduta straordinaria del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia riunito nella sede di Udine, convocata per la celebrazione del 40/o. E’ il terzo appuntamento per Mattarella: partito in mattinata in aereo da Roma, il suo viaggio ha avuto una tappa “sociale” a Gemona e Venzone – due dei 119 comuni coinvolti dal sisma, maggiormente colpiti – e un pomeriggio “politico”. Per finire con la visita alla mostra sui 70 anni del Messaggero Veneto.
In Regione spiega più approfonditamente i concetti che aveva espresso a braccio a Venzone davanti a una folla festante, ad automezzi dei vigili del fuoco e la banda, salutando in friulano («Mandi Friùl» e «ariviodisi»). Il primo: «protagonisti assoluti« furono «gli abitanti delle zone colpite, con i loro amministratori, comunali e regionali, a partire da Antonio Comelli (presidente della Regione dell’epoca, ndr)», cui oggi è stato dedicato l’auditorium. Qui, insomma, tutti, dalle vittime ai soccorritori, manifestarono le caratteristiche migliori degli italiani: «altruismo, gratuità, solidarietà». Per loro, l’Italia nutre «apprezzamento, ammirazione, riconoscenza». La presidente della Regione, Debora Serracchiani, che ha accompagnato il presidente dal cimitero con le 400 vittime a Gemona, al Museo del Terremoto e al ricostruito Duomo di Venzone, ricordando l’esperienza del terremoto ha parlato di «battesimo morale». Da quel momento, un’area depressa bacino di emigrazione si trasformò radicalmente fino a diventare uno strutturato ed efficiente polo industriale. In quegli anni gli abitanti scoprirono di essere «votati ad eccellere», precisa. Non furono soli i friulani, l’Italia diede loro un «respiro», come ha detto un altro protagonista, il Commissario di Governo Giuseppe Zamberletti. Il resto, però, lo fecero tutto loro. Mattarella ha incontrato in Duomo a Venzone i genitori di Elisa Valent, la studentessa Erasmus morta insieme con alcune coetanee nel marzo scorso in un incidente di autobus in Catalogna.