Caso Baratter: la Procura di Trento apre un’inchiesta

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Trento Palazzo della Provincia Autonoma di Trento front
Indagati anche Corona e Dalprà. A tutti è contestato un reato elettorale

Trento Palazzo della Provincia Autonoma di Trento frontLa Procura di Trento, letti i giornali relativi allo scandalo politico che vede protagonista il capogruppo del Patt in Consiglio provinciale di Trento, ha aperto un’inchiesta sul caso Baratter per corruzione elettorale, iscrivendo nel registro degli indagati, oltre al rappresentante del Patt, anche Giuseppe Corona, vicecomandante degli Schützen e Paolo Dalprà, presidente dei cappelli piumati.

Alla base dello scandalo un documento in cui i candidati alle elezioni del 2013 Lorenzo Baratter e Giuseppe Corona si impegnavano a sostenere le attività degli Schützen con il versamento, in caso di elezione al Consiglio provinciale, di 500 euro al mese ciascuno. Ad urne chiuse, l’unico ad essere eletto è stato il Baratter, che ha onorato per i soli primi tre mesi il discutibile impegno politico.

Tribunale Trento Procuratore Capo Giuseppe AmatoIl procuratore capo, Giuseppe Amato, non ha atteso il deposito degli annunciati esposti del deputato del Movimento 5 Stelle, Riccardo Fraccaro e dell’esponente di Forza Italia, Giacomo Bezzi: «valuteremo se ci sono aspetti di rilevanza penale» ha chiarito il procuratore che ha aperto un’inchiesta a “modello 21” a carico di tutti e tre i firmatari del documento per violazione dell’articolo 96 del Dpr 361 del 1957 (ossia violazione della legge elettorale). Amato ha firmato un ordine di esibizione, chiedendo l’acquisizione del documento che è stato prontamente depositato in Procura dal difensore del consigliere provinciale a segnale della piena collaborazione dell’indagato.

Baratter cerca di parare il colpo dichiarandosi pienamente collaborativo con la magistratura attraverso il suo legale: «bene che la magistratura verifichi abbiamo subito depositato il documento, che di fatto è un’autodenuncia, affinché la magistratura possa esprimersi dal punto di vista penale».

A termini di Codice penale, il reato contestato ai tre non è una bazzecola: «Chiunque per ottenere a proprio o ad altrui vantaggio la firma per una dichiarazione di presentazione di candidatura, o il voto elettorale o l’astensione offre, promette o somministra denaro, è punito con la reclusione da uno a quattro anni».

Sarà la magistratura a decidere se la firma di accordi preelettorali dove le parti s’impegnano a vicendevole sostegno siano o meno in linea con le disposizioni del Codice penale. Ma la questione sul piano politico ha terremotato il Patt, messo sotto pressione oltre che dalle opposizioni anche dai partiti della maggioranza di centro sinistra. Se il segretario del partito, il senatore Franco Panizza, ha indossato i panni del pompiere per spegnere l’ennesimo incendio divampato nel post congresso, esprimendo vicinanza e fiducia al capogruppo autonomista, da PD e UPT giungono segnali di gelo.

In caso di condanna, il posto di Baratter in Consiglio sarebbe a rischio, mentre la sua credibilità politica di capogruppo sembrerebbe già saltata. Quanto agli altri due indagati, Corona non vuole commentare il fatto, mentre Dalprà dichiara che l’intervento della magistratura «farà chiarezza».

Da parte del governatore della provincia di Trento e compagno di partito di Baratter, Ugo Rossi,  giunge una solidarietà di prammatica, con un attacco deciso alla “manina” che ha diffuso il documento incriminato: «sono nauseato dai dossieraggi e da un atteggiamento di killeraggio. Quanta schifezza c’è in questo modo di fare politica. Ma penso — ripete Rossi — che poi tutto questo gli tornerà nei denti». Per Rossi nei confronti di Baratter «dal punto di vista giuridico, da quanto mi pare di capire, non ci sarebbero estremi penalmente rilevanti», sottolineando che «io la firma non l’avrei fatta di sicuro» né lui si sarebbe preso «l’impegno di corrispondere del denaro».

 

Su richiesta del legale delle persone inquisite, si aggiorna l’articolo segnalando che Paolo Dalprà è stato successivamente assolto per insussistenza di prove con sentenza della Corte d’Appello di Trento del 26 ottobre 2018, passata in giudicato il 12 marzo 2019. Per Lorenzo Baratter, il Tribunale di Trento in data 30 maggio 2017 ha stabilito il proscioglimento perché il fatto non sussiste.