Respinte le richieste del comune di Venezia, della città metropolitana Venezia, della provincia Udine e Cciaa di Venezia. Bembo nuovo rappresentante in consiglio di amministrazione su indicazione del Veneto
E’ Tiziano Bembo, già presidente di Cav (concessionarie autostradali venete) il nome indicato dalla Regione Veneto per il Consiglio di amministrazione di Autovie Venete, presentato all’assemblea dei soci della concessionaria riunita a Trieste nella sala convegni di via Locchi. Bembo sostituisce Luca Felletti, indicato durante l’assemblea dello scorso settembre ma che, successivamente, ha rinunciato alla carica.
Oltre alla nomina dell’amministratore, all’ordine del giorno del Consiglio la richiesta di dismissione delle proprie quote presentata dalla Provincia di Udine, dal comune di Venezia, dalla Camera di Commercio di Venezia e dalla Città Metropolitana di Venezia, (ex provincia). Una questione complessa e intricata perché le norme che regolano questi processi in alcuni casi, si sovrappongono, con il risultato che le interpretazioni fornite dagli esperti non sono univoche. Nel caso in questione, si tratta di un adempimento previsto da più leggi di stabilità (in particolare quella del 2014) che impone agli enti locali di svincolarsi dalle partecipazioni non strategiche nel più breve tempo possibile. In pratica, il soggetto pubblico che non ha un vero interesse a mantenere la partecipazione in una determinata società, deve andarsene.
Nata all’interno di un più ampio progetto di riorganizzazione strategica delle società partecipate ma soprattutto in un’ottica di razionalizzazione della spesa pubblica, la legge, per quanto riguarda Autovie Venete, si inserisce in una fase piuttosto delicata visto che la Concessionaria è impegnata in un percorso di trasformazione in società pubblica al 100% per poter essere gestita “in house” condizione sine qua non per ottenere la proroga della concessione che scade nel 2017. Un’attenta analisi del quadro normativo di riferimento, ha evidenziato come, per quanto riguarda la cessazione dell’ente pubblici dalla qualità di socio, la disciplina potrebbe essere in contrasto con alcuni articoli della Costituzione in quanto crea una disparità di trattamento fra socie privati e soci pubblici e inoltre va a incidere sul diritto di proprietà (i soci privati subirebbero una sottrazione di ricchezza nel momento in cui scatta l’obbligo di liquidare il socio cessato).
Il meccanismo automatico di cessazione introdotto dalla normativa poi, non opera quando la società partecipata svolga “servizi di interesse generale” come nel caso di Autovie Venete. La missione principale della Concessionaria, infatti – costruzione e gestione di una infrastruttura autostradale – rientra a pieno titolo nella categoria dei “servizi di interesse generale”. Pertanto, secondo la Concessionaria, non sussistono i presupposti richiesti “ex lege” per la liquidazione in denaro delle partecipazioni detenute dai soci pubblici. Il consiglio di amministrazione di Autovie Venete, quindi, ha chiesto all’assemblea di prendere atto dei profili di illegittimità e di limitata applicabilità della normativa per quanto riguarda le partecipazioni detenute dalle Amministrazioni e quindi di non approvare la richiesta di cessazione delle partecipazioni societarie presentate. La richiesta della Concessionaria è passata a maggioranza, con l’astensione di regione Veneto, comune di San Donà e provincia di Treviso, mentre hanno votato contro il comune di Venezia la provincia di Udine e quella di Venezia oggi Città metropolitana.