Regioni e legge di Stabilità: dal Veneto no ai tagli alla sanità a carico delle sole regioni ordinarie

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Forcolin: «autonomie ordinarie e speciali tutte sullo stesso piano senza canali preferenziali. La salute è un bene per tutti i cittadini»

 

tagli alla sanita ed e rivolta delle regioniE’ bufera sulla Conferenza delle Regioni che ha deciso di non decidere, rinviando ancora l’approvazione dell’intesa e accordo tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano sui tagli alla finanza pubblica previsti dalla Legge di stabilità 2016 a causa della politica del doppio binario tenuta dal Governo Renzi nei confronti delle autonomie speciali esentate dai tagli. Per il vicepresidente della regione del Veneto Gianluca Forcolin «oggi è emerso per l’ennesima volta come le politiche di tagli indiscriminati del governo costringano le Regioni ad una guerra tra poveri. L’unica strada a questo punto è quella, intrapresa dal Veneto, della richiesta di una maggiore autonomia per far sì che le tasse pagate dai cittadini rimangano sul territorio».

Questo è dovuto al ricorso che Regioni a statuto speciale come la Sicilia hanno fatto alla Corte Costituzionale sulla Legge di stabilità e la sentenza è attesa per il prossimo settembre. La Legge di stabilità 2016 (ai sensi dell’articolo 1, commi 680, 682 e 683) prevede infatti tagli a carico delle Regioni e Province autonome per il risanamento della finanza pubblica, stabilendo anche la possibilità di andare a rideterminare i livelli di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. Ma una clausola dispone che – decorso il termine del 15 marzo 2016, nel caso in cui le Regioni non abbiano concordato questa quota e, per quanto riguarda le autonomie speciali, la stipula di singole intese con il Governo – il livello del Fondo Sanitario Nazionale venga ridotto al fine di assicurare comunque gli effetti positivi per la finanza pubblica previsti dalla normativa. 

Siccome però per la Regione Trentino –Alto Adige e le Province autonome di Trento e Bolzano l’applicazione della Legge di stabilità avviene nel rispetto di accordi specifici con il Governo, tali enti non devono concorrere al taglio automatico del FSN. La Sicilia, altra Regione a statuto speciale, ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale sulla legge di stabilità per il 2016–2018 per avere lo stesso trattamento. In assenza quindi di un’intesa da parte della Conferenza delle Regioni, il taglio finirebbe per gravare sulle Regioni a statuto ordinario.

«Non possiamo più accettare – conclude Forcolin – questi tagli da parte di un Governo che continua a scaricare sulle Regioni la mancanza di coraggio di tagliare sprechi e burocrazia senza mai basarsi su criteri di efficienza ma sempre e solo con tagli lineari!»

A dar man forte al suo collega di giunta interviene anche l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto: «credo si tratti di semplice buon senso: se sacrifici vanno fatti sui fondi nazionali per la sanità, questi devono essere per tutti, senza alcuna neutralizzazione, devono basarsi esclusivamente sui costi standard e devono rispettare l’articolo 32 della Costituzione che sancisce l’universalità delle cure in questo Paese».

Coletto, sceso a Roma per discutere dei fondi per la sanità nel triennio 2016-2018, sottolinea come «l’opposizione delle Regioni e Province a Statuto Speciale a farsi carico della loro parte in funzione della loro specialità è un problema, perché, qualora passasse, andrebbe anche a incidere sull’equità dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, qualora in buona parte d’Italia si dovessero sopportare tagli e in altre no. Sia ben chiaro – conclude Coletto – che ciò non significa in alcun modo togliere qualcosa di dovuto alle Specialità, ma rendere equa la gestione sanitaria in tutto il Paese. Se no, diano al Veneto l’Autonomia per la quale il nostro Presidente ha avviato le procedure costituzionali il 17 marzo e il Veneto saprà arrangiarsi senza chiedere niente a nessuno utilizzando i circa 20 miliardi di residuo fiscale attivo che ogni anno lasciamo a Roma».