Assemblea Banca Popolare Vicenza: chiusura 2015 con rosso da 1,4 miliardi

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Deliberato l’aumento di capitale da 1,75 miliardi euro e la trasformazione in società di capitali. Approvata la pulizia nei conti. La gestione ordinaria è positiva

 

assemblea BPVI 2016 1Gli azionisti della Banca Popolare di Vicenza hanno deliberato la trasformazione dell’istituto creditizio da popolare a società per azioni e approvato il bilancio consuntivo 2015 che chiude con un rosso di 1.407 milioni di euro, a causa principalmente dell’incremento del costo del credito, passato da 900 milioni nel 2014 a 1,3 miliardi del 2015, comprensivi di 450 milioni di capitale finanziato, della svalutazione degli avviamenti e dell’accantonamento di 513 milioni al fondo rischi e oneri.

Tutto sommato contenuta la “fronda” al nuovo corso della banca: solo il 6,2% dei soci hanno votato contro, cui s’aggiunge il 4,17% degli astenuti. Il voto favorevole dell’89,52% del capitale presente in assemblea, oltre al bilancio 2015 e alla trasformazione societaria, ha approvato anche il progetto di quotazione in Borsa. Viceversa, non è passata la richiesta di azione di responsabilità invocata da una forte minoranza nei confronti dei “vecchi” amministratori, decisione non definitiva e rinviata all’assemblea del prossimo giugno che rinnoverà tutto il consiglio di amministrazione. Per il presidente Stefano Dolcetta «l’azione di responsabilità potrà essere richiesta nella discussione dell’ordine del giorno con solo il 2,5% del capitale sociale»  .

Tornando alle cifre del bilancio 2015, gli impieghi dalla clientela si sono ridotti da 28,1 miliardi del 2014 ai 25,2 del 2015 (-10,4%, meno 2,9 miliardi), ma l’andamento commerciale registra una riduzione di 1,2 miliardi, il resto sono crediti ritenuti inesigibili. La raccolta diretta ha perso 8,4 miliardi (-8,7%) – di cui 1,8 miliardi sono trasferiti nella cassa compensazione garanzia, passando da 28,6 miliardi a 21,9. Dei restanti 7 miliardi circa, la parte di effettiva perdita di clientela si identifica con 4 miliardi. La raccolta indiretta ha complessivamente tenuto, registrando una riduzione del 2,45%. I costi hanno avuto un incremento sensibile, il 12,7%, comprensivi anche del contributo per il salvataggio delle quattro banche italiane commissariate. Lo stock del credito deteriorato netto passa da 4.201 milioni del 2014 ai 5.320 del 2015 (+26,6%). Le coperture complessive sui crediti deteriorati sono passate dal 37,9% al 42,4%, livello giudicato medio-alto. 

Per il nuovo amministratore delegato Francesco Iorio «l’aumento di capitale da 1,75 miliardi non risolve il problema ma mette la banca nelle condizioni di risolvere il problema. La gestione ordinaria è sorprendentemente positiva, il margine di interesse è nettamente superiore a quello di altre banche». Quanto ai crediti deteriorati (5,3 miliardi quelli netti e 9 lordi) «è vero, è un dato non bello da gestire, ma anche banche vicine a noi hanno dati simili». Iorio si è inoltre augurato che «il bilancio 2015 possa rappresentare un punto di ripartenza importante per questa banca, l’enorme ammontare di accantonamenti 2,3 miliardi mi fa essere fiducioso».

Un tema che ha infiammato l’assemblea è stato il secondo punto all’ordine del giorno legato ai compensi dei vertici della banca, vecchi e nuovi. Nel 2015 la banca ha pagato 2,675 milioni di euro di bonus d’ingresso una tantum a sei dirigenti, inclusi i nuovi Iorio e De Francisco, e 5,2 milioni di buonuscita a cinque ex dirigenti. La più consistente, 4 milioni di euro, è stata riconosciuta all’ex amministratore delegato Samuele Sorato, il quale ne ha incassati già due mentre gli altri due li incasserà con differimento triennale. Per l’ex amministratore delegato, indagato con Zonin per ostacolo all’attività di vigilanza e aggiotaggio, il compenso complessivo del 2015 (si è dimesso il 12 maggio) è stato di 4,6 milioni. Sono denari passibili di recupero, visto che la banca si è riservata di agire in questo senso per un totale di 4,81 milioni. 

Prossimo adempimento è costituito dall’aumento di capitale che dovrebbe decollare entro aprile con la fissazione della forchetta del prezzo, seguito subito dopo dallo sbarco sul listino di Piazza Affari.