Il Quintetto Barutti per il cartellone della Società Veneziana dei Concerti

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quintetto barutti
Il VI appuntamento del programma “Nostos-Ritorno” pagine di Brahms e Dvořák

 

Di Giovanni Greto

 

quintetto baruttiPer il sesto appuntamento della stagione di musica da Camera “Nostos-Ritorno” della Società Veneziana di Concerti, è stato invitato ad esibirsi al Gran Teatro la Fenice di Venezia (lunedì 22 febbraio, ore 20.00) il Quintetto Barutti, il quale vanta il primato di essere l’unica formazione al mondo per quartetto d’archi e pianoforte formato da cinque fratelli. 

Bruna e Mila al violino, Fiorenza alla viola, Giuseppe al violoncello ed Anna al pianoforte, tutti veneziani, eseguiranno il Quintetto in fa minore per pianoforte e archi Op. 34 di Johannes Brahms (1833-1897) e il Quintetto in la maggiore per pianoforte e archi n. 2 op. 81 di Antonin Dvorak (1841-1904), suddivisi entrambi in quattro movimenti. Il Brahms delle musiche da camera si presenta sotto l’apparenza di un tranquillo e tenace elaboratore di forme collaudate e sicure. La prima versione del Quintetto op. 34 era destinata alla formazione del quartetto d’archi, ma qualcosa nell’abbondanza dei materiali e nel loro respiro vasto, orchestrale, fece inclinare il compositore per un’altra soluzione, quella della Sonata per due pianoforti. 

Hermann Levi, direttore d’orchestra che aveva suonato in coppia con Clara Schumann la versione per due pianoforti, propose al compositore  l’ipotesi del quintetto con pianoforte. Brahms accolse il suggerimento, nella convinzione che alcuni passaggi più marcatamente orchestrali richiedessero l’intervento del pianoforte, e approntò in tempi piuttosto rapidi la versione definitiva dell’Op.34, la cui compattezza non rivela nulla dei dubbi, delle discontinuità, delle manomissioni con cui la materia sonora venne trattata in concerto.

La fortuna di Dvorak si deve alla freschezza dell’ispirazione, attinta alla musica popolare ceca, alla vivacità ritmica, al fascino dei ritmi e delle melodie slave. Sensibile alle suggestioni della tradizione spontanea locale, il compositore assunse tuttavia a propri modelli espressivi i maestri della tradizione colta tedesca, primo fra tutti Brahms. Scritto tra il 18 agosto e il 3 ottobre del 1887, il Quintetto Op. 34, a differenza del precedente op. 5 (1872), si allontana dalle atmosfere classicheggianti in una direzione i cui elementi romantici e folclorici ne definiscono lo stile del tempo e del luogo. Subendo comunque l’influsso delle teorie di Herder, Goethe e dei fratelli Grimm, così decisive per lo sviluppo del nazionalismo ceco, il compositore aderì a quell’ideale artistico in una tradizione che, pur ponendo forti radici sia nel classicismo, che nel solco del grande romanticismo tedesco, fosse in grado di trasmettere nelle strutture formali di quella tradizione e nei suoi schemi compositivi la diretta comunicativa del canto popolare, giungendo a vagheggiare l’utopia totalizzante di un folclore  panslavo senza distinzioni. 

 

 

Programma

 

Johannes Brahms (1833 – 1897)

Quintetto per pianoforte e archi Op. 34 in fa minore

Allegro non troppo, Andante, un poco Adagio; Scherzo – Allegro; Finale – Poco sostenuto 

 

Antonín Dvořák (1841 – 1904)

Quintetto n. 2 in la maggiore Op. 81

Allegro, ma non tanto; Dumka – Andante con moto; Scherzo – Furiant, Molto vivace; Allegro