Trento, arrestati 11 immigrati del Gambia per spaccio di stupefacenti e riciclaggio

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I protagonisti sono richiedenti asilo che hanno allestito un vasto traffico illegale in Trentino. Insorgono le opposizioni di centro destra

 

droga1Undici immigrati del Gambia, tutti richiedenti asilo, sono stati arrestati dalla polizia di Trento perché ritenuti responsabili di traffico di sostanze stupefacenti e riciclaggio. L’operazione, denominata “Mandinka” ha portato alla luce un vasto traffico di droga e riciclaggio di denaro tra Rovereto e Trento gestito da un’organizzazione criminale, i cui appartenenti erano giunti in Italia come richiedenti asilo per motivi politici-umanitari o di protezione sussidiaria. Oltre agli 11 richiedenti asilo arrestati, per altri due è stato applicato l’obbligo di firma e quattro sono stati denunciati, fra cui un minorenne segnalato alla Procura per i Minori di Trento.

Parte degli arrestati – fanno sapere gli investigatori – erano ospiti della Provincia di Trento con i progetti di accoglimento gestiti da Cinformi. Le indagini sono state avviate nella seconda metà del 2015 dopo una morte dovuta all’assunzione di stupefacenti e diversi casi di overdose a Rovereto e Trento. Gli investigatori della squadra mobile di Trento, diretti dal vice questore aggiunto Salvatore Ascione, hanno iniziato a fare luce sul mondo dello spaccio in Trentino, cercando di comprendere i canali di approvvigionamento dello stupefacente. In pochi giorni, grazie ad una intensa attività di intelligence, sono state intercettate alcuni dosi della droga killer. Si è così scoperto che lo stupefacente, proveniente da Napoli e Roma, veniva importato da un’organizzazione di immigrati del Gambia. 

E’ scattata quindi l’operazione della Polizia di Trento condotta in collaborazione con il Commissariato di Rovereto che ha portato all’arresto di due gambesi, che trasportavano in corpo numerosi ovuli contenenti eroina. Le successive analisi hanno attestato un elevato grado di purezza, possibile concausa delle overdose. Nei mesi successivi, con il coordinamento della Procura di Rovereto, gli investigatori hanno scoperto che la banda, composta prevalentemente da soggetti del Gambia e del Senegal giunti dapprima a Rovereto, in parte ospiti del centro di prima accoglienza di Marco, e successivamente a Trento, collocati nell’ambito dei progetti di accoglienza della Provincia, aveva creato una fitta rete di persone e contatti allo scopo di inserirsi nel mercato della droga.

Grazie anche alla collaborazione del Cinformi, gli investigatori hanno ricostruito le singoli posizioni dei richiedenti asilo assieme alle gerarchie, metodologie, linguaggi, distribuzione e clienti della presunta organizzazione criminale. Da qui le richieste alla magistratura delle misure cautelari. Durante le indagini sono state inoltre sequestrate notevoli quantità di droga e diverse migliaia di euro ed è emerso che il denaro ricavo dello spaccio veniva, settimanalmente, inviato in Gambia tramite connazionali che fungevano da corrieri residenti a Milano. Il giro d’affari è risultato essere di alcuni decine di migliaia di euro.

La retata di immigrati che hanno sfruttato l’accoglienza trentina ha dato il via ad una serie di dure prese di posizione da parte della politica. Per il vicepresidente del gruppo leghista al Senato Sergio Divina «è il caso che il ministro degli Interni ci dia una risposta e ci rassicuri. Forse a Trento si sta assistendo al caso più emblematico di accoglienza: sono stati avviati nelle strutture trentine di ospitalità per immigrati dei giovani provenienti dal Gambia in quanto richiedenti asilo. Sono stati assistiti, ospitati, curati, sfamati ecc. e proprio in questi giorni si apprende che avevano messo in piedi una rete di traffici di stupefacenti e di riciclaggio di denaro. Una vera e propria organizzazione criminale ideata da richiedenti asilo per motivi umanitari e protezione sussidiaria».

Per Divina «troppi immigrati privi di alcun titolo per rimanere in Italia vengono distribuiti sul territorio, senza provvedere alle immediate espulsioni di soggetti che pregiudicano la sicurezza del nostro Paese».

Per la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni «sarebbe opportuno  che il Parlamento discutesse subito la nostra proposta di legge per sancire che se sei un rifugiato e commetti un reato in Italia, ti revoco subito il tuo status di rifugiato e poi ti espello dalla nostra Nazione. Il principio è semplice: se ti accolgo in Italia ti devi comportare bene, altrimenti in Italia non c’è posto per te e puoi tornare a fare il delinquente a casa tua».