Bologna: proteste per la sentenza del Tar che blocca le benedizioni cristiane a scuola

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696 benedizione del Papa
Turci: «le faremo in cortile. Ma se si continua a vietare i presepi e i crocefissi anche al cimitero dove finiamo?». Zuppi: «escludere la dimensione religiosa non è corretta laicità»

 

696 benedizione del PapaUna benedizione intorno alle scuole dell’istituto comprensivo 20 “Fortuzzi” di Bologna, che comprende due elementari e una media, in risposta alla sentenza del Tar che ha annullato la delibera con cui il consiglio di istituto aveva autorizzato le benedizioni a scuola nel 2015. E’ l’iniziativa lanciata dalla preside, Daniela Turci, che proporrà l’idea alle famiglie «per far sentire come siamo esclusi: fuori c’è spazio e non c’è bisogno di un voto del consiglio di istituto. Penso che si possa fare un ricorso – ha aggiunto – aspettiamo l’avvocatura di Stato. La decisione va rispettata e quindi non ci saranno benedizioni in aula, ma le faremo fuori». 

Per Turci il Consiglio di Stato «dice che le benedizioni si possono fare su base volontaria e fuori dall’orario scolastico, con l’approvazione del consiglio di istituto, come abbiamo fatto noi. Ma pare che la sentenza non tenga conto della decisione del Consiglio di Stato e ci inviti a non rispettare la legge o a rispettare una legge che non conosco. Io sono per includere, non per escludere – ha concluso Turci -. In questo modo si escludono tutti i tipi di interventi, di preti, suore, indù, musulmani: io rispetto la decisione, ma è escludente. Nelle scuole a me affidate non può accadere che si escluda qualcuno, a meno che si tratti di un malavitoso. Ci faremo benedire altrove. E’ un periodo brutto e pericoloso, dove si coprono statue, si vietano presepi e i crocifissi al cimitero. E poi? Dove finiamo?».

Per l’arcidiocesi di Bologna, guidata da monsignor Matteo Zuppi, la sentenza del Tar bolognese «desta stupore e amarezza; il merito non appare condivisibile. Infatti, quel gesto di pace che è la benedizione pasquale non è stato allora imposto a nessuno, ma fu conseguente a una adesione libera e volontaria e avvenne in orario extrascolastico, nel pieno rispetto della normativa vigente. Escludere la dimensione religiosa dalla scuola e pensare di ridurla ad una sfera meramente individuale – secondo l’arcidiocesi – non contribuisce alla affermazione di una laicità correttamente intesa». La curia ricorda anche come lo scorso la delibera passò «a grande maggioranza e attenendosi rigorosamente alle regole in vigore».

A sostengo della posizione della preside e del consiglio d’istituto viene l’avvocatura dello Stato di Bologna: secondo il legale Fausto Baldi la sentenza del Tar dell’Emilia-Romagna «merita un approfondimento in secondo grado e penso che assai verosimilmente si farà appello». Per decidere se appellare o meno la decisione ci sono 60 giorni dalla notifica dell’atto, oppure sei mesi in caso di mancata notifica.

Decisamente critico il mondo della politica, a prescindere dal colore politico. «La sentenza del Tar sulla benedizione pasquale alle Fortuzzi lascia alquanto sbigottiti. Sapere dalla rappresentante del consiglio d’istituto che sono state seguite tutte le norme previste dal Consiglio di Stato e poi leggere, di contro, una sentenza che vieta ciò che pare da sempre “possibile”, con l’addotta e direi improvvisa giustificazione che la scuola non può “essere coinvolta nella Celebrazione di riti religiosi che sono, essi sì, attinenti alla sfera individuale della persona”, in un momento storico come quello che stiamo vivendo è a mio avviso inaccettabile» sbotta Lucia Borgonzoni, consigliere comunale della Lega Nord e candidata a sindaco di Bologna. «Cedere in nome dell’integralismo del “politicamente corretto” a tutti i costi nuoce a chiunque e in primis alla libertà anche di chi oggi esulta per questa sentenza» ha aggiunto Bergonzoni.

Per Francesca Puglisi, senatrice bolognese e responsabile nazionale scuola del Pd, «è la sentenza di un tribunale amministrativo, ma secondo me comunque su queste questioni è bene che venga rispettata l’autonomia scolastica. Non credo che sia la benedizione pasquale a violare la laicità dello Stato – ha aggiunto -. Penso anzi che ci sia il bisogno di combattere l’analfabetismo religioso, di qualsiasi religione. Sarebbe bello e opportuno, se davvero teniamo alla laicità dello Stato, rispettare le religioni di tutti. Ovviamente la religione cattolica è nella cultura del nostro paese, ma credo che sarebbe bello che i bambini conoscano anche le altre religioni, come l’ebraismo, l’islamismo, l’indù, proprio perché siamo una comunità multietnica». «Io e i giudici del Tar abbiamo una idea diversa della parola laicità, che per me significa rispettare tutti», ha detto Puglisi. Per la senatrice, inoltre, la decisione della preside dell’istituto comprensivo 20 di Bologna di fare le benedizioni fuori dalla scuola in risposta alla sentenza del Tar «compete a lei. Come esiste la laicità dello Stato, così esiste la libertà. Ognuno è responsabile dei propri comportamenti».

Secondo Lorenzo Dellai, presidente del Gruppo parlamentare “Democrazia Solidale-Centro Democratico” alla Camera,«da cattolico democratico considero la laicità dello Stato un valore insito nella mia cultura. Ma proprio per questo, ogni volta che noto questi episodi di clericalismo alla rovescia mi sorge il dubbio che siamo fuori strada. Certamente siamo fuori dalla strada del buon senso. Molto probabilmente – aggiunge – i ricorrenti che hanno visto accolto dal Tar dell’Emilia-Romagna il loro esposto contro la decisione del Consiglio di Istituito di una scuola di Bologna che ammetteva, fuori orario scolastico e con la presenza dei genitori, la cerimonia di benedizione degli edifici, penseranno di aver scritto una pagina importante nel grande libro della civiltà giuridica e del rispetto della laicità dello Stato. E lo stesso penseranno i magistrati che così hanno deciso. Personalmente non sarei così sicuro».