Polemiche sulla visita a Teheran di Serracchiani con il velo in testa

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FVG in Iran Serracchiani con velo 3
Zilli: «se chi visita un paese come l’Iran deve rispettarne le regole, ciò vale anche per l’Italia e i suoi “ospiti”». Paviotti: «polemiche inutili»

 

FVG in Iran Serracchiani con velo 3Galeotta è stato quella «leggera pashmina» (Serracchiani dixit) che durante la visita ufficiale della delegazione del Friuli Venezia Giulia la presidente della Regione e vice segretaria nazionale del PD Debora Serracchiani ha indossato in testa durante gli incontri ufficiali con le autorità iraniane.

A dare il “là” alle polemiche è stata la consigliera regionale della Lega Nord, Barbara Zilli, commentando le parole di Serracchiani e la sua visita in Iran («è noto che per andare in Iran le donne devono indossare un velo, altrimenti si resta a casa e fuori da quel Paese»). «Come non essere d’accordo con queste parole della presidente Serracchiani? – si domanda Zilli – È giusto, chi non rispetta regole e valori del Paese in cui viene ospitato deve rimanere a casa propria. Questo vale per l’Iran, ma deve valere anche per l’Italia. Il buon senso avrebbe voluto che, in un momento delicato come questo, Serracchiani avesse evitato tali scivoloni. Ma evidentemente la presidente ha la necessità di apparire non solo come presidente di Regione, ma più che altro come numero due del Pd».

Secondo Zilli «se le foto di Serracchiani a capo coperto generano perplessità o ritrosie qui da noi, la ragione è solo una: in questo Stato malato non vi è più alcun rispetto della nostra cultura, soggiogata e annientata nel nome di un’integrazione sbagliata perché attratta da culture come quella islamica che nulla hanno di democratico. Valore fondante dell’occidente è l’uguaglianza tra uomo e donna».

«Ecco allora che se qui  – prosegue Zilli – non difettasse il rispetto dei nostri valori, potrei relegare a un gesto meramente simbolico il fatto di vedere Serracchiani a Teheran con il velo. Quanto accaduto però non rivela mero rispetto per le tradizioni del Paese ospitante, ma soltanto un’inaccettabile condizione di sottomissione della donna a un’altra cultura, avvalorata dai gravi fatti di Colonia, dall’assurda interpretazione che una certa parte della sinistra sta dando al concetto di integrazione. Non sono questi gli stessi che vogliono affossare i valori cardine della nostra cultura, eliminando i simboli della cristianità, quali i crocefissi e i presepi nei luoghi pubblici? In nome della tanto sbandierata integrazione, in Italia si continuano a consentire burqa e hijab, pur essendo costumi che impediscono il riconoscimento della persona e pertanto vietatidalla legge. A me – sottolinea Zilli – è capitato di incontrare professionalmente qui in Friuli uomini di fede islamica che, poiché in Ramadan, si sono rifiutati di darmi la mano in segno di saluto. Mi sono sentita profondamente sdegnata, dal momento che un gesto di questo tipo dimostra come per quella cultura la donna rappresenti un essere inferiore».

«Se Serracchiani si facesse strenuo difensore dei nostri valori, facendo rispettare a chi viene in Italia e in Friuli Venezia Giulia le nostre regole – conclude Zilli – evitando, come invece fa, di annacquarle nel nome di un’omologazione tanto dannosa quanto innaturale, non mi farebbe alcun effetto vederla indossare il velo in visita a Teheran».

A difesa di Serracchiani interviene il capogruppo dei Cittadini in Consiglio  regionale, Pietro Paviotti, secondo il quale «queste sono polemiche inutili», sottolineando l’importanza del viaggio «di straordinaria importanza politica per la nostra Regione che interpreta al meglio, in questo modo, una sua possibile e auspicata vocazione, quella di intessere relazioni di tipo internazionale potendo giocare di conseguenza un ruolo utile sia alla comunità regionale che a quella nazionale». 

«È deludente che tutto ciò passi in secondo piano e venga  strumentalizzato in una polemica politica di basso profilo con visioni di retroguardia. È mia opinione – conclude Paviotti – che la presidente si sia comportata in modo consono e adeguato al suo importante ruolo politico e istituzionale. In questo senso mi sento ben rappresentato dal suo comportamento. D’altro canto, rispettare le leggi di uno Stato con il quale si vogliono sviluppare utili relazioni e al quale si fa visita è un obbligo e non può essere confuso con un atto di sottomissione. Anche i precedenti sono numerosi, autorevoli e non fanno che confermare l’opportunità del comportamento della nostra presidente».

Rimane il fatto che la coerenza è una cosa sempre più rara tra i politici, così come la memoria. La stessa Serracchiani il 17 agosto 2014 prese le difese di Maryam Mirzakhani, resca vincitrice della medaglia Fields (equivalente di un Nobel per la matematica). Allora, la Serracchiani si indignò pubblicamente per la pubblicazione sui media iraniani della foto della Mirzakhani coperta da un velo posticcio applicato tramite un fotoritocco. Allora, il velo imposto via fotoritocco non fu accettato, ma oggi è la stessa Serracchiani ad inchinarsi ad un’imposizione che fa strame di tutte le battaglie per la libertà delle donne.