Nonostante i tentativi per evitare uno scenario inquietante, la Commissione agricoltura della Camera dei deputati ha dato il via libera alla produzione di yogurt “senza latte”, ovvero utilizzando latte concentrato prodotto chissà dove, con l’aggiunta di conservanti ed altri additivi. Al momento, la produzione di yogurt può avvenire solo partendo da latte fresco, cosa che conferisce allo yogurt un sapore caratteristico, variabile anche nel tempo a seconda della diversa alimentazione utilizzata dalle bovine da latte. Con la possibilità ora introdotta dalla Commissione parlamentare di utilizzare, recependo così una direttiva europea, alcuni tipi di latte conservato parzialmente o totalmente disidratato, con l’esclusione tassativa dell’impiego di latte in polvere, lo yogurt che conosciamo non sarà più così. Certamente, l’impiego di latte concentrato è cosa ben diversa dal latte fresco liquido previsto dalla legge 138 che disciplina la produzione dello yogurt, facendolo diventare un prodotto “manipolato” a detta delle organizzazioni agricole.
Anche Adusbef e Federconsumatori sottolineano che l’apertura fatta dalla Commissione che autorizza la sostituzione del latte fresco con altri tipi di latte rende un prodotto finale diverso da quello conosciuto ed apprezzato dai consumatori. Secondo Sebastiano Fogliato, vicepresidente dei deputati della Lega Nord e componente della Commissione agricoltura di Montecitorio. “L’industria voleva una concentrazione del latte che non avvenisse togliendo l’acqua, ma tramite l’impiego del prodotto in polvere, ma questo siamo riuscito a bloccarlo”.
Le organizzazioni agricole sostengono che l’impiego di latte concentrato è comunque un prodotto manipolato che danneggia il “Made in Italy”, che finisce per favorire solo i paesi dell’Est Europa. Secondo Coldiretti, “anche se non è in gioco la sicurezza alimentare, l’impiego di antiossidanti e stabilizzanti per la conservazione del latte concentrato rendono lo yogurt così prodotto diverso da quello conosciuto”. Opposizione anche da Confagricoltura, che paventa una riduzione dei consumi di yogurt che oggi ha un volume d’affari complessivo di oltre 1,7 miliardi di euro.
Preoccupato anche l’assessore all’agricoltura della regione Veneto, Franco Manzato: “la Commissione della Camera ha fatto una sciocchezza, dandola vinta ai grandi trasformatori dei prodotti omogenei e standardizzati, facendo perdere i nostri allevatori, la loro qualità certificata, i meriti di una produzione a chilometri zero più predicata che tutelata”. Nel sottolineare come provvedimenti di questo genere “siano un bel modo di celebrare il 150° dell’Italia e il ‘Made in Italy”, Manzato afferma come così “si spalancheranno le porte ad un’ulteriore crescita delle importazioni dall’estero di derivati del latte a danno della produzione locale, spesso di montagna, riducendo la redditività delle nostre imprese agricole che sempre più saranno costrette a chiudere”. Ma il problema più grande sarà sulla tavola dei consumatori, italiani e non: “come identificheremo questi nuovi prodotti realizzati con latte condensato lettone, polacco o rumeno? Ancora come yogurt ‘Made in Italy” o altro?” conclude amaramente Manzato auspicando che l’Aula possa porre rimedio ad una decisione che altrimenti destinata a fare molti danni all’agricoltura e all’allevamento italiano, quello di montagna in primo luogo.