Salta l’appuntamento del 2015 per carenza di adesioni. «L’auto è il motore della ripresa economica italiana, ma servono precisi provvedimenti fiscali per il rilancio del settore»
La presentazione della nuova edizione del Motorshow di Bolgna (che salta l’edizione 2015 per approdare direttamente a quella del 2016) è stata l’occasione per fare il punto della situazione del comparto automobilistico nazionale.
Un mercato, come ha spiegato Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor, che tra il 2007 e il 2014 ha subito una contrazione del 47,4% ma che ora avrebbe toccato il punto di minima. «Noi stimiamo – ha detto Quagliano – che nel 2018 raggiungeremo quota 2,15 milioni di immatricolazioni, che era il livello pre-crisi». Un dato, peraltro, che consentirebbe di svecchiare il parco auto italiano che, causa la crisi che ha colpito il comparto negli ultimi quattro anni, è progressivamente invecchiato (su 37 milioni di auto circolanti l’anzianità media è passata da 7,6 anni del 2007 a 9,11 del 2014) ma non si è compresso più di tanto, a testimonianza di come l’auto privata sia ancora un elemento fondamentale della mobilità.
Dati di crescita presi con scetticismo da Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, che rappresenta i concessionari italiani che hanno pagato la crisi con una diminuzione del 50% dei venditori: «stimiamo per il 2016 un incremento del 5% delle immatricolazioni e immaginiamo nel 2018 quota 1,8 milioni, molto distante dai 2,15 milioni ipotizzati da Promotor». I concessionari devono anche trasformare radicalmente il loro metodo di lavoro, con saloni sempre più vuoti e richieste via web a cui occorre rispondere in tempi rapidissimi, pena la probabile perdita della potenziale vendita. «Il cliente arriva molto informato in concessionaria e fa al massimo 2 visite; dobbiamo capire che chi arriva dal web ha lo stesso peso di chi entra dalla porta dell’autosalone».
Secondo Alberto Bombassei, presidente di Brembo e parlamentare di Scelta civica, «il settore automotive vale il 2% per Pil italiano e quando dico che va sostenuta mi pare di predicare nel deserto. Ho insistito con il ministro Padoan affinché nella legge di Stabilità ci fosse spazio per sostegni a ricerca e l’innovazione ma devo dire che la risposta lascia davvero delusi».
Per Marco Bonometti, presidente e amministratore di Officine Meccaniche Rezzatesi (Omr, leader indiscusso della componentistica di avanguardia per autovetture e veicoli industriali nel Bresciano con stabilimenti in mezzo mondo), «è un credito d’imposta che incentivi l’innovazione nell’automotive e consenta di mantenere un primato nel settore che non è da poco se sull’impresa 4.0 la Germania ha scelto l’Italia come partner. Lavoriamo molto sulle leghe alternative e sull’alluminio che sono la materia del futuro per leggerezza e resistenza».
Sulla necessità di una politica fiscale adeguata ha insistito anche Massimo Nordio, presidente di Unrae, che raggruppa i produttori esteri rappresentati in Italia: «come accade per l’edilizia, si dovrebbe poter detrarre parzialmente alcune spese legate all’auto e allineare la fiscalità delle auto aziendali al resto dell’Europa» anche se quel che preoccupa Nordio è «il fatto che l’auto non è più la priorità degli acquisti della fascia giovanile».
Roberto Vavassori, past president Anfia, ha sottolineato come l’automotive resti centrale per l’industria europea con 12 milioni di occupati e 40 miliardi di ricerca e sviluppo, che per l’Italia vale ricavi per 20 miliardi e ogni euro investito nel settore porta 3,2 euro di indotto «cosa che regala al settore auto il più elevato moltiplicatore dell’industria manifatturiera. Anche se resta il problema che il valore aggiunto per addetto in Germania è di 166.000 euro e in Italia si ferma a 66.000 euro».
Tornando al Motorshow, quello che fino a tre anni fa era il principale appuntamento motoristico nazionale e uno dei maggiori d’Europa, il presidente di BolognaFiere Duccio Campagnoli ha sottolineato che «è impensabile che l’Italia, che pure è un mercato rilevante in sia l’unico dei grandi Paesi che non ha un salone dell’auto. Bologna è la porta della “motor valley”, ha una formidabile tradizione in tal senso ed è giusto che rimetta in campo un’iniziativa nel settore. Naturalmente su basi nuove».
Il “nuovo” Motorshow, in programma dal 3 all’11 dicembre 2016 manterrà la possibilità di toccare con mano le auto, valorizzerà ancora di più la famosa “area 48” (quella sulla quale si svolgevano le gare e si vedevano correre anche i piloti di Formula 1) , trasformandosi in un grandissimo salone multimarca con tutte le novità in uscita e la possibilità di toccarle con mano e testarle nelle aree esterne ai padiglioni. Il format tradizionale del Motorshow è ormai sorpassato: l’appuntamento di Bologna non sarà più in competizione con i grandi saloni internazionali (Parigi, Ginevra, Francoforte), per puntare ad un evento dove le case hanno tutte lo stesso spazio e volto a fare incontrare la domanda con l’offerta, magari con la possibilità di provare i nuovi modelli in anteprima.