Al Mart di Rovereto due mostre d’arte che vale la pena di vedere

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16 Segantini Natura morta con uova e pollame 1886
“La coscienza del vero. Capolavori dell’Ottocento da Coubert a Segantini” e “Le collezioni del Mart” visibili fino al 3 aprile 2016

 

16 Segantini Natura morta con uova e pollame 1886Dopo un periodo di indiscutibile appannamento, il Mart torna a splendere sotto la gestione intelligente del nuovo direttore Gianfranco Maraniello che ha presentato le due prime mostre della sua gestione. Due mostre all’insegna della valorizzazione dei grandi pittori dell’Ottocento e del primo Novecento, attingendo da prestiti e dal grandissimo archivio del Mart finora rimasto chiuso nei depositi.

Due mostre visibili a partire dal 4 dicembre che vale la pena di visitare già in questo mese, per godere appieno dell’offerta turistica e culturale della città di Rovereto.

Con la mostra “La coscienza del vero”, il Mart intende indagare alcuni momenti della cultura figurativa ottocentesca, nella stagione compresa tra il Romanticismo e l’Impressionismo, ovvero fra il 1840 e il 1895, anno della prima Biennale di Venezia. In mostra sono esposte circa cento opere provenienti da prestigiose raccolte pubbliche e private o appartenenti alle Collezioni del Mart. Spiccano i lavori di maestri indiscussi come Gustave Courbet, Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Giovanni Boldini e Franz von Lenbach, ma anche Carlo Bellosio, Mosè Bianchi, Giustiniano degli Avancini, Alessandro Guardassoni, Pompeo Marino Molmenti, Eugenio Prati, Giuseppe Tominz.

I quadri, le sculture e i disegni dialogano con numerose fotografie d’epoca e con alcune suggestive sequenze del film “Senso” di Luchino Visconti, ambientato nella Venezia del 1866 (Terza guerra di indipendenza italiana). Come una sorta di filo rosso, il film contribuisce alla riflessione che l’intero percorso di mostra propone. Il tema principale è, infatti, il rapporto tra realtà e rappresentazione nel dualismo verità-artificio. Ovvero, come scrive la curatrice Alessandra Tiddia in catalogo, «la distinzione più o meno consapevole e cosciente fra percezione del vero e illusorietà della visione, fra apparenza ingannevole delle immagini e immedesimazione dello spettatore, fra un linguaggio mimetico e impersonale e lo stile individuale e soggettivizzante, questioni peraltro ancora attuali nella contemporaneità».

Il concetto della “coscienza del vero”, scelto come titolo stesso della mostra, è il comune denominatore che unisce le varie declinazioni di uno dei contributi più determinanti nella cultura dell’ottocento: l’adesione alla realtà di cui Gustave Courbet fu maestro indiscusso. A tal proposito il percorso espositivo dedica un’intera sala al maestro del vero, così come alle meno note nature morte di Giovanni Segantini.

In un allestimento tematico, si susseguono i nudi, gli autoritratti e i ritratti, le nature morte, i paesaggi e la cosiddetta “pittura di genere” che contraddistinse la stagione del Realismo. Nella seconda metà del XIX secolo, l’adesione al “Vero” connotò le principali espressioni artistiche in Italia, da sud a nord, nella pittura, nella letteratura e nella fotografia.

Preferendo la pittura en plein air agli atelier e le rappresentazioni soggettive alle regole delle accademie, i pittori dell’Ottocento svelarono il rapporto tra rappresentazione e realtà soprattutto nei ritratti e negli autoritratti.10 Favretto La scuola di pittura 1871

Con il Realismo l’arte si emancipa dagli ideali classici e romantici, il vero diventa il perno attorno a cui far ruotare le narrazioni della propria epoca. Tanto la società quanto la natura vengono osservate con occhi nuovi e riprodotte con uno stile quanto più vicino possibile al reale.

In coerenza con i cambiamenti che attraversano il XIX secolo, anche  i protagonisti dei dipinti non sono più gli stessi. Dopo la rivoluzione francese la borghesia, vera e propria protagonista sociale, assume un ruolo fondamentale nel processo di allontanamento da tutte le tradizioni, compresa quella accademica della pittura storica. I borghesi sono, nello stesso tempo, committenti e soggetti della pittura ottocentesca. Inoltre nuovi soggetti, dapprima ignorati o marginali, catturano l’attenzione degli artisti. Il Realismo, avviato dalla riflessione di Gustave Courbet, contribuì a svincolare la pittura e la scultura dai temi mitologici e aristocratici in favore dell’autenticità delle classi subalterne, della borghesia, del proletariato, dei contadini.

Infine, l’invenzione della fotografia porta una componente nuova nella relazione arte-realtà. La nuova tecnica, così fedele al vero da apparire quasi magica, rappresenta per la pittura ottocentesca un termine di confronto, uno strumento per approfondire lo studio della realtà, uno stimolo ad abbandonare le riproduzioni oggettive in favore di rappresentazioni più soggettive.

L’altra mostra allestita negli spazi del Mart è “Le Collezioni” con cui il museo attraversa quasi due secoli di storia dell’arte italiana e internazionale. In un allestimento fortemente coerente con l’architettura di Mario Botta, vengono presentati i maggiori capolavori delle raccolte museali. Il Mart si conferma una grande macchina didattica i cui punti di forza sono il dialogo con il grande pubblico e la qualità della proposta culturale.

I maggiori capolavori del ricco archivio del Mart, da Medardo Rosso agli artisti delle ultime generazioni, passando per Felice Casorati, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Fortunato Depero e Alberto Burri, Lucio Fontana, Mario Merz, Bruce Nauman, vengono presentati al pubblico in un nuovo allestimento cronologico e tematico pensato dal direttore Gianfranco Maraniello con i curatori Daniela Ferrari e Denis Isaia.

Il nuovo allestimento è un percorso storico-artistico di carattere cronologico con affondi tematici che sottolinea la grande continuità tra le tendenze che hanno caratterizzato le vicende dell’arte dalla fine dell’ottocento a oggi. Attraverso il novecento e le sue anime, fino alle sperimentazioni della contemporaneità e i nuovi media, il Mart invita a delineare i perimetri dell’arte e a superarli.

Alla scoperta di una storia culturale fatta di sconfinamenti, il territorio d’indagine (l’arte) è più grande della mappa (il museo).

La mostra “Le Collezioni” occuperà stabilmente due delle quattro gallerie del museo nelle quali troveranno spazio, a rotazione, le più importanti opere del Mart. Al primo piano l’allestimento racconta “L’invenzione del moderno” e al secondo piano accompagna il visitatore attraverso “L’irruzione del contemporaneo”.12 De Pisis Natura morta con quadro di de Chirico 1928