Inaugurazione lunedì 30 novembre con il catalano Jordi Savall e il gruppo Hesperion XXI
di Giovanni Greto
A distanza di due anni, ritorna ad esibirsi al Teatro La Fenice di Venezia il catalano Jordi Savall, uno tra i più stimati musicisti alla viola da gamba, oltre che infaticabile ricercatore-filologo di repertori non esclusivamente classici.
Mentre la volta precedente aveva aperto la stagione della Società Veneziana dei Concerti (SVC) dirigendo “Le concert des Nations” nell’interpretazione dei concerti brandeburghesi di J.S.Bach, per la prima di “Nostos”, parola greca traducibile con “ritorno”, scelta dalla SVC ad indicare il nuovo ciclo di 13 appuntamenti, Savall dirigerà il gruppo Hesperion XXI, in un programma, “spirito d’Armenia”, nel quale, con il consueto approfondito e rispettoso approccio alle musiche del mondo, intende disvelare al pubblico la ricchezza della cultura armena.
«Quella armena è una musica meravigliosa, frutto di gente che ha sofferto per genocidi e massacri, e di una civiltà che è miracolosamente sopravvissuta alla propria tragica storia -, spiega Savall . Più grande è il dolore di un popolo e più le sue musiche sono colme di forza e dolcezza. Per gli armeni la musica è stata sempre fonte di energia e di conforto, oltre che memoria delle radici. Producono una sorta d’incanto i loro strumenti tradizionali, dal timbro simile alla voce umana e dalle soavi vibrazioni che generano suoni al tempo stesso sensuali e spirituali: un balsamo in grado di toccarci l’anima».
Nato nel 1974 a Basilea come Hesperion XX, il gruppo di musica antica intende in primis recuperare e diffondere il ricco e affascinante repertorio musicale anteriore al XIX secolo, attraverso un rigoroso lavoro di ricerca che apporta nuovi dati ed interpretazioni delle conoscenze storiche di un’epoca. In secondo luogo l’uso di strumenti originali mette a disposizione del pubblico la possibilità di godersi la delicatezza spirituale ed estetica delle opere di quei tempi. Il termine “Hesperion” significa “originario di Esperia”, nella Grecia antica la denominazione delle penisole più occidentali d’Europa, la iberica e la italiana. L’ensemble, mutato il nome in “Hesperion XXI” a partire dal 2000, oltre ad essere un punto di riferimento per comprendere l’evoluzione della musica nel periodo che va dal Medio Evo fino al Barocco, ha ampliato il proprio raggio di esplorazione includendo in repertorio, tra le varie opere, parte di quello sefardita, romanze castigliane, pezzi del Siglo de Oro spagnolo e l’Europa delle Nazioni. “Spirito d’Armenia” si inserisce in questa nuova esplorazione di “World Music”, che fa suonare assieme musicisti di Paesi i cui governi impongono severe leggi di comportamento, che impediscono il minimo contatto tra persone appartenenti a popoli confinanti. Il proposito di Savall è quello di insistere a mettere l’uno accanto all’altro musicisti in teoria “nemici”, per dimostrare come nella musica non esistano confini, razze o barriere.
Il programma del concerto inaugurale spazia sulle musiche armene, dall’anonima “Ode alla libertà”, al “Canto d’amore” di Sayat-Nova, al “Canto di lotta” di Tigram Tchoukhajian. Tra gli strumenti in primo piano spiccano il “Duduk”, strumento a fiato ad ancia doppia in legno d’albicocco, che è quasi un simbolo del paese caucasico e riesce a commuovere per la vicinanza alla voce umana e il “Kamancha”, antenato del violino, dalla sonorità delicata e cantabile, con cassa armonica tondeggiante e un numero variabile di corde – da due a cinque – suonate con un arco.