Scandalo Volkswagen, allarme tra i fornitori della componentistica per la riduzione delle commesse

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Mentre iniziano a cadere le teste, Confapi Padova analizza le ricadute sui subfonitori

 

bosch produzione start stopMentre in casa Volkswagen iniziano a cadere le prime teste (si è appena dimesso l’amministratore delegato Martin Winklerkorn che ha ammesso le responsabilità di avere taroccato le emissioni dei motori diesel 2.0 Tdi vendute negli Stati Uniti), l’allarme si estende anche tra le aziende attive nella subfornitura della componentistica che viene utilizzata nell’ambito del gruppo di Wolfsburg, che, come ha ammesso il consiglio di amministrazione dell’azienda, rischia di subire un notevole calo di credibilità da parte dei consumatori e, conseguentemente, un calo delle vendite.

L’allarme viene lanciato da Confapi Padova, dove settore della subfornitura meccanica padovano ha esportato componenti industriali per oltre 550 milioni di euro nel solo primo semestre 2015. Secondo il presidente Carlo Valerio «quanto emerso solleva problemi che non riguardano soltanto etica e ambiente, perché quello tedesco è il principale mercato di sbocco per le nostre aziende. Non possiamo che auspicare che le ripercussioni siano ridotte». 

Per Valerio «sarebbe facile liquidare il tutto facendo dell’ironia sull’arroganza della Germania, sempre pronta a dare lezioni agli altri e poi incappata in un “caso” dalle dimensioni enormi, che mette in dubbio la credibilità e la reputazione di un colosso mondiale del livello della Volkswagen. In realtà, però, non possiamo affrontare quanto emerso con la minima leggerezza, perché la questione non riguarda solo il tracollo finanziario in Borsa del gruppo tedesco ma anche le aziende della subfornitura meccanica che lavorano con l’estero e quindi anche le nostre aziende, che hanno in Germania un mercato di sbocco importante per il proprio export».

Come noto, la vicenda riguarda al momento le 482.000 vetture dei modelli Passat, Jetta, Maggiolino e Audi A3 equipaggiate con i moderni turbodiesel “Made in Germany” per le quali, secondo l’Epa, l’agenzia per l’Ambiente di Washington, e la Carb (autorità californiana per l’inquinamento) sarebbero deliberatamente state messe in atto pratiche per ingannare i consumatori americani e creare gravi problemi alla salute di tutti i cittadini. Il gigante tedesco avrebbe realizzato un software per “aggirare” le procedure di controllo delle emissioni su cui si puntava per la diffusione del motore a gasolio. E lo scandalo potrebbe allargarsi anche al mercato europeo, anche se sembrerebbe che complessivamente le norme violate corrisponderebbero a quelle europee a standard Euro4, già ampiamente superate, visto che a settembre di quest’anno sono entrate in vigore le Euro6. 

Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha ricavato alcuni dati, utili ad affrontare la questione, partendo da quanto messo a disposizione dalla Camera di commercio nell’ultimo rapporto sulla dinamica dell’export in provincia. Nel primo semestre del 2015 l’export padovano, per quanto riguarda esclusivamente il settore della componentistica per le automobili (parti e accessori per autoveicoli) ha toccato i 96.191.000 euro, ma, se a questa cifra si aggiungono anche le esportazioni per i componenti utilizzati per la produzione nei vari settori industriali, nello stesso lasso di tempo si arrivano a toccare i 463.519.000 euro. Proprio la Germania è la nazione in cui le aziende padovane maggiormente esportano: da gennaio a giugno l’export padovano verso quel paese ha superato i 605.271.000 euro, circa 150 milioni in più rispetto alla Francia, seconda in questa “classifica”, e più del doppio rispetto agli Stati Uniti, al terzo posto. 

A far suonare l’allarme provvedono anche altri numeri, legati all’intero settore dell’automotive italiano nel contesto europeo. I dati presentati da Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) attestano la presenza di 1.200.000 persone impegnate in Italia, direttamente o indirettamente, nella filiera produttiva, tali da generare entrate fiscali per 72,7 miliardi di euro, pari al 17% del gettito fiscale nazionale. 

«Quanto emerso solleva una serie di problemi che non sono esclusivamente legati all’etica e alle tematiche ambientali – conclude Valerio -. Parliamo di Volkswagen, non di un’azienda qualsiasi ma di uno dei principali operatori del mercato automobilistico mondiale. Le decisioni prese ad altissimi livelli manageriali si ripercuotono a cascata anche sui piccoli e piccolissimi produttori. Non possiamo che auspicare che i danni arrecati si rivelino più ridotti di quanto potrebbero essere». Bosch 2011 produzione componenti elettrici ed ibridi