Immigrazione, in Veneto sanità mobilitata per visite e prevenzione

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Zaia: «il problema è dato dagli irregolari che spariscono, oltre 10.000 negli ultimi giorni». Per effettuare circa 6.000 controlli, da gennaio ad agosto il Veneto ha speso 1,1 milioni di euro

 

immigrati mani teseL’immigrazione incontrollata e, spesso, illegale ha una pesante ripercussione anche sui bilanci della sanità. Per assicurare un controllo preliminare a tutti coloro che arrivano in Veneto, nell’ambito del Protocollo regionale di prevenzione, profilassi e cura varato per prima in Italia dalla Regione già nel 2014, il sistema sanitario del Veneto ha effettuato visite e vaccinazioni ed erogate cure, se necessario, pressoché a tutti gli oltre 6.000 immigrati presenti ad oggi nelle strutture provvisorie di accoglienza utilizzate dalle Prefetture, spendendo, nel solo periodo gennaio-agosto 2015, circa 1,1 milioni di euro.

Questi dati, elaborati dai tecnici della prevenzione regionale, «hanno un triplice significato – sottolinea il presidente della Regione Luca Zaia –: il primo è la dimostrazione che vaneggia chi sostiene che la Regione non fa niente su questo fronte; il secondo consiste nella realizzazione di un sistema specifico unico in Italia, a salvaguardia della popolazione residente, ma anche della salute dei migranti; il terzo, non secondario perché costituisce un problema reale, è che è assolutamente impossibile intercettare e Luca Zaia voltovisitare i circa diecimila fantasmi che spariscono spesso poche ore dopo il loro arrivo e della cui salute nulla è possibile verificare. I prefetti garantiscano ai medici della Regione di poter visitare tutti gli immigrati che arrivano, nessuno escluso e, se la normativa colabrodo di questo Stato consente loro di allontanarsi,  deve essere certo che lo possano fare solo dopo la verifica del loro stato di salute». 

Secondo il governatore del Veneto, «gli oltre 16.000 arrivati finora, e solo poco più di 6.000 presenti nelle strutture di accoglienza che è stato possibile visitare da parte dei nostri medici sono la cartina tornasole di un sistema di accoglienza caotico, dalle maglie larghissime, con controlli meno che sommari. La sanità veneta è mobilitata, ma non le si può chiedere di visitare e curare dei fantasmi. Nessun allarmismo – tiene a precisare Zaia – ma solo un quadro realistico della situazione, con la richiesta di controlli sanitari veri, e non solo esami “obiettivi”, a partire dai punti di primo approdo».

Per quanto riguarda i costi sostenuti da sistema sanitario veneto, nel periodo gennaio-agosto 2015,  si tratta di circa 240.000 euro per visite effettuate dai servizi di Igiene e sanità pubblica; 200.000 euro per visite specialistiche; 231.000 euro per erogare vaccinazioni; 300.000 euro per esami clinici di approfondimento; 30.000 euro per il test di Mantoux (verifica della TBC); 100.000 euro per altre prestazioni di vario genere.

Per fronteggiare l’emergenza nel territorio regionale, sin dal 2014 si è costituita, una rete di operatori sanitari che, coordinata dai dipartimenti di prevenzione, vede impegnati tutti i Servizi di sanità pubblica. Oltre all’individuazione di una task-force regionale dedicata.

Per tutti i nuovi arrivi, i medici effettuano una visita clinica e applicano il Protocollo regionale per la prevenzione delle malattie infettive negli immigrati. Tale Protocollo prevede la somministrazione di vaccini per prevenire la diffusione di malattie che possono insorgere in condizioni di sovraffollamento e per evitare l’introduzione di nuove malattie come la poliomielite, identificata come pericolo per la sanità pubblica dalle direttive OMS del 2014, vista la provenienza di soggetti da Paesi in guerra dove i sistemi sanitari sono disastrati.

Le vaccinazioni che vengono somministrate sono antipolio, antitetanica e antidifterica. Vengono inoltre effettuate le vaccinazioni antimorbillo-parotite-rosolia, perché malattie altamente contagiose. Molto importante è anche la prevenzione della tubercolosi e per questa malattia si effettua il test cutaneo Mantoux, la positività del test comporta l’effettuazione di un test di conferma, la radiografia del torace, la visita pneumologica specialistica e la somministrazione della terapia ed il controllo di tutti i contatti.

Ad ogni soggetto viene assegnata la tessera STP che garantisce gratuitamente tutte le prestazioni legate a situazioni di emergenza e legate alla maternità. Viene, inoltre, valutata la presenza di malattie quali scabbia o altre malattie infettive e, se presenti, viene fornita la terapia ed effettuata la segnalazione alla Regione.