Conferenza stampa di Ferragosto per decantare quanto fatto dalla maggioranza di centro sinistra a guida autonomista. Critiche le opposizioni: «troppe frizioni e polemiche da una maggioranza che va a rimorchio di vecchie proposte»
Conferenza stampa dal sapore agiografico e autolodante quella del presidente della provincia di Trento Ugo Rossi che ha svolto dinanzi ad una ristretta cerchia di giornalisti di fiducia nel giorno preferragostano che fa il bilancio di quanto finora fatto dalla maggioranza di centro sinistra a guida autonomista nella prima metà scarsa di legislatura.
«Certo i temi aperti sono tanti e lo erano da tempo, ma in nemmeno due anni di legislatura abbiamo chiuso più riforme che in intere legislature passate» ha attaccato Rossi facendo il punto delle questioni “calde”, tra cui Valdastico Nord, rinnovo concessione A22, nuovo ospedale di Trento, tensioni all’interno della maggioranza.
«Forse non interessa più a nessuno ricordarlo – ha risposto Rossi – ma c’erano dei conti aperti con lo Stato, che sono stati sistemati. Così come il rinnovo della concessione dell’A22 è in dirittura d’arrivo per l’inizio del 2016: e mi rendo conto che interessi meno di un’orsa che muore per un’anestesia, ma secondo me dovrebbe contare di più, perché si tratta di una questione strategica e non solo economica per l’intero territorio, per impostare le politiche di attraversamento. Sembra non interessi nemmeno ricordare le molte fusioni dei comuni, che sono troppi: bisogna avere il coraggio di dirlo. Siamo all’avanguardia in questo a livello nazionale. Per non parlare della scuola, con il piano del trilinguismo pronto a partire con il nuovo anno scolastico e le stabilizzazioni del personale, così come l’impegno nel settore della ricerca, del lavoro, nell’impostazione della politica industriale, compresa la revisione dei contributi».
Sul piatto Rossi ha messo anche il via libera della Commissione europea, lo scorso 28 luglio per la struttura organizzativa della macroregione alpina, in cui il Trentino vorrebbe la presenza sul piano dello scambio culturale e linguistico, così come sull’uso delle tecnologie nel vivere nelle regioni alpine, attraverso lo scambio di buone pratiche e l’apertura di linee di finanziamento anche attivando fondi Ue per dare una mano alle start-up. Sempre in ambito internazionale ha spiegato poi che è stata rivista la struttura dell’ufficio di Bruxelles, per la quale è terminata la selezione di due nuove unità, che affiancheranno le imprese nel reperimento di fondi Ue e nel mondo della ricerca, «con l’obiettivo di un rafforzamento strutturale».
Sul versante economia, Rossi ha evidenziato i «segnali positivi, i dati del Pil, di buon auspicio, anche se certo la crescita è altro». Ha ricordato poi il recente risultato ottenuto nell’affidamento alla Provincia del Fondo territoriale, nell’ambito degli ammortizzatori sociali, così come la recente riforma urbanistica approvata, «che aprirà spazi di tutela del territorio e di riqualificazione dell’esistente, dando anche respiro alle imprese locali».
In ambito sanitario, con riguardo alle polemiche sulla prevista chiusura dei punti nascita periferici, ha spiegato che «il Trentino è in attesa di una risposta chiara e definita dal ministero per definire il livello di flessibilità per un sistema come quello Trentino, dai numeri contenuti e un buon funzionamento. Certo non potremo pretendere la cancellazione di tutti gli standard» ha concluso, sorvolando che spesso nemmeno esponenti della sua maggioranza quando si tratta di partorire evitano gli ospedali periferici per una questione di sicurezza e di assistenza. Quanto al tira e mola relativo alla decisione di realizzare il nuovo ospedale di Trento rimasta impastoiata nei ricorsi amministrativi, per Rossi «bisogna inquadrarla nel fatto che alla fine di tre gradi di giudizio in Italia non è assicurato che un’opera venga fatta. Ciò non per colpa dei magistrati, ma perché se la procedura è sbagliata, non è previsto che qualcuno dica chi vince, bensì di rifare la gara, quindi con la certezza di nuovo ricorsi. Cosa ci dobbiamo rimproverare? Dovevamo forse tenere gli stessi tassi d’interesse di anni fa? Non possono essere uguali. E allora non c’era l’area di Mattarello precedentemente destinate alle nuove caserme che non si faranno più, che può diventare fonte di nuovi risparmi, mentre ora è stato possibile avviare una riflessione col Comune. Non abbiamo difficoltà a chiudere: il punto è non crearci questa difficoltà».
Passando alla questione delle infrastrutture, «sulla Valdastico – ha proseguito Rossi – l’opposizione fa il suo mestiere, ma bisogna spiegare che non ci sono novità da parte nostra, semmai da quella degli interlocutori, che non hanno mai accettato ciò che la Provincia di Trento aveva detto e formalizzato: siamo contro l’opera, ma comunque a disposizione per un tavolo alla ricerca di intese, che è l’unico procedimento garantito, perché non abbiamo potere di veto. Ora anche la Regione Veneto e lo Stato se ne sono resi conto. I dati dicono che per noi non è da fare: ci sono quelli del 2002 per il tracciato a Besenello controindicato, quelli del Pup del 2008 che prevedeva un corridoio di attraversamento Est-Ovest dal Veneto al Trentino, perché prefigurava la definizione di tutti gli assi di attraversamento e non solo un buco che serva solo al Veneto, ma qualcosa che eviti il traffico alla Bassa Valsugana».
Altro tema caldo è quello dei profughi smistati alla periferia dal Governo Renzi: «non possiamo non occuparci di un tema come quello dei profughi, come ha di recente sottolineato anche l’assessore Luca Zeni. Lo dobbiamo fare con spirito di solidarietà e buona organizzazione, anche occupandoci delle paure dei nostri cittadini, chiedendo alle istituzioni locali di contribuire ad affrontare una situazione che è di tutti e si può gestire. Allontanare la questione significa alla lunga subire». Rossi entra in polemica con il segretario della Lega Nord Matteo Salvini: «ho saputo che Salvini farà una gita a Roncone. Gli offriranno da bere. Se è per fomentare la paura delle persone, non è il modo giusto di affrontare il problema. In Germania, in Baviera in particolare – ha aggiunto Rossi – ci sono molti più profughi e sono solidarietà e umanità a permettere di gestire la situazione». Quanto al denaro necessario per queste persone «c’è un importo giornaliero fornito dallo Stato e che in Trentino, grazie alla nostra impostazione, non viene nemmeno consumato per intero».
Venendo alle tensioni all’interno della maggioranza, Rossi minimizza «sono un ragioniere, non sono per complicare le cose. La gente non si preoccupa di “cambi di passo”, di “verifiche di maggioranza” ed altre amenità del genere. Chiede invece provvedimenti concreti, che sono quello che noi facciamo. Abbiamo fatto degli incontri, ragionato. Non ho ricevuto una sola proposta scritta su cosa cambiare. Allora mi domando che cosa significhi “cambio di passo” o “verifica”, se poi nessuno mi fa avere proposte». A proposito poi del ruolo del Pd Trentino, in travaglio tra le varie anime che lo compongono, Rossi ha specificato: «lo vedo in una fase di ripartenza dal punto di vista organizzativo, in vista del congresso. Quanto al governo provinciale ritengo abbia un ruolo di raccordo con il partito nazionale e di proposta all’interno della Giunta. Se invece si pone come contrappeso alla presidenza, non può essere positivo».
Quanto all’autonomia speciale e alla riforma statutaria, Rossi ha confermato la volontà di un percorso «più leggero di quello adottato dall’Alto Adige, ma che andrà nella stessa direzione e che sarà una commissione consiliare ad hoc a costruire, insieme alla Giunta, commissione che sarà l’espressione del collegamento con la società civile e le categorie economiche. C’è totale sintonia con la Provincia di Bolzano – ha aggiunto – e ho parlato con Kompatscher: prevediamo una leggina regionale di collegamento dei due provvedimenti dei rispettivi contesti provinciali, con lavori che potremmo completare per la fine dell’autunno». Altro percorso in via di completamento è quello del tavolo governativo delle autonomie speciali, con le clausole di salvaguardia nel percorso di riforma istituzionale, «da far valere per nobilitare le norme di attuazione» ha ribadito, ma qui «entrano in gioco i parlamentari regionali – ha evidenziato – quindi ci saranno dei passaggi parlamentari. Potremmo quindi cercare di avere pronto un disegno di legge costituzionale per l’autunno, ma i tempi non li possiamo determinare del tutto noi».
Se Rossi ha cantato vittoria, da parte delle opposizioni si ricorda coralmente che «l’attuale maggioranza di centro sinistra autonomista è prigioniera dei veti opposti, ad iniziare da quelle sulle infrastrutture, Valdastico Nord in primis. Ne va sottaciuto che quelle che Rossi s’intesta come successi della sua guida, altro non sono che prese d’atto scaturite dalle critiche avanzate con fondamento dall’opposizione, inizialmente respinte al mittente da Rossi stesso, che alla fine è stato costretto alla solita manovra ad “U”». Secondo i leader delle minoranze, «Rossi pecca di eccesso di autostime, facendo sfumare parecchie occasioni che avrebbero potuto migliorare l’attuale situazione economica. Il riferimento è al mancato taglio della burocrazia provinciale, all’eccesso di interventi con l’acquisto degli immobili di imprese in crisi per iniettare liquidità pubblica che spesso non è servita a tenere aperte le imprese, con il risultato che la provincia ora deve gestire la mobilità di centinaia di lavoratori e gestire un patrimonio immobiliare in gran parte inutilizzato. Anche l’autonomia speciale è stata gestita male, utilizzando poco gli spazi di manovra concessi per ridurre le tasse ai cittadini e alle imprese, e per facilitare l’arrivo e l’apertura di nuove imprese in Trentino».