A poche ore dalla bocciatura della sfiducia proposta dalle opposizioni di centro destra, giubilata l’assessora PD alla sanita Borgonovo Re. Al suo posto, Rossi nomina l’ex capogruppo PD Zeni. Tensioni nella maggioranza
Difficile derubricare ad un normale “tagliando” politico di quasi mezza legislatura quanto accaduto nelle scorse ore all’interno della maggioranza di centro sinistra autonomista che governa la provincia di Trento. La decisione dell’assessore alla sanità, la piddina Donata Borgonovo Re, di applicare anche in Trentino le linee guida nazionali in fatto di numero minimo di parti per tenere attivi i punti nascita presenti sul territorio, ha scatenato le ire degli autonomisti del Patt e dei postdemocristiani dell’Upt fermamente decisi a tenere i punti nascita in tutti gli ospedali di valle (anche se la maggioranza delle donne ormai scelgono di partorire a Trento o a Rovereto per via delle maggiori garanzia assicurate in caso di possibili complicanze).
Da parte sua, l’opposizione di centro destra ha presentato una mozione di sfiducia individuale a carico dell’assessora, mozione respinta a maggioranza dal centro sinistra autonomista. Ricompattamento, quello della maggioranza, durato solo il volgere di poche ore, perché il governatore autonomista Ugo Rossi ha ritirato le deleghe all’assessora, affidandole ad un altro PD, l’ex capogruppo Luca Zeni, ritenendolo più collaborativo e meno tignoso della Borgonovo Re, politica di grande rettezza morale e molto gradita agli occhi degli elettori (è stata la seconda più votala della lista), ma dal carattere un po’ difficile.
Rossi ha depositato il decreto con cui si delibera il passaggio delle competenze in materia di salute e politiche sociali dall’assessora Donata Borgonovo Re al consigliere Luca Zeni per «riassegnare alcune deleghe con l’obiettivo di implementare la funzionalità amministrativa e la coerenza delle azioni che ne discendono con le linee programmatiche del governatore e della coalizione».
Oltre alla destituzione dell’assessora, Rossi ha effettuato alcuni spostamenti di competenze minori, collocando nell’ambito delle politiche del lavoro, di tutte le azioni comprese nella filiera degli ammortizzatori sociali e in generale le iniziative finalizzate al sostegno al reddito, come ha spiegato Rossi «per avere unicità di strumentazione». Al vicepresidente PD Alessandro Olivi, accanto a queste ultime, vanno dunque anche le funzioni delegate in materia di Camera di commercio e il coordinamento delle politiche europee in relazione alle strategie messe in campo per lo sviluppo economico. Rossi ha poi delegato un’ulteriore propria competenza, assegnando all’assessore autonomista Carlo Daldoss il capitolo degli interventi per lo sviluppo locale. Il decreto assegna infine la funzione in materia di tutte le infrastrutture e reti all’assessore Mauro Gilmozzi (Upt), al quale è stata assegnata anche la funzione dei rapporti con il Consiglio provinciale, finora in capo al vicepresidente Olivi.
«La decisione in materia di salute – ha spiegato Rossi in una conferenza stampa convocata in tarda mattina nell’uffici di presidenza – l’ho comunicata all’assessora e la ringrazio qui pubblicamente per i quasi due anni di impegno in Giunta. Sono state fatte cose importanti, tra cui il nuovo piano sulla demenza e l’Alzheimer. Ora è stata fatta una sistemazione di competenze, per adattarle meglio alle finalità programmatiche, la cui garanzia, insieme al mantenimento dell’equilibrio, è nelle facoltà del presidente». «L’ho comunicato – ha proseguito Rossi – a tutti gli interessati e alle forze politiche e ho registrato condivisione per una decisione che rientra nelle mie facoltà di presidente e rispetta l’equilibrio».
Rossi ha spiegato poi che la scelta di Zeni l’ha compiuta «per competenze e attitudini e per la condivisione delle linee programmatiche, che non significa lavorare con azioni precostituite, ma per conciliare le esigenze del territorio con quelle scientifiche del settore». Sul fatto di non avere preso decisioni su altri assessorati, quali quelli di Tiziano Mellarini e Michele Dallapiccola, come invece era stato chiesto dal PD, Rossi ha risposto «non ho motivo di non ritenere che la decisione da me presa non sia equilibrata. Il presidente ascolta tutti, poi si fa garante dell’equilibrio che sta nella logica politica. La decisione è stata presa e le valutazioni a posteriori lasciano il tempo che trovano. Il lavoro adesso ricomincia, fatta una piccola pausa di carattere politico, e martedì ci sarà la seduta di Giunta. In meno di due anni – ha proseguito Rossi – è stato realizzato tanto. Se guardo la sostanza, e non le sensibilità eventualmente ferite, c’è un governo che governa eccome, portando a compimento riforme attese da qualche tempo».
Sul fatto di avere atteso il dibattito in Consiglio sulla mozione di sfiducia presentata su Donata Borgonovo Re dalla minoranza, che era stata respinta, «l’abbiamo fatto convintamente – ha detto Rossi – ed è stato per la necessità di affermare il principio per cui chi vi parla ha la responsabilità di dirigere la politica provinciale, avendo di fronte come principio quello del bene comune. Deve essere chiaro – ha aggiunto – che la mozione di ieri, anche se accolta, non avrebbe avuto alcun tipo di conseguenza pratica. E noi l’abbiamo respinta proprio per questo. I cittadini hanno bisogno di una politica responsabile, cioè fatta di atti e azioni con conseguenze e non di sola propaganda, com’è anche il referendum sull’orso, che non ha alcuna possibilità di risolvere il problema, ma è appunto solo propaganda».
Se Rossi ostenta sicurezza, sotto le ceneri cova il fuoco della crisi politica della maggioranza, dove il PD non ha digerito la rimozione coatta di uno dei suoi rappresentanti di punta, tanto più che la Borgonovo Re non aveva fatto altro che inserirsi nel solco tracciato nella scorsa legislatura dall’allora assessore alla sanità, che per la cronaca era lo stesso Ugo Rossi. Lo stesso PD ha chiesto un “tagliando” più approfondito alla compagine di governo provinciale sostenendo come la gestione degli assessorati al turismo e agricoltura retto dall’autonomista Michele Dallapiccola e quello della cultura e cooperazione del upitino Tiziano Mellarini non sia stata il massimo possibile, sollevando l’insoddisfazione di parecchie categorie che hanno inviato allo stesso Rossi una richiesta di cambiamento.