Stallo in Europa sul “Made in”: appello di Confartigianato Veneto al Governo Renzi

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luigi curto presidente confartigianato veneto
luigi curto presidente confartigianato venetoCurto: «nessun passo indietro sulla norma. Ne va del futuro di 35.500 imprese manifatturiere artigiane venete»

«Nessun passo indietro, nessun cedimento nella difesa del patrimonio manifatturiero italiano e veneto in particolare». E’ quanto sollecita al Governo il presidente di Confartigianato imprese Veneto Luigi Curto in relazione al negoziato sulla tutela del “Made in” sul quale oggi, a Bruxelles, al Consiglio Ue Competitività si è registrata una situazione di stallo.

«L’Italia – sottolinea Curto – non deve rinunciare a difendere l’origine dei propri prodotti e a valorizzare il patrimonio manifatturiero rappresentato da 596.230 imprese con 16.274.335 addetti, di cui il 58% in micro e piccole imprese fino a 20 addetti. Solo in Veneto, le imprese artigiane manifatturiere sono oggi ancora 35.500 e danno lavoro ad oltre 120.000 persone. Con questi numeri, se non è l’Italia a tutelare l’identità delle produzioni, quale altro Paese europeo è più interessato?»

Secondo Curto «il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, proprio oggi ha detto che il Governo punta alla valorizzazione del sistema manifatturiero italiano per il futuro della nostra economia. Allora si stringa il negoziato per raggiungere il risultato in sede di Consiglio Europeo».

Quanto a Confartigianato Veneto, sottolinea Curto, «continuerà battersi affinché l’Europa riconosca e approvi l’obbligo di indicare il marchio “Made in” sui prodotti al fine di garantirne la piena tracciabilità, come già avviene nei principali Paesi aderenti al WTO (ad es. USA, Giappone, Canada e Corea). Ne va della difesa del patrimonio manifatturiero dell’artigianato e dell’impresa diffusa, del diritto dei consumatori a una corretta informazione sull’origine dei beni acquistati, della lotta al grave fenomeno della contraffazione che nel mondo fattura 200 miliardi l’anno e che in Italia “vale” 6.924 milioni, pari allo 0,45% del Pil, e colpisce proprio i settori di punta del “Made in Italy”, tessile, abbigliamento, calzature, occhialeria, cosmetici, giocattoli».

Le imprese del NordEst attendono il Governo Renzi alla prova dei fatti: a Bruxelles l’Italia gioca gran parte del proprio futuro e della credibilità della produzione nazionale, sempre più imitata, anche male, all’estero.