Prossimamente al via il festival estivo “Monteverdi Vivaldi»
di Giovanni Greto
In attesa del festival estivo “Monteverdi Vivaldi”, punto di riferimento per una risonanza internazionale della musica veneziana, la prima stagione invernale interamente affidata all’orchestra “Il Pomo D’Oro” si è conclusa con un concerto al teatro “Goldoni” di Venezia di arie per mezzosoprano, Agrippina, dal nome di un’opera barocca di autori diversi. Protagonista la mezzo soprano svedese Ann Hallenberg, padrona del palco, inguainata in un vestito rosso porpora con strascico, che ha ricordato le donne patrizie della Serenissima.
Sorridente, la cantante ha intonato arie dall’Agrippina di Georg Friedrich Haendel (1685-1759), opera teatrale degli anni giovanili, da quella del napoletano Nicola Antonio Porpora (1686-1768), che fu presente a Venezia sia come maestro dell’ospedale degli Incurabili, che come insegnante all’Ospedaletto, da quella del milanese Giovanni Battista Sammartini (1701-1775).
Di Georg Philipp Telemann (1681-1767), ha cantato Rimembranza crudel, dall’opera Germanico, di Carl Heinrich Graun (1704-1759) Mi paventi il figlio indegno, dall’opera Britannico, del bolognese Giuseppe Maria Orlandini (1676-1760), Tutta furie e tutto sdegno dall’opera Nerone. Per farla rifiatare, il “Pomo D’Oro” ha eseguito due brani strumentali: un Adagio e fuga del tedesco Johann Adolf Hasse (1699-1783), il quale assieme a Graun è considerato il principale rappresentante in Germania dell’opera seria italiana; il Concerto per due corni, archi e basso continuo RV 539 di Antonio Vivaldi (1678-1741), nel quale Dileno Baldin e Francesco Meucci hanno dimostrato quanto sia difficile suonare un corno doppio, senza pistoni, nella scrittura vivaldiana.
Ottimo è parso l’affiatamento tra la Hallenberg e l’orchestra. Sono piovuti applausi scroscianti dopo l’esecuzione de L’alma mia tra le tempeste dall’Agrippina di Haendel, per uno straordinario virtuosismo, a orchestra silente, fatto di melismi e gorgheggi di portentoso nitore. Considerata un’eccellenza fra le orchestre barocche più giovani specializzate nel repertorio italiano, il “Pomo D’Oro” si è presentata con un’organico di otto musicisti diretti dal clavicembalista russo Maxim Emelyanchev, apprezzato solista in uno dei concerti precedenti. L’acustica del teatro Goldoni ha valorizzato la sonorità dell’ensemble, che ha concesso due bis, il secondo dei quali tratto dall’opera Alcina di Haendel, dall’argomento di ascendenze ariostesche.